Sanificazione, un’opportunità per i noleggiatori

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Ogni momento della nostra vita personale o collettiva agevola la nascita o la diffusione di nuovi termini e neologismi: tra le parole all’ordine del giorno in tempi di epidemia da Coronavirus c’è sicuramente il termine ‘sanificazione’. Ma cos’è una sanificazione e quand’è necessaria?

Le circolari ministeriali

La prima volta che incontriamo questa parola è all’interno della Circolare del Ministero della Salute del 3 febbraio 2020 – per intenderci quella in cui ci viene per la prima volta indicato come e per quanto tempo lavarsi le mani – in cui si cominciano a prospettare e suggerire determinate misure igieniche.

Successivamente, la Circolare del Ministero della Salute 5443 del 22 febbraio, comincia a occuparsi anche dei luoghi di lavoro e prospetta ‘pulizie e sanificazione dei punti di contatto’ come piani di lavoro, pulsantiere, maniglie, sedute, tastiere di pc e di altri apparati tecnologici e macchinari, e prescrive che la sanificazione si effettui con una soluzione a base alcolica o comuni disinfettanti di uso ospedaliero, quali ipoclorito di sodio (0.1% -0,5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%), per un tempo di contatto adeguato.

L’emergenza ospedaliera fa sì che, in queste prime disposizioni ministeriali, si presti attenzione in particolare alle strutture sanitarie, con prescrizioni circa la pulizia e la sanificazione degli ambienti sanitari di degenza e di isolamento, ma anche degli spogliatoi, dei luoghi di vestizione e svestizione degli operatori e delle mense.

Peraltro la sanificazione è già una procedura di tipo ordinario in ambienti di lavoro come gli ospedali e gli impianti del settore alimentare, dove non ci si può limitare a una pulizia ordinaria, ma è necessario applicare opportuni interventi di disinfezione, disinfestazione, e spesso anche derattizzazione, che rendano gli ambienti salubri, senza funghi, virus e batteri e privi di rischi di contaminazione.

Il Protocollo condiviso

Ma è il ‘Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus CoViD-19 negli ambienti di lavoro’ del 14 marzo scorso a prevedere per tutti i luoghi di lavoro ‘pulizia giornaliera e sanificazione periodica’: il provvedimento non prevede un obbligo esplicito, anche se è chiaro che la sanificazione diventa imprescindibile negli ambienti nei quali si sono verificati casi di positività al CoViD-19.

Per quanto concerne la responsabilità del datore di lavoro, voglio ricordare che la materia risulta già ampiamente regolata dall’art. 2087 del Codice Civile che dispone che ‘L’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Nel frattempo, alcune pubblicazioni scientifiche – a mio avviso incautamente divulgate in modo eccessivo via social – hanno cominciato a teorizzare la persistenza dei virus sulle superfici inanimate, da poche ora fino a 9 giorni, a seconda della superficie e delle condizioni di umidità, luce e temperatura.

Da quel momento, quello che fino a qualche ora prima era uno sfondo al servizio giornalistico di Giovanna Botteri dalla Cina, con immagini di uomini bardati da tute protettive e mezzi che spruzzano sostanze per le strade di Wuhan, ecco che diventa la consuetudine anche in Italia e nelle nostre aziende. E al contempo, come naturale che sia, ecco il proliferare di una domanda scomposta e di nuove aziende che si propongono ad eseguire tale sanificazione.

Cosa si intende

Per ‘sanificazione’ si intende, dunque, un intervento volto a riportare il carico microbico entro standard di igiene ottimali che dipendono dalla destinazione d’uso degli ambienti interessati. L’intervento viene eseguito manualmente, da operatori specializzati e dotati di adeguata protezione individuale, su tutte le zone di contatto attraverso l’utilizzo di panni in microfibra o carta pura cellulosa monouso e la nebulizzazione di detergenti sanificanti. La sanificazione deve comunque essere preceduta dalla pulizia.

Seppur non esistano evidenze e raccomandazioni specifiche da parte di istituzioni internazionali e nazionali a supporto della sanificazione di spazi pubblici all’aperto per l’emergenza CoViD-19, in ottemperanza alle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, molti Comuni d’Italia hanno scelto di procedere con il servizio di pulizia delle strade con l’utilizzo di disinfettanti a bassa concentrazione.

Navigando nel web ho appreso che esistono varie metodologie, come per esempio la sanificazione manuale chimica – attraverso l’utilizzo di un prodotto chimico, appositamente elaborato, per applicazione manuale o airless, con cui è possibile eliminare la presenza dei virus da tutte le superfici trattate – la nebulizzazione – che consiste in un’azione di nebulizzazione sulle superfici di uno specifico prodotto disinfettante che abbatte la carica microbica presente sui diversi materiali, rendendoli puliti e sicuri – oppure attraverso l’ozono.

