Legge di Bilancio, la stangata ignorante sull’auto aziendale

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Il mondo dell’auto è agonizzante? Bene, allora togliamogli un’altra boccata d’ossigeno, così muore prima. Avranno pensato a questo i nostri politici, sempre più allo sbando indipendentemente dalla casacca che indossano o dalle supercazzole televisive con cui cercano di spiegare alla gente la loro incompetenza nel pensare soluzioni da inserire nella Legge di Bilancio. Tra le pieghe della manovra al varo spunta, infatti, una misura che affossa ulteriormente il settore e che colpisce in busta paga 2 milioni di lavoratori, identificati forse come detentori di un privilegio inaccettabile. Un provvedimento che non si comprende, sia nella natura tecnica sia sul fronte delle scelte politiche, e che da entrambi i punti di vista denota una certa ignoranza.

Sul piano tecnico, infatti, si va a tassare per intero in busta paga uno strumento di lavoro (mentre ora il peso fiscale si attua sul 30% del valore); una mossa inedita che potrebbe aprire un nuovo fronte: a quando la tassa sulle scrivanie o sul tablet aziendale?

Sul piano politico porterebbe presumibilmente i dipendenti a fare due scelte: restituire l’auto all’azienda oppure allungarne il ciclo di vita da tre a sette anni in media, con danni clamorosi a costruttori, distributori, società di noleggio e con un clamoroso ostacolo al processo di ricambio delle motorizzazioni (auspicato dal governo e incentivato con altre tasse sull’inquinamento). Un impatto valutato in 300mila vetture immatricolate in meno all’anno, l’equivalente del 70% di auto aziendali in meno, come ha sottolineato Michele Crisci, Presidente di Unrae, l’associazione dei costruttori.

“Il Governo che, a parole con il Tavolo sull’Auto, dichiara di voler supportare la filiera delle quattro ruote, ne sta determinando il collasso. Siamo scioccati da questo atteggiamento schizofrenico che conferma i timori di un’attitudine antindustriale che sembra animare le scelte di questo Governo”

Così la pensa Aniasa, l’Associazione che in Confindustria rappresenta il settore del noleggio di auto e veicoli, esprimendo la sua contrarietà alla misura inserita nella bozza di Legge di Bilancio con cui si aumenta di oltre il 300% (!) la tassazione sull’uso dell’auto aziendale. Altro che merendine e bibite zuccherate. Una misura assurda dal punto di vista concettuale che tassa non solo l’uso privato dell’auto (che già lo è) ma quello lavorativo, con buona pace anche del cuneo fiscale. Infatti, se da una parte con l’annuncio del taglio del cuneo fiscale si vogliono aumentare i soldi in busta paga, dall’altra con queste misure si generano pesanti ripercussioni sulle politiche retributive di centinaia di migliaia di aziende di ogni settore. Si colpiscono tutti i lavoratori che utilizzano questi veicoli, tassando perfino i chilometri percorsi per le necessità di lavoro.

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Appello alla retromarcia

In un colpo solo, il Governo riuscirebbe nell’impresa di scontentare tutti: lavoratori, imprese, settore dell’automotive e del noleggio con una norma vessatoria in totale antitesi con le indicazioni emerse dal Tavolo sull’auto presieduto dal Ministro Patuanelli e con l’impegno annunciato di un forte sostegno all’automotive.

Il dilettantismo tecnico della scelta si evidenzia anche nell’imponente impatto sulle minori entrate di gettito fiscale generate dal settore. Sulla complessiva flotta di veicoli in noleggio a lungo termine, più della metà sono veicoli di piccola e media cilindrata e tutti i veicoli sono Euro 6, ibridi o elettrici. Il pesante e negativo impatto riguarda, quindi, il fronte delle emissioni.

“In questo modo si rendono ulteriormente gravosi i costi di mobilità e trasporto delle imprese italiane, già penalizzate da una disequilibrata fiscalità rispetto ai competitor europei, rendendo a questo punto inevitabile il ricorso in Commissione Europea per l’immediata applicazione della Sentenza di Strasburgo sull’equiparazione dei regimi Iva”

Si legge in conclusione nella nota di Aniasa.

Al coro di chi chiede un dietro front si unisce Gianfranco Martorelli, Presidente di Top Thousand, l’Osservatorio sulla mobilità aziendale composto da Fleet e Mobility Manager di grandi aziende nazionali e multinazionali attive in Italia, che esprimendo una fortissima preoccupazione per una misura che non tiene conto delle violente ripercussioni per le aziende italiane, dato che la vettura aziendale è oggi il principale strumento di incentivazione manageriale. Nella situazione economica attuale, aggiunge Martorelli, le aziende non potranno farsi carico di ulteriori costi per limitare l’impatto economico sui propri dipendenti. Si rischia  un effetto domino causato dall’eccessiva tassazione che  determinerà la  restituzione delle vetture aziendali, con una  richiesta di una compensazione economica che  potrà avere  conseguenze anche  per l’economia nazionale. Già oggi abbiamo raccolto decine di richieste di restituzione della vettura aziendale da parte dei dipendenti nel caso in cui la norma andasse in porto.

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