Morti bianche, una mattanza senza fine
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Persino il primo maggio ci sono stati 3 incidenti mortali sul lavoro.
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Maurizio Quaranta
Venerdì scorso altri 4, che si assommano ai più di mille morti dello scorso anno. Dal tetto, nella vigna, dal ponteggio, in cantiere, nel porto o in officina: ci troviamo davanti a numeri ‘bellici’, ma ormai ci siamo abituati e la colpa non è mai nostra; l’indignazione popolare si manifesta solo in un paio di occasioni all’anno e in modo poco coordinato. Poi più niente, torniamo a pensare al nostro orticello o a farci drogare da una informazione malata che ci allontana in modo chirurgico da queste emergenze sociali, distraendoci con cose inutili a cui prestiamo attenzione. Quindi, la responsabilità di questa emergenza sociale è anche nostra.
Corsi fantasma e superficialità nelle verifiche
Si, perché di emergenza sociale si tratta: provate a digitare su google ‘corsi sicurezza fantasma’ e verrete catapultati in un mare di notizie di una tristezza inaudita: funzionario connivente, imprenditore compiacente, controllore ‘foraggiato’, società fantasma e prestanome: e la truffa è servita, il più delle volte a svantaggio della collettività e del sistema pubblico che eroga i finanziamenti, quasi sempre creando vere e proprie situazioni a rischio sulla pelle della gente. Del resto, alcuni funzionari pubblici deputati alle norme e ai controlli si trovano ancora in galera o ai domiciliari. Ma soprattutto a svantaggio dei nostri papà, dei nostri amici, dei nostri figli… che dopo una giornata di lavoro qualsiasi non tornano a casa. O, se tornano, non sono più come prima.
E questo malaffare legato alla sicurezza ben si concilia e ben si alimenta grazie a una mentalità retrograda e superficiale, un ‘machismo’ da strapazzo tutto nostrano, un approccio al lavoro alla superman: ‘non vorrai che mi metta quelle scarpe ridicole?’ oppure ‘sono anni che lavoro sui tetti, non ho bisogno della linea vita’; ‘mica mi succederà qualcosa proprio ora’; ‘non ho bisogno di questo corso così ben fatto, a me interessa solo il patentino’. E via discorrendo, quasi che l’esperienza, come in un videogioco, ti assegni dei bonus-vita e non la lucidità necessaria ad individuare rischi e pericoli e ad attivarti per ridurli in modo drastico.
Non abbassiamo la guardia
Se poi siete imprenditori o datori di lavoro, abbandonate immediatamente l’idea del pezzo di carta al minor prezzo, affidate i vostri collaboratori e voi stessi solo a professionisti seri, a una formazione meticolosa e certificata, sì anche quella più cara e più lunga… e vi assicuro che in Italia vi sono veri e propri centri formativi di eccellenza! Non cercate scorciatoie, non ascoltate il ‘gatto e a volpe’ di turno che vi promettono carte bollate ben fatte a scapito della sicurezza vera, approfittando dei buchi di un sistema di controlli carenti e funzionari corrotti.
Quanto al sottoscritto e ad IPAF, da oggi cercheremo con ancora maggior vigore di attivare i giusti contatti istituzionali; riteniamo che non è con atteggiamenti eccessivamente sanzionatori che si sviluppa la cultura della sicurezza in Italia, quanto piuttosto col prevedere forti agevolazioni economiche e sgravi fiscali per le imprese che investono in sicurezza e formazione del personale di elevata qualità, e con una sensibilità materna che parta per l’appunto dal seggiolino dell’auto fino al caschetto del monopattino.
Dobbiamo cambiare tutti la ‘testa’, prima che la nostra testa e quella dei nostri collaboratori si frantumi per errore, per superficialità o per caso in un luogo di lavoro, un giorno qualsiasi, cambiando per sempre la nostra vita e quella di chi ci vuole bene.
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