Transizione ecologica, il ruolo del noleggio tra costi e difficoltà

Transizione ecologica, il ruolo del noleggio tra costi e difficoltà
Transizione ecologica, il ruolo del noleggio tra costi e difficoltà

La capacità del noleggio di fornire un contributo importante in termini di sostenibilità rispetto ai modelli di proprietà tradizionali è sempre stato uno dei suoi principali selling point nei rapporti con l’esterno, specialmente quelli tra le associazioni di categoria e le istituzioni.

Il noleggio, infatti, incarna al cento per cento i propositi di consumo condiviso e sostenibile tipici dell’economia circolare, anche solo per il fatto che permette a più imprese di lavorare con le stesse macchine senza doverne comprare di altre in prima persona (con tutte le conseguenze negative generate dal punto di vista dei consumi dalla loro produzione) o usarne di più vecchie e inquinanti.

Solo questo, però, ora non basta più. L’urgente necessità di riduzione delle emissioni generata dall’emergenza climatica e gli impegni presi sia dalle istituzioni italiane che da quelle europee richiedono ai noleggiatori un impegno ancora più importante verso una maggiore sostenibilità ambientale.

Le aziende di noleggio sono oggi chiamate a diventare ancora più ‘green’, a inserire nella propria flotta il maggior numero possibile di mezzi a basse emissioni e a contribuire alla divulgazione dei loro vantaggi presso gli utenti finali, ancora scettici e piuttosto restii al cambiamento.

Tutto questo avrà naturalmente un costo molto elevato, e a farsene carico dovrà essere tutta la filiera: i costruttori investendo di più nello sviluppo, i noleggiatori acquistando mezzi più costosi e gli utenti finali pagando canoni di noleggio più alti.

Ostacoli e complicazioni

Secondo molti, tuttavia, la transizione ecologica può rappresentare un’opportunità unica per dare seguito alla crescita degli ultimi anni e aumentare ulteriormente la penetrazione del noleggio tra le abitudini di consumo delle imprese.

In sempre più località l’utilizzo di mezzi a basse emissioni è obbligatorio per poter lavorare in aree urbane, ed è prevista una sempre maggiore diffusione di questi obblighi normativi.

Visti gli alti costi di questi mezzi, per le imprese il noleggio potrebbenoleggio green rappresentare l’unica possibilità per accedere a bandi di lavori in aree cittadine. In generale, il noleggio rappresenterà sicuramente la soluzione ideale per chi ricerca i vantaggi delle macchine a zero emissioni senza aver la possibilità di acquistarle.

Il problema è che, a causa del forte aumento dei tassi di interesse, il costo dell’acquisto potrebbe essere un ostacolo troppo alto anche per i noleggiatori.

Da questo punto di vista, l’unica soluzione per generare un aumento sostanzioso dell’acquisto di mezzi a basse emissioni da parte dei noleggiatori potrebbe essere l’introduzione di incentivi fiscali simili a quelli previsti negli anni scorsi per la 4.0. Al momento, però, le istituzioni latitano su questo tema.

I leader del mercato hanno già cominciato a investire molto in questo senso, dedicando una percentuale sempre maggiore delle proprie flotte ai mezzi a basse emissioni, ma l’incertezza dello scenario attuale impedisce di fare piani di grande portata per il breve termine.

Anche perché noleggiare mezzi a basse emissioni, specialmente quelli elettrici, richiede un investimento non da poco anche dal punto di vista della formazione di tecnici e commerciali e dell’acquisizione di un nuovo know-how a tutti i livelli, dalla conoscenza delle normative alle nuove modalità di organizzazione dei lavori. Know-how che, poi, deve essere trasmesso anche ai clienti (altra impresa non facile).

L’elefante nella stanza

Insomma, un carico non da poco per un mercato in cui la qualità e la maturità della domanda non è ancora un fatto scontato, soprattutto se guardiamo in casa nostra.

Porre l’attenzione unicamente sui veicoli a basse emissioni e sulle iniziative aziendali, poi, significa considerare solo una minima parte del problema.

A entrare in gioco, infatti, sono anche le cosiddette emissioni Scope 3, ossia tutte quelle emissioni indirette che però pesano comunque sull’impatto ambientale di un’azienda. Dal punto di vista delle società di noleggio, potremmo citare ad esempio le emissioni prodotte dai costruttori dei mezzi presenti in flotta o dai cantieri in cui i clienti impiegano le macchine noleggiate.

Secondo il Sustainable Development Director di Loxam Cédric Conrad, interrogato sul tema da International Rental News,  queste emissioni indirette costituiscono all’incirca il 95 per cento dell’impatto ambientale prodotto da un’azienda di noleggio.

Sia chiaro, la questione non è priva priva di aspetti controversi.

Innanzitutto la difficoltà oggettiva nel calcolare o comunque conoscere la quantità oggettiva delle emissioni prodotte da terzi; e poi l’idea — opinabile — che controllare questi aspetti sia responsabilità dei noleggiatori e non dei diretti interessati.

Da questo punto di vista, sarebbe interessante avere una normativa (forse utopistica) che imponga l’obbligo di dichiarare e tenere sotto un certo limite le emissioni prodotte dalla propria attività.

Senza contare tutte le controversie etiche e non solo legate ai combustibili alternativi attualmente in uso. Le batterie utilizzate per alimentare i veicoli elettrici, ad esempio, necessitano di grandi quantità di litio, nichel e cobalto, tutti materiali la cui estrazione è spesso legata a pesanti violazioni dei diritti umani.

In ogni caso, considerare questi aspetti aiuta a farsi un’idea della reale complessità della situazione. E di come, ad oggi, sia ancora impossibile trovare soluzioni chiare e semplici al problema della sostenibilità.

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