Tre parole (in una) per descrivere il 2020

Tre parole (in una) per descrivere il 2020
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Sulla scia di quanto scritto da Pier Angelo Cantù e Oliviero Cresta nelle scorse settimane, oggi è il mio turno di descrivere il 2020 con le parole a mio parere più significative.

Devo ammettere che non è stato affatto semplice. Sono passate più o meno due settimane da quando, insieme a Pier Angelo, abbiamo programmato questo articolo. E in queste stesse due settimane ho pensato e ripensato a quello che avrei voluto proporre, a come avrei voluto descrivere il 2020.

Ero già pronta ad alzare bandiera bianca e ad arrendermi al blocco dello scrittore, quando il Rental Business Forum ha acceso una lampadina nella mia testa. Mi sono resa conto che il motivo per cui non riuscivo a trovare delle parole adeguate era dovuto al fatto che le stavo cercando con accezione negativa.

Tuttavia, pensandoci meglio, ho capito che il 2020 è stato sì un anno disastroso sotto diversi punti di vista, ma al contempo ha portato con sé conseguenze inaspettate. Più ottimiste, che mi hanno spinta a scegliere tre parole ben specifiche per l’articolo di oggi: rivisitazionecollaborazione formazione.

Rivisitazione come simbolo di opportunità

Tre parole (in una) per descrivere il 2020[Ri-vi-si-ta-ziò-ne]: nuova considerazione e interpretazione di un fenomeno culturale.

Da questa definizione, mi sorge spontanea una domanda: non è forse quello che abbiamo fatto nel corso del 2020?

Ci siamo trovati, di punto in bianco, a vedere cancellati viaggi, corsi di formazione, eventi, meeting, fiere. Non potevamo più incontrare i nostri clienti in presenza, sederci sui banchi di scuola insieme ai nostri compagni di classe, condividere l’atmosfera di un evento.

Forse la prima reazione che abbiamo avuto è stata di panico. Poi però abbiamo incassato il colpo, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato di valutare la situazione con obiettività. Ed è stato in quel momento che abbiamo capito che non avremmo dovuto fermarci, anzi.

Avremmo dovuto girare la situazione a nostro favore. E così abbiamo fatto.

Ci siamo reinventati, abbiamo valutato con più attenzione il nostro business, riportando alla luce tematiche e progetti che fino a quel momento avevamo lasciato in secondo piano, con la scusa del “non è ancora il momento giusto“. Quel “momento giusto”, però, è arrivato prima del previsto.

Il semplice fatto di aver accelerato i processi di digitalizzazione della nostra azienda è simbolo di un’opportunità che il 2020 ci ha regalato e che, chi più chi meno, siamo riusciti a cogliere quasi immediatamente. Ne hanno risentito i nostri modelli di business, ma in un’ottica di miglioramento e di ottimismo nei confronti del futuro che si stava prospettando.

Ma la digitalizzazione non è stata l’unica possibilità che lo scorso anno ci ha offerto. Nel corso della situazione di stallo che stavamo vivendo, abbiamo “corretto il tiro”, come si suol dire. Ci siamo resi conto che investire in un determinato settore, in quel momento, non avrebbe portato nulla di buono e che sarebbe stato meglio concentrarsi su altro (basti pensare al proliferare di aziende che, fin quasi allo stremo, hanno reindirizzato il proprio business sulla produzione e la vendita di mascherine…).

Insomma, tornando alla mia prima parola, abbiamo rivisitato il nostro business. Se fino a quel momento avevamo trascurato gli scricchiolii che questo emetteva, le opportunità che non avevamo ancora colto, i progetti che ci sembravano irrealizzabili… il 2020 ci ha sbattuto in faccia la realtà e ci ha insegnato come trovare la luce quando la situazione sembrava apparentemente troppo buia.

Collaborazione e relazione

La seconda parola che voglio descrivervi oggi è stata, a mio parere, una conseguenza della situazione che abbiamo vissuto nel 2020. Un po’ per farci forza, un po’ per via delle contingenze, ci siamo trovati a collaborare a stretto contatto, molto più di quanto avessimo mai fatto.

