Economia circolare, come si posiziona l’Italia?

Martedì 7 novembre Italian Exhibition Group ha inaugurato la nuova edizione di Ecomondo, la fiera interamente dedicata all’economia circolare e alle tecnologie industriali per la transizione ecologica.
Con oltre 1.500 brand espositori, 150mila metri quadrati di area espositiva e oltre 300 buyer qualificati provenienti da tutto il mondo, questa 26ª edizione delle manifestazione può già festeggiare un risultato da record, a dimostrazione del sempre maggiore interesse dell’intera filiera produttiva nei confronti della green economy.
Non è stato da meno anche il settore delle costruzioni, con la presenza tra le file degli espositori di numerosi costruttori e addirittura di due noleggiatori come CGT e Niederstätter.
Ma alla prova dei fatti, qual è l’effettivo grado di avanzamento del nostro Paese nel delicato processo di transizione verso un’economia più circolare e sostenibile?
A fornire una risposta è Circular Economy Network, con il suo 5° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia.
Economia circolare, lo scenario globale è preoccupante. Segnali positivi da Italia ed Europa
Il Rapporto, pubblicato a cadenza annuale e riferito in questa quinta edizione al 2023, offre un quadro aggiornato delle performance del nostro Paese e delle politiche adottate a livello europeo e nazionale per promuovere l’affermazione di un’economia più sostenibile.
Cominciando da un quadro generale, la situazione globale è piuttosto preoccupante. Nel 2023, infatti, solo il 7,2 per cento dell’economia mondiale è circolare, in netto calo rispetto al 9,1 per cento registrato nel 2018.
I consumi, nel frattempo, sono in costante crescita: ad oggi l’economia globale consuma 100 miliardi di tonnellate di materiali all’anno, posizionandosi su un trend di crescita che, secondo le stime, dovrebbe portare entro il 2050 a raddoppiare queste cifra rispetto ai livelli registrati nel 2015.
Fortunatamente, a livello continentale cominciano a comparire dei primi segnali incoraggianti.
Nel corso del 2022, infatti, le difficoltà dello scenario internazionale generate dalle guerra in Ucraina hanno reso ancora più evidente la necessità per l’Europa e l’Italia di accelerare la transizione verso l’economia circolare.
Sia l’Italia che l’Unione Europea hanno quindi risposto con un’intensificazione degli sforzi legislativi mirati a promuovere l’economia sostenibile.
Italia, passi importanti verso un’economia più sostenibile
L’Italia, in particolare, ha adottato due importanti documenti di carattere strategico e programmatico essenziali per contribuire ad accelerare la transizione all’economia circolare.
In primis la Strategia Nazionale per l‘Economia Circolare, a cui va ora data piena ed efficace attuazione adottando le misure previste e rispettando il cronoprogramma annunciato.
In secondo luogo assumerà grande importanza il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti, che costituisce un valido quadro di riferimento per le pianificazioni regionali e per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva quadro sui rifiuti.
Infine, tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023 sono state anche pubblicate le graduatorie e assegnati i finanziamenti previsti in merito dal PNRR (1,5 miliardi di euro per impianti di riciclo dei rifiuti e potenziamento della raccolta differenziata, 600 milioni di euro per “progetti faro” di economia circolare) a progetti da concludere entro il 2026.
Al netto di questi primi passi importanti, rimane negativo il quadro della situazione relativo allo sviluppo di politiche industriali e fiscali efficienti a sostegno dell’economia circolare.
Da questo punto di vista, saranno prioritari l’aggiornamento del Piano Transizione 4.0 e delle altre misure di sostegno agli investimenti nell’ambito della legge di riforma degli incentivi alle imprese, e la necessità di prevedere nella legge delega di riforma fiscale misure di fiscalità ecologica per promuovere produzioni e consumi circolari.
Oggi, ad esempio, sono previsti eco-incentivi per la produzione, l’acquisto e il noleggio solo nel settore automotive, mentre non godono degli stessi vantaggi i produttori e i noleggiatori attivi in ambiti come il movimento terra e il sollevamento.
In ogni caso, l’Italia continua a posizionarsi prima nella classifica di circolarità delle cinque principali economie europee, seguita nell’ordine da Spagna, Francia, Germania e Polonia.
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