Ora più che mai serve la testa

Ora più che mai serve la testa
Covid-19 rischio vaccino

È passato un anno dal primo lockdown causato dal Covid-19 che ci ha portato improvvisamente ad affrontare un nemico tanto invisibile quanto subdolo. L’idea che un vaccino potesse fermare il propagarsi del virus e aiutarci a uscire da questo periodo buio, ha rappresentato fin dall’inizio un miraggio a cui tutti tendavamo.

Un alleato, non l’unica soluzione

I vaccini sono lo strumento di prevenzione più efficace nei confronti di malattie gravi e a volte mortali. Sono l’intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la salute dell’uomo. Ci hanno permesso di sconfiggere disastrose epidemie con conseguenti malattie devastanti e innumerevoli morti fino al secolo scorso.

La campagna vaccinale per il Covid-19 è iniziata il 31 Dicembre 2020: in mezzo a mille difficoltà, a oggi poco meno di 2 milioni di persone hanno completato il percorso vaccinale.

Dopo gli operatori socio-sanitari, il personale e gli utenti delle RSA è iniziato da poco l’iter che coinvolge gli over 80. Piano piano ci avvicineremo alla fase in cui tutto il resto della popolazione potrà accedere a questa soluzione. Ma cosa ha creato questo vaccino nella nostra testa? E soprattutto, cosa non deve creare?

Per non incappare in errori di valutazione e per non perdere quegli insegnamenti fondamentali imparati faticosamente fino ad ora, vediamo come il vaccino dovrebbe influire sul calcolo del rischio e in quanta parte.

Vaccino e calcolo dei rischi

Il rischio di contrarre il Covid-19 è considerato Rischio Biologico, quindi come tutti i rischi può essere calcolato e le sue conseguenze sono sempre prevedibili e prevenibili. Se utilizzassimo la canonica formula dovremmo scrivere:

R= p x M

Dove p sta per la Probabilità di incontrare il virus Sars Cov 2 e M sta per la Magnitudo, ovvero il danno che il virus Sars Cov 2 può creare sulla nostra salute.

Fino a oggi, noi tutti tecnici di prevenzione che ci occupiamo della salute e della sicurezza dei lavoratori, abbiamo lavorato per ridurre il più possibile questo rischio. Ma l’unica possibilità che avevamo era lavorare sulla parte destra della nostra equazione, ovvero mitigare il danno applicando tutta la protezione possibile.

Ora più che mai serve la testaI datori di lavoro hanno messo in atto meccanismi di protezione collettivi, distanziamento, turni con entrate scaglionate, entrate e uscite differenziate, sanificazione degli ambienti e degli strumenti per proteggere i lavoratori e gli utenti. Nel mondo del noleggio, in particolare, la possibilità di offrire validi protocolli di sanificazione ha fatto sicuramente la differenza anche nei confronti della clientela.

Le aziende virtuose che hanno saputo proteggere i propri dipendenti, sono riuscite a mitigare sicuramente il danno.

Nel momento in cui la protezione collettiva non fosse bastata, ecco che si è aggiunta anche la protezione individuale con le mascherine e i facciali filtranti.  Questa unita a una serie di indicazioni di comportamenti “virtuosi” su cui si richiamava alla responsabilità ogni singolo lavoratore.

Sia la protezione collettiva che quella individuale si impegnano a ridurre il più possibile M. Ma essendo il Rischio il prodotto di una moltiplicazione, per poter portare il risultato a un livello accettabile è necessario lavorare anche su P cioè mettere in atto meccanismi di Prevenzione.

La prevenzione, oltre il vaccino

La prevenzione agisce a monte di un possibile evento scatenante, mentre la protezione agisce a valle.

Il vaccino di Sars Cov 2 è uno strumento di prevenzione che agisce abbattendo in primis la probabilità di ammalarsi, sviluppando una memoria nel nostro sistema immunitario per poi, sul lungo termine, arrivare anche ad abbattere la probabilità di incontrare Sars Cov 2 quando si raggiungerà la cosiddetta “immunità di gregge”.

L’immunizzazione di un alto numero di persone contro una determinata malattia per un lungo arco di tempo impedisce al virus di trasmettersi, fino alla sua scomparsa definitiva, se il solo ospite è l’uomo.

Quello su cui però vorrei che vi soffermaste, soprattutto in questo momento di “euforia” provocato dal vaccino, è che per arrivare a un rischio residuo accettabile non ci si può dimenticare di nessuno dei due fattori P e M. Ovvero, l’arrivo del vaccino in nessun modo dovrà far abbassare la guardia su tutti quei meccanismi di protezione e quei comportamenti anche un po’ faticosamente appresi che fino a oggi ci hanno protetti.

Agire sui comportamenti

Per fare un esempio: comprereste oggi un’auto con sensori di distanza, Abs, anti-pattinamento ma senza cinture di sicurezza? Non credo proprio.

È molto importante, in questa fase di evidente stanchezza, comprendere che l’idea di un benefico vaccino foriero di salvezza non deve farci dimenticare l’importanza di quelle consapevolezze che avevamo raggiunto e che sono diventate parte dei nostri comportamenti e delle nostre procedure.

Le intollerabili immagini degli assembramenti in alcune città devono farci riflettere. Non possiamo ancora smettere di preoccuparci di sanificare attrezzi e ambienti, mantenere le distanze e continuare a portare mascherine, anche quando il collega o il cliente ci dirà che è stato vaccinato.

Prevenzione e Protezione devono lavorare assieme abbassando i due fattori del nostro calcolo del rischio. Ma in questa lotta continua per poter raggiungere il minimo rischio residuo, c’è un altro fattore importante che mi spinge a scrivere queste righe, ed è il fattore KI.

R =   p x M
                        ———-
                                KI

Il fattore KI è quello che indica la vostra formazione, il vostro addestramento, la vostra preparazione, la vostra conoscenza, la vostra consapevolezza. Tutto ciò che ha contribuito a generare un comportamento virtuoso, a tutela della propria salute e di quella altrui.

Per poter quindi lavorare bene nel tentativo di ridurre il rischio, ecco che si rende necessario che si torni tutti a essere protagonisti “in proprio” delle nostre azioni e talvolta anche di quelle altrui, richiamando con forza alla responsabilità. E che il grado di consapevolezza venga sempre stimolato e implementato dalla corretta informazione e formazione.

Solo questi aspetti faranno davvero la differenza.

Ora più che mai serve la testa

Tag dell'articolo: Coronavirus

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