L’estasi di Steiner

La parabola di Steiner
La parabola di Steiner

La parabola di Steiner

Poco fa mi sono concesso tre quarti d’ora per guardare finalmente un vecchio documentario sportivo girato dal regista tedesco Werner Herzog esattamente quarant’anni fa. Si tratta del resoconto narrativo (e spettacolarmente girato) di una delle imprese incredibili del più grande campione di salto con gli sci di tutti i tempi, lo svizzero Walter Steiner. Il film lo potete trovare su You Tube suddiviso in 3 parti. Il titolo, “La grande estasi dell’intagliatore Steiner”, prende spunto dall’altra grande passione dell’atleta, poi diventata professione, cioè creare sculture lavorando il legno.

Se non fosse catalogabile nell’immaginario poetico che certi sport sanno regalare,  la vicenda di Steiner sarebbe quasi un episodio kafkiano. Infatti, l’aver superato con visionarietà tenacia e naturalezza tutti i suoi limiti e anche tutti i limiti imposti dalle regole di questo sport pericolosissimo, non gli ha mai valso il riconoscimento di un record ufficiale. Ogni giuria che Steiner incontrò sulla sua strada, semplicemente lo squalificò a causa dei suoi salti troppo lunghi rispetto al limite di gara. In pratica, Steiner superò tutte le barriere che lo separavano dai suoi sogni tranne quelle, ottuse, delle giurie umane. La sua delusione fu quindi pari all’estasi che provò in volo e forse anche per questo alla fine si concentrò a fissare il movimento plastico da dare alle sue figure di legno, tagliando aria e vento attorno a una materia che finalmente poteva controllare.

Per provare a conquistare un record, il 16 marzo 1973 sulla pista di Planica in Jugoslavia (ora Slovenia), dopo un volo di 169 metri a 140 all’ora finito con una rovinosa caduta e quindi non ritenuto valido (comunque 10 metri oltre il primato del mondo e a 10 dal piano su cui si sarebbe sfracellato), Steiner decise di tentare un secondo salto da una barra più bassa (110 metri, anziché i 150 regolamentari), vincendo le perplessità della giuria. In pratica, è come se un atleta dei 100 metri scegliesse di partire più tardi o da una linea più arretrata rispetto agli altri. Solo così Steiner si sentiva sicuro e pronto a volare di nuovo.

La momentanea perdita di memoria precedente riuscì forse ad alleggerire la sua paura; fatto sta che Steiner compì il secondo salto privo di ogni resistenza mentale. Si lanciò nell’aria liberando tutta la potenza e la tensione accumulate e volò a 144 chilometri orari, atterrando con eleganza. Troppo oltre ogni limite precedente, e pertanto venne squalificato. Ancora una volta, per aver ottenuto un risultato troppo oltre il record omologabile.

Perché mi affascina questa storia e in che modo è collegata alla realtà lavorativa quotidiana che riguarda il nostro settore, sinceramente non lo so spiegare.

Da un lato mi ricorda i costruttori ossessionati nel mettere sul mercato macchine sempre più esasperate nelle prestazioni e questo mi mette paura, pensando che attraverso il noleggio possano essere utilizzate da persone non consapevoli dei rischi che stanno correndo.

Dall’altra, rifletto sul senso del limite e sulla volontà di superarlo, qualsiasi sia questo limite: la crisi, la pressione fiscale, la concorrenza… Rifletto sul bisogno di andare avanti comunque e nonostante, inseguendo i propri sogni e magari vedersi riconosciuti e premiati i propri sforzi.

Per Steiner, quello fu il suo ultimo salto.

Tag dell'articolo: crisi, noleggio

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