Le tre fasi delle pagine di atterraggio: il “dopo”

Le tre fasi delle pagine di atterraggio
Le tre fasi delle pagine di atterraggio

Questo è il terzo e ultimo post sulle pagine di atterraggio, e sul processo con cui esse vengono progettate, create e collegate a un circuito di marketing. Potete leggere il primo, in cui si parla della progettazione, qui, e il secondo, in cui parliamo dei contenuti delle landing page, qui.

In questo post parliamo invece della terza fase, ossia il “dopo”. Non abbiamo infatti completato la nostra panoramica, poiché ci manca ancora un passaggio fondamentale.

Perché fondamentale? Perché anche se siamo stati bravi, e abbiamo creato una pagina di atterraggio ad alto contenuto di conversione, con tutti gli elementi giusti, disposti nel modo corretto e finalizzati a un solo obiettivo specifico, e anche se chi la visita decide di agire nel modo che ci siamo prefissati, il compito della nostra landing page non è finito.

Anzi, se ci fermiamo qui, potremmo sprecare tutto il lavoro svolto finora.

Infatti, la parte spesso più trascurata di una pagina di atterraggio non è neppure la pagina in sé, ma quello che viene dopo. Se la pagina che accoglie chi ha deciso di iscriversi alla nostra newsletter, o di scaricare un documento promozionale, o di partecipare al nostro evento, non è all’altezza del resto del processo, perderemo tutto il vantaggio accumulato fino a qui.

Come deve essere invece la pagina che accompagna il visitatore sull’obiettivo?

In primo luogo, se l’obiettivo è accedere a dei contenuti specifici, questo accesso dovrebbe essere immediato: subito nella pagina finale, o tramite un link inviato istantaneamente per posta elettronica, in ogni caso chi ha scelto di fidarsi della nostra proposta deve essere ricompensato subito. Volendo è anche possibile fornire contenuti ulteriori (ad esempio una spiegazione di che cosa è contenuto nel white paper scaricato, o un video di presentazione), ma questo non è comunque obbligatorio.

In secondo luogo, lo stile della comunicazione deve essere chiaro e scritto con in mente la persona che si avrà di fronte: no quindi al “legalese” e al linguaggio verboso e tipico delle comunicazioni delle aziende impersonali, ma occorre invece usare uno stile informale, per quanto serio e corretto. Se si riesce a essere anche leggeri o spiritosi (senza esagerare), meglio ancora: chi ha cliccato su una nostra chiamata all’azione sta accettando la nostra proposta, e deve essere quindi trattato da amico, anche se non lo conosciamo di persona.

Ricapitolando…

Questi sono i tre comandamenti delle pagine di atterraggio realmente efficaci.

  • Prima: selezionare uno e un solo obiettivo per la nostra pagina.
  • Durante: curare tutti gli elementi della pagina per centrare l’obiettivo della conversione.
  • Dopo: offrire subito al visitatore (che ora è un contatto) ciò che cerca, e comunicare in modo chiaro e diretto.

Se avete una landing page da condividere, fatelo nei commenti: saremo felici di darle un’occhiata e di parlarne con voi.

Tag dell'articolo: digital marketing, marketing

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