La tragedia silenziosa dei morti sul lavoro

morti sul lavoro italia
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In Italia le persone continuano a morire sul proprio posto di lavoro con una frequenza drammatica, spesso nel disinteresse generale. In questa settimana ne abbiamo contati sei, di cui tre solo nella giornata di mercoledì.

Un po’ più di clamore si è verificato lo scorso 15 aprile, quando aveva fatto il giro dei telegiornali la notizia di quattro lavoratori morti nel giro di poche ore, ciascuno proveniente da una diversa parte della penisola.

Il primo in provincia di Sassari, in seguito al crollo di un ponteggio. Era un ragazzo di soli 23 anni, la stessa età di chi scrive questo articolo. Il secondo era un uomo di 39 anni, a Trento, morto per il cedimento di un solaio. Dopo di lui un uomo di circa 60 anni che stava eseguendo un’operazione di scarico da un camion a Cesena; il materiale che stava trasportando lo ha travolto, con esito fatale. Per finire è toccato a un uomo che aveva superato da poco la cinquantina, nel bresciano, caduto nel vuoto mentre stava effettuando lavori di manutenzione su un lucernario.

Una tragica coincidenza, verrebbe da pensare. Purtroppo, però, i dati dicono tutt’altro.

Come evidenzia il bollettino Inail degli incidenti sul lavoro, infatti, nel 2021 più di tre persone sono morte in media ogni giorno nell’esercizio della propria attività lavorativa, per un totale di 1221 decessi. Alcuni altri rapporti, come quello del Centro Studi Cub, ne indicano 1.404, considerando anche i lavoratori morti senza un regolare contratto.

Sono numeri scioccanti, che rimettono in una tragica prospettiva la notizia del 15 aprile e quelle di questa settimana.

Morti sul lavoro, numeri sconcertanti

Perché sì, quella che a una persona disinformata potrebbe sembrare una semplice coincidenza, in Italia non è che la normalità. Una normalità spaventosa e inaccettabile, ma comunque la normalità al quale si rischia di assuefarsi, oppure di reagire puntando il dito su qualcuno o qualcosa.

Oltretutto, non tutte le morti fanno il giro dei telegiornali, ma questi incidenti succedono e spesso sono relegati nella cronaca di qualche quotidiano locale.

Ogni singolo giorno, uno dopo l’altro.

Sarà brutto da pensare (ed è sicuramente macabro doverlo sottolineare), ma ogni mattina, quando andate al lavoro, dovreste essere consapevoli che statisticamente, in Italia, almeno tre persone che stanno facendo la stessa cosa nel corso della giornata finiranno vittima di un incidente mortale e non torneranno più a casa.

Sarà brutto, sì, ma ignorare questa realtà significa lasciare che le stesse tragedie continuino a ripetersi all’infinito. Perché nella maggior parte dei casi non si tratta di fatalità imprevedibili e inevitabili, ma di incidenti frutto della negligenza di tutti i soggetti coinvolti.

A partire dalle istituzioni, incapaci di migliorare la situazione usando gli strumenti legislativi che hanno a disposizione. Passando, poi, per i datori di lavoro interessati, fino ad arrivare ai lavoratori stessi. Come sottolineato in un precedente editoriale da Maurizio Quaranta, responsabile IPAF per l’Italia, il problema è tanto culturale quanto sistemico, e coinvolge tutti.

E allora, da dove si parte se non dall’assunzione della propria responsabilità, nel piccolo, prima ancora di additare quella altrui.

E’ questo, ad esempio, che ha animato IPAF nell’organizzare la seconda edizione dell’evento IPAF ANCH’IO il prossimo 26 maggio a Bologna.

Sicurezza sul lavoro nel 2022, i dati sono già allarmanti

Tornando ai dati 2021, il totale degli infortuni ammonta a oltre 550mila casi, per una media di oltre 1.500 al giorno. E possiamo contare solo quelli denunciati: la realtà, probabilmente, è ancora più drammatica.

I primi dati pubblicati per il 2022 non lasciano intravedere alcun miglioramento. Anzi, ciò che si vede già è una situazione che nel nuovo anno rischia di essere ancora peggiore.

Nel primo bimestre, infatti, sono state 121.994 le denunce di infortunio arrivate all’Inail, quasi il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche i morti sono state in crescita: 114, circa il 10% in più rispetto al primo bimestre dello scorso anno.

Se questa percentuale rimanesse costante, alla fine dell’anno le persone morte sul lavoro potrebbero essere oltre un centinaio in più rispetto al 2021, che già di per sé era stato un anno terribile.

Insomma, sembra che al peggio non ci sia mai fine. Nonostante gli sforzi e la buona volontà di chi si batte contro questo problema, la situazione non fa altro che peggiorare.

Ci chiediamo: quali sono le cause e cosa deve succedere perché questa tendenza venga visibilmente invertita?

Quand’è che comincerà a cambiare qualcosa?

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Tag dell'articolo: morti bianche, sicurezza

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