Un senso di collaborazione che ha assunto più significati.

Tra aziende, ci siamo dati una mano l’un l’altra, condividendo i progetti con l’obiettivo di massimizzare i risultati. Ma non solo. Tre parole (in una) per descrivere il 2020Diverse sono state anche le realtà che hanno unito le loro forze per far valere i diritti del proprio settore, per mantenere alta l’attenzione su determinate tematiche che, per ovvi motivi, rischiavano di essere messe da parte.

Allo stesso modo, anche internamente, ci siamo trovati a stringere una relazione sempre più consistente con i nostri colleghi. Da un lato, a titolo lavorativo. Consapevoli della difficoltà che le nostre realtà stavano affrontando, ci siamo stretti tutti insieme per dare il nostro contributo, dal più piccolo al più significativo. L’obiettivo, tuttavia, è rimasto invariato: aiutare la nostra azienda a rimanere a galla.

E questa nuova considerazione nei confronti del nostro lavoro, mi porta a sottolineare una terza accezione del termine “collaborazione”: il rapporto umano.

L’altro lato, infatti, si configura a titolo personale. Del resto, ci siamo trovati da un giorno all’altro in balia di una pandemia che ci ha spiazzati, che ci ha fatto paura, che talvolta ci ha anche colpiti individualmente.

Questo ha fatto sì che collaborassimo per il bene della nostra azienda, che in cambio ci ha dato un maggiore senso di appartenenza. Una maggiore consapevolezza, anche. Abbiamo afferrato le mani che ci sono state tese, abbiamo accolto gli aiuti che ci sono stati proposti. Ci siamo fatti forza, in altre parole.

E, finalmente, abbiamo davvero compreso il valore umano del lavorol’importanza delle persone.

Bisogno di formazione

Ed eccoci arrivati alla terza parola di questo articolo: la formazione, un termine che credo racchiuda in sé anche i due precedenti.

Anche in questo caso, penso sia stata una conseguenza di quanto accaduto lo scorso anno. Come dicevo, la pandemia ci ha colti impreparati e non ci ha lasciato il tempo di prepararci. Ci ha scaraventati in una realtà nuova, che ora abbiamo imparato a gestire, ma che ci nasconde ancora tanti lati.

Ed è per questo che, soprattutto durante il lockdown, abbiamo rispolverato la nostra sete di conoscenza.

A livello aziendale, il Covid-19 ha portato in primo piano delle lacune, delle mancanze culturali che ci siamo sentiti subito in obbligo di colmare. Per noi, ma anche per i nostri collaboratori.

Sono proliferati, giorno dopo giorno, webinar tra i più differenti. Anche questa, in un certo senso, è stata una forma di collaborazione. Aziende che si sono messe a disposizione di altre aziende, per condividere brevi percorsi formativi volti a rendere più forte e solida la cultura interna di ciascuna realtà.

Questo ci ha resi più maturi, più consapevoli delle nostre capacità, ma anche delle opportunità presenti sul mercato, pronte a essere colte e sviluppate secondo il nostro obiettivo aziendale. Ci ha aiutato a conoscerci meglio e a guardare al futuro con maggiore ottimismo.

Abbiamo seguito corsi e webinar, sempre online, condividendo le nostre opinioni e cogliendo quelle degli altri, da cui poi sono scaturiti progetti interessanti e fondamentali per la crescita delle nostre stesse aziende. E, forse, in queste aule virtuali ci siamo sentiti anche un po’ meno soli, un po’ più forti e un po’ più speranzosi.

Ed è per questo che, in conclusione a questo articolo, mi sento di dire che queste tre parole siano complementari l’una con l’altra. Pur nella frenesia e nella difficoltà, questo 2020 ci ha insegnato molto. Ci ha permesso, anche se per una frazione di secondo, di metterci in stand by e di rivalutare noi stessi, il nostro ruolo, la nostra azienda, il nostro futuro.

Tag dell'articolo: formazione

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