Dedicato a chi usa la crisi come pretesto

Ci siamo prodigati per denunciare i cosiddetti “furbetti del mattone 2.0”, quel malcostume divenuto sistema che vedeva aprire una nuova Srl per ogni cantiere, costruire e poi chiudere la società, facendola fallire o mettendola in liquidazione; salvo aprirne una nuova e ricominciare il gioco dell’arraffo, lasciando in difficoltà qualcun altro (dagli operai, alle ditte subappaltate, ai fornitori, per non parlare di chi ha subito un infortunio in cantiere). Le “retractable company”, letteralmente “ditte a scomparsa”, cioè scatole vuote che alla fine riconducono al solito farabutto, si sono, infatti, moltiplicate sul territorio in questi anni di “crisi”: Su oltre 800mila imprese di costruzioni censite in Italia, ogni anno ne saltano quasi 70mila (soprattutto al Nord) e non tutte muoiono di morte “onesta”, anzi, almeno il 30% dei fallimenti nel settore è strategicamente programmato.

Non è mia intenzione, in questo ambito, sottolineare quanto sia facile per chiunque registrarsi presso una Camera di Commercio e diventare impresa edile a costo zero, anche solo per costruire un immobile o il garage di casa propria. Certo, alzare l’asticella della qualità e dei requisiti richiesti sarebbe magari opportuno. Così come controllare la regolarità delle imprese, aiuterebbe a tenere alla larga i delinquenti.

Ciò che mi preme qui è, invece, mettere in evidenza quanto a volte si è bravi a denunciare le storture, a lamentarsi della situazione di pesante congiuntura, a infiocchettare tutto sul piano morale e poi comportarsi allo stesso modo. Parecchi noleggiatori sono stati vittime delle “retractable company” e noi ne abbiamo preso le difese, in ogni sede. Alcuni di questi, però, hanno perso rapidamente la memoria; oppure, peggio, sembrano aver imparato l’aspetto più deleterio della questione, sbandierando le proprie virtù ad alta voce ma scaricando “la crisi” sugli altri nel silenzio e nel privato della propria contabilità.

Il noleggiatore ha tutto da guadagnare nel vedersi riconosciuta la propria professionalità e nell’essere remunerato coerentemente col valore dei servizi erogati. Noi ci battiamo per questo, amplificando la voce presso le imprese. Spiace, quindi, quando è un noleggiatore (e non uno qualunque) a non riconoscere il valore dei servizi offerti dai propri fornitori o partner: costruttori, consulenti, media, eccetera. Lavorare nella “crisi” è difficile per tutti. Ma usarla come pretesto al solo fine di depredare e deprezzare unilateralmente il lavoro altrui, è davvero meschino.

I tempi e gli scenari possono sempre cambiare: chi ti sosterrà domani se oggi sei stato tu a togliergli dignità e valore?

Tag dell'articolo: crisi, noleggio

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