L’ozono è un gas instabile che, grazie al suo potere ossidante, a seguito di saturazione dell’ambiente e dopo soli 15/20 minuti, è in grado di eliminare il 99,98% dei microrganismi presenti comprese muffe, e alcuni parassiti come gli acari. Inoltre è in grado di abbattere i cattivi odori all’interno dell’ambiente. L’ozono, essendo instabile, viene prodotto sul posto da generatori in grado di saturare gli ambienti.

Il riflesso sui noleggiatori di PLE

Molti dei noleggiatori del network IPAF mi hanno riferito di aver già eseguito attività di sanificazione sia dei locali (uffici, aule per la formazione, officine e magazzini) sia dei macchinari (in particolare gli abitacoli delle piattaforme aeree autocarrate e dei sollevatori telescopici).

Quelli di loro che fanno capo a gruppi nazionali o colossi continentali, mi hanno detto di aver seguito pedissequamente le indicazioni provenienti dai protocolli del gruppo di loro appartenenza: in questo caso, i responsabili sicurezza delle singole unità operative si sono limitati a prendere contatto con le proprie aziende di pulizia e pianificare con loro l’attività di sanificazione, come da protocollo.

Per quanto riguarda le aule di formazione – ricordo comunque che il punto 10 del Protocollo di cui sopra dispone che ‘sono sospesi e annullati tutti gli eventi interni e ogni attività di formazione in modalità in aula, anche obbligatoria, anche se già organizzati’ – mi ha fatto enormemente piacere esser stato messo al corrente da molti centri di formazione IPAF circa la pulizia prima e la sanificazione poi delle aule destinate appunto a questa attività.

Le attività nei diversi segmenti di noleggio

Se da un lato non presenta difficoltà la pulizia e la sanificazione delle PLE con comandi e manipolatori ‘en plein air’, per i quali nella maggior parte dei casi in queste settimane è stata adottata la sanificazione manuale chimica, dall’altro indubbiamente singolare e più problematica risulta la questione della sanificazione degli abitacoli di autovetture aziendali, furgoni, piattaforme autocarrate, sollevatori telescopici e macchine movimento terra. Se prima dell’emergenza tale pratica risultava pressoché saltuaria – a detta di molti noleggiatori, per lo più legata al ricambio dei filtri dell’abitacolo o alla ricarica del gas dell’aria condizionata – in questi giorni è diventata una prassi a cui ci dovremo abituare. Anzi diverrà sempre più un elemento di caratterizzazione dell’offerta del ‘buon’ noleggiatore, un qualcosa che lo può distinguere sul mercato se non addirittura costituire uno straordinario vantaggio di natura concorrenziale.

A tal fine ho saputo che i manager di alcune aziende di noleggio hanno pensato già di inserire la ‘voce’ sanificazione nella loro offerta al mercato e hanno incaricato il proprio ufficio acquisti di setacciare il mercato alla ricerca del miglior strumento, prodotto o partner per la sanificazione – dallo spray schiumoso nelle bocchette di areazione alla lattina da aprire sul tappetino, dall’impianto per l’ozono alla nebulizzazione di sostanze – o per lo meno quello con il migliore compromesso costo-efficacia. Quando tutto sarà finito e i ritmi torneranno vorticosi, ci sarà poco tempo tra un noleggio e l’altro e dovranno altresì essere ridotti i costi di intervento, senza per questo andare a pregiudicare l’efficacia dell’intervento stesso. E nel contempo si ragiona sul quid in più da aggiungere al canone, che stavolta immaginiamo sarà anche gradito dalla clientela del noleggio.

Discorso a parte meritano le aziende di autonoleggio o car sharing con cui ho avuto modo di colloquiare nei giorni scorsi: queste realtà aziendali si sono trovate a partire dal mese scorso ad avere a che fare, oltre che con una brusca interruzione della propria attività, anche con l’incombenza della sanificazione degli interni delle proprie vetture, attività per nulla semplice da gestire quanto a luogo e tempo.

E se le aziende di autonoleggio si sono prodigate a eseguire la sanificazione all’interno delle proprie aree di parcheggio, piazzali o officine al termine di ogni utilizzo dell’auto, un discorso diverso riguarda le compagnie di car sharing, che hanno pensato di mandare in giro per la città squadre di loro personale a eseguire queste sanificazioni laddove le auto erano parcheggiate, ma senza poter dare la garanzia alla propria clientela di poterla effettuare tra un’utenza e l’altra.

Concludo con due brevi riflessioni. La prima è che anche in questa occasione, seppur drammatica e con risvolti sanitari ed economici ancor non delineati, non possiamo lasciarci scappare l’opportunità di crescere e migliorare la nostra attività, con nuovi servizi, nuovi investimenti ma anche con nuovi introiti.

La seconda è più un suggerimento, cioè di affidarsi, come per qualsiasi altro servizio o prodotto legato alla sicurezza sui luoghi di lavoro e alla salute personale, ad aziende serie e competenti che antepongano la qualità a qualsiasi altro aspetto.

A presto e #staysafe!

Tag dell'articolo: Coronavirus, IPAF, IPAF InForma

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