Un paese troppo frammentato

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I commenti e le analisi sulla classifica dei più importanti noleggiatori al mondo, che abbiamo pubblicato negli articoli delle scorse settimane (se vi sono sfuggiti, il primo lo trovate qui mentre il secondo è qui), hanno suscitato, come era lecito attendersi, qualche ulteriore analisi da parte degli operatori interessati.

Email, messaggi e telefonate: in molti avete voluto farci sapere il vostro pensiero, e sarà nostra cura tenerne conto negli articoli che scriveremo in futuro.

Dando la precedenza alle aziende italiane che sono presenti nelle graduatorie esaminate, cominciamo con l’email che abbiamo ricevuto dall’amico Marco Villa, Direttore Commerciale Macchine Movimento Terra di CGT, azienda parte del Gruppo Tesa (al 66° posto del ranking mondiale e 23° nella graduatoria Top 50 europea).

<<Ciao Pier,

come puoi immaginare, spesso mi trovo a pensare a questi temi e quindi con piacere condivido le mie osservazioni.

Innanzitutto, il nostro è veramente un paese particolare, non solo nel mondo del noleggio o della distribuzione. L’Italia è caratterizzata da una miriade di piccole medie imprese, che ne costituiscono il vero tessuto produttivo. La gran parte di queste aziende è guidata da imprenditori visionari, fortissimi nella spinta propulsiva delle proprie imprese, ma totalmente incapaci a fare squadra.

Molto spesso la struttura finanziaria e la cultura ne limitano anche l’espansione verso l’estero. Dato che la gestione si basa sul “fiuto” (fortissimo) dell’imprenditore, manca del tutto un sistema gestionale in grado di essere replicato acquisendo altre aziende (in Italia o peggio all’estero).

Anche l’acquisizione da parte di terzi di queste imprese ha fortissimi limiti; nuovamente perché il valore è nella capacità del singolo imprenditore piuttosto che nella sua organizzazione.

Nel settore delle costruzioni, questo fenomeno si accentua, dato che anche sul lato della clientela troviamo unicamente imprese italiane (molto spesso a carattere provinciale o regionale).

Noi (purtroppo) non abbiamo l’opportunità di seguire i nostri clienti all’estero (perché non ci vanno), elemento che ci spingerebbe a guardare maggiormente anche fuori.

Allo stesso modo, non abbiamo opportunità di lavorare con imprese internazionali perché non vengono, date le croniche limitazioni del nostro sistema: bassi prezzi dei lavori, pagamenti lunghi e incerti da parte della PA, domino dei locali che conoscono il sistema e attraverso la gestione del rischio – più o meno corretta – dominano la scena. Queste limitazioni ci fanno vivere in una bolla, impermeabile all’esterno.

Marco Villa

Marco Villa

Come hai giustamente ricordato, i pochi casi di grandi noleggiatori internazionali che si sono affacciati sul mercato italiano, sembra che non stiano accelerando i propri piani di sviluppo,anzi.

Inoltre il paese è veramente spaccato in due dal punto di vista economico, con un sud che rappresenta un grande limite allo sviluppo del noleggio: una maggiore frammentazione e fragilità delle imprese di costruzione, il costante pericolo di truffe e furti (ne siamo stati vittime ancora in questi giorni), gli incentivi a pioggia sugli investimenti in attrezzature che rendono molto più conveniente speculare sull’acquisto piuttosto che ricorrere in maniera strategica al noleggio.

Hai ricordato nel tuo articolo la nostra bassa produttività; io più che a un tema di tariffa la lego alla frammentazione (sul lato della clientela).

Noi noleggiatori italiani dobbiamo lavorare con 500 imprese diverse per produrre lo stesso volume che i nostri colleghi all’estero fanno con 10 e questo fa crescere enormemente i costi: copertura, contratti, difficoltà, dispersioni di varia natura.

Certo, il quadro non è dei più rassicuranti, sono il primo a rendermene conto.

Ci si potrebbe domandare “per quando durerà ancora” questa barriera. Io nel 2008 pensavo che quella crisi ci spingesse in una nuova era fatta di maggiori aggregazioni e internazionalizzazione, ma non è stato così.

Sono giunto alla considerazione che forse questo è proprio il nostro equilibrio.

Come elemento positivo, dobbiamo però sottolineare la nostra grandissima creatività e la voglia di lavorare (molto più alta dei nostri pari europei) e la nostra voglia di stare a galla e reinventarci in un ambiente così complesso.

Chiudo facendo una riflessione più personale sul Gruppo Tesa.

Noi siamo italianissimi e non siamo certamente nati come una multinazionale; tuttavia, il nostro “imprenditore” ha capito che se voleva dare un futuro alla sua azienda doveva guardare anche fuori dei confini, principalmente per avere business con cicli economici diversi.

Noi sappiamo distribuire, vendere, riparare, noleggiare macchinari industriali e quindi abbiamo cercato di replicare questo modello sia in settori affini (carrelli elevatori, autocarri) sia in geografie affini (Balcani e Penisola Iberica).

Tornando al noleggio, Finanzauto (dealer CAT per la Spagna, di proprietà del Gruppo, nda) non ha un’offerta come quella di CGT, ma sono abbastanza sicuro che con il nostro supporto e conoscenza saremo in grado di sviluppare volumi interessanti che contribuiranno a farci salire nella classifica>>.

Tag dell'articolo: CGTE, noleggio

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