Lo sbarco in quota e lo sbarco lunare

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Le piattaforme aeree sono mezzi noleggiati con grande frequenza. Il noleggiatore professionale conosce sicuramente normative e buone prassi nella scelta dei mezzi, nella manutenzione e nel presidio della sicurezza, che significa anche vigilare sull’adeguata formazione di chi le utilizza. Il tema dello sbarco in quota è da sempre un terreno delicato su cui è facile andare in orbita: da un lato perché appartiene a un limbo normativo non proprio semplice da districare; dall’altro lato perché, rappresentando un’argomentazione allettante per gli utilizzatori, il tema può sfuggire, anche involontariamente, di mano a quei noleggiatori che lo volessero utilizzare come esca commerciale.

La redazione di Rental Blog, in qualità di editore e coordinatore editoriale della rivista IPAF InForma, ha contribuito a stimolare una riflessione certamente più seria, culminata con la pubblicazione di un articolo di buone prassi redatto da IPAF e pubblicato sull’edizione 2017 che potete leggere qui.

Volentieri, quindi, riportiamo di seguito il documento congiunto predisposto dall’autorità mondiale del sollevamento aereo insieme all’associazione nazionale dei noleggiatori, allo scopo di riportare il tema, ancora una volta, in un ambito di riflessione più consono.

Per quanti volessero invece rivivere l’affascinante e suggestivo racconto del più celebre sbarco dell’uomo sulla luna, consigliamo la visione di questo puntuale reportage a cura di Alberto Angela.

“La norma costruttiva tecnica armonizzata EN280 definisce la piattaforma di lavoro elevabile (PLE) come un’attrezzatura di lavoro progettata per spostare persone a posizioni di lavoro diverse, allo scopo di effettuare lavori di manutenzione, costruzione ed altro dall’interno della piattaforma stessa, con l’intendimento che le persone accedano ed escano dalla piattaforma di lavoro solo nei punti di accesso a livello del suolo o sul telaio. Quindi l’unica possibilità di immissione sul mercato di una PLE che ammetta sempre lo sbarco in quota è quella di certificare la macchina CE attraverso un organismo notificato secondo i requisiti essenziali di sicurezza sanciti dalla Direttiva Macchine e non secondo la EN280.

Questo aspetto costruttivo rileva in relazione all’articolo 71 comma 4 del Testo Unico Sicurezza (D.Lgs. 81/2008) che prescrive l’obbligo in capo al datore di lavoro di prendere le misure necessarie affinché le attrezzature di lavoro siano installate ed utilizzate dai lavoratori secondo le istruzioni d’uso previste dal fabbricante. Così qualsiasi utilizzo difforme da quanto previsto all’interno del manuale di uso e manutenzione integra senza dubbio alcuno una violazione normativa penalmente sanzionata. E quindi anche una pesante fonte di responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio del lavoratore.

Nel caso in cui poi non sia previsto un divieto esplicito di sbarco in quota all’interno del manuale di uso e manutenzione lo sbarco sia la modalità di accesso più sicura al luogo di lavoro in quota e previa approfondita e dettagliata analisi dei rischi da parte del datore di lavoro che tenga conto delle caratteristiche tecniche della macchina, delle condizioni del cantiere e del luogo di sbarco, tale pratica può essere ritenuta praticabile. Naturalmente dovrà essere considerata come modalità di accesso eccezionale e praticata per singole situazioni. Tale procedura potrebbe comunque essere sanzionata da parte degli organismi di controllo che sposassero un’interpretazione restrittiva della norma.

Il tema è complesso ed in discussione presso autorevoli gruppi di lavoro a livello europeo e nazionale che mirano ad arrivare ad una soluzione condivisa che possa prevenire i numerosi infortuni che lo sbarco in quota causa ogni anno. Certamente è bene diffidare di chi in questa fase propone imprudentemente soluzioni generali e sempre applicabili in una materia così delicata al fine di trarne indebito vantaggio economico”.

Tag dell'articolo: Assodimi, IPAF

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