Le analisi politiche, economiche e finanziarie le potete leggere altrove. Del resto le penne più asservite, di cui è zeppo il giornalismo italiano, si erano già sprecate nel periodo che ha preceduto le votazioni. Veline e comunicati stampa leggermente infiocchettati con la diligenza del buon travet, sottilmente manipolative come sempre, avevano reso chiaro ai cittadini europei cosa avrebbero dovuto fare gli inglesi. Tutti “remain” col culo degli altri, parafrasando un adagio poco elegante di uso comune.
Sui risvolti sociali si è invece letto molto poco, tranne qualche scenario funesto ma sostenuto da spiegazioni poco convincenti, dato che questa Europa ha già ampiamente dimostrato quali sono le priorità. L’unione politica e spirituale rimane un sogno svanito dei vari Churchill e Spinelli e le regole democratiche sbandierate sui media saltano quotidianamente a uso e consumo del vero potere, che viaggia sulle fibre ottiche dei trasferimenti finanziari, su impulso di bottoni pigiati da gente senza scrupoli. Quell’infame oligarchia che i cittadini inglesi forse volevano vedere in faccia e che non hanno mai visto.
L’Inghilterra ha alle spalle una storia sociale molto solida e ancora oggi, nonostante l’invasione di extracomunitari – o forse proprio per quello – ha da insegnare a tutti cosa significa essere un vero popolo. L’Inghilterra, soprattutto, non è solo Londra, divenuta ormai una multinazionale della finanza, da una parte, e un contenitore tipo luna park che non assorbe più nessuno, dall’altra. Chi si reca oggi a Londra per trovare un lavoro sa già in partenza che al 99% gli toccherà ambientarsi e sopravvivere. Certo, sopravvivere a Londra è comunque meglio che sopravvivere a Casalpusterlengo o a Vigevano, con tutto il rispetto.
Il popolo inglese ce la farà anche stavolta, come sempre, perché è un popolo che può ancora decidere, ora più che mai. E ha deciso. Possiamo dire la stessa cosa del “popolo” europeo? Un’accozzaglia di gente vessata in modo quasi oltraggioso da un’entità astratta, riunita sotto una bandiera del nulla. Nazioni (ex) sovrane sottoposte a veti incrociati e ormai in mano a poteri altri, che di sicuro non pensano al bene della popolazione.
Se uno Stato non è altro che l’organizzazione di governo che i cittadini di un territorio scelgono di darsi, i cittadini inglesi hanno semplicemente espresso il loro parere. Al di là dei mercati, delle borse, delle valute, al di là degli orizzonti catastrofici strombazzati da parrucconi finanzieri in giacca e cravatta grigia, al momento l’Inghilterra merita solo il rispetto per ciò che ancora riesce ad essere.
Per il resto, staremo a vedere.
Buonasera Pier Angelo, condivido appieno quanto scritto in quello che reputo uno dei tuoi migliori “pezzi” in assoluto..
Il passaggio eufemistico sulle.. “penne più asservite” del giornalismo italiano è… fantastico!
L’Inghilterra ha comunque scelto il suo destino. Nel bene o nel male.
Auspicherei per noi italiani lo stesso coraggio!
Ma siamo dei “voltagabbana cacasotto”..
Pardòn per il francesismo…
Caro Tavanti,
innanzitutto grazie per l’apprezzamento.
Il pezzo l’ho scritto veramente di getto, in meno di tre minuti, forse per questo risulta efficace. Chi mi conosce sa quanto io provi sempre grande emozione quando si tratta di Inghilterra e di Inglesi. Non posso farci niente, è un senso di appartenenza interiore.
Detto questo, io non mi identifico nelle motivazioni, soprattutto nelle azioni messe in campo dai “leave”. Ma di sicuro questa non è l’Europa che si può sognare e per cui si può combattere. Il risultato del referendum inglese (che peraltro nessuno ha chiesto) non è che la logica conseguenza.
Condivido con lei che ognuno deve poter essere artefice del proprio destino. Non c’è niente da fare: i conti della libertà si pagano sempre di tasca propria.
Cordialmente.
La giornata di ieri per me è stata alquanto strana e particolare di fronte alla reazione di un caro amico inglese, da sempre persona razionale e analitica, che mi ha confessato di sentirsi “ora in crisi esistenziale”. È stato il quadro emotivo di una decisione molto difficile da prendere per il popolo britannico. E il rispetto è massimo per chi ha comunque espresso un parere e preso una decisione, e sicuramente pagherà di tasca propria.