Che cosa possiamo imparare dai trend del noleggio auto

In un recente articolo avevamo analizzato gli aspetti più interessanti dell’ultimo Rapporto Aniasa, dal quale emergeva l’immagine di un mercato del noleggio automotive in ottima salute e in grande crescita.

A evidenziarlo in quell’occasione era soprattutto il paragone tra i numeri prodotti dal settore nel 2022 e quelli registrati un anno prima.

È particolarmente interessante, però, sottolineare anche un altro tipo di dato, che non fa riferimento all’andamento del mercato nel 2021 ma a quello del periodo pre-pandemico.

Rispetto al 2019, infatti, i volumi del noleggio auto sono diminuiti del 14 per cento.

Parliamo quindi di un mercato che si sta riprendendo dopo la crisi del lockdown senza però raggiungere ancora i suoi livelli precedenti?

No, perché contestualmente a questo calo dei volumi, i ricavi attuali sono superiori dell’11 per cento rispetto al 2019.

Come si spiega questa (apparente) anomalia?

L’importanza di valorizzare il servizio

Ciò che è successo, di fatto, è che il noleggio auto è riuscito a ribaltare in positivo la propria equazione di business, vendendo meno servizi di noleggio ma facendoli pagare complessivamente di più.

A influire sono stati anche fattori esterni, come il forte aumento di prezzi, che potrebbe aver spinto molti consumatori a scegliere una soluzione comunque più economica come il noleggio, e soprattutto la scarsa disponibilità di auto nuove.

Senza dubbio, però, i fattori più decisivi sono stati altri.

A partire dalla sempre più diffusa cultura dei vantaggi del noleggio a lungo termine, che ha permesso all’autonoleggio di oltrepassare i confini del mercato del turismo e delle flotte aziendali, arrivando finalmente anche ai privati.

E poi, probabilmente, la capacità dei noleggiatori di giustificare l’aumento dei prezzi con una qualità del servizio effettivamente superiore e in grado di soddisfare a pieno le esigenze dei clienti.

I risultati sono evidenti e lasciano pensare a un cambiamento della domanda in favore del noleggio non estemporaneo e con basi abbastanza solide per durare.

A dimostrarlo sono prima di tutto i dati: ad oggi, più di un quarto delle auto immatricolate (28%) sono a noleggio; una percentuale che cresce ulteriormente se consideriamo le auto elettriche (32%) e che arriva addirittura a superare la metà del totale per le ibride plug-in (56%).

E nel noleggio di macchine e attrezzature da lavoro?

Valorizzare i propri servizi e far sì che quel valore si rifletta anche sul prezzo mi sembra un presupposto fondamentale per l’affermazione di un mercato di qualità, anche al di fuori del settore automotive.

Il noleggio può entrare in modo sistematico nelle abitudini d’uso delle imprese solo quando il servizio che viene loro offerto diventa talmente vantaggioso da non poterne più prescindere, non solo in termini economici ma anche di affidabilità, sofisticazione, comodità ed efficienza.

E risulta difficile pensare di poter offrire al mercato un servizio di questo tipo con dei canoni spinti costantemente al ribasso. Il noleggio deve prima di tutto creare profitti.

Di buono, concentrandoci sul noleggio di macchine e attrezzature da lavoro, c’è che anche in Italia sempre più aziende stanno cominciando a cogliere il valore strategico del noleggio, come sottolineano i molti noleggiatori che intervistiamo su queste pagine.

Ma gli ostacoli per un’ulteriore crescita non solo quantitativa ma anche qualitativa del mercato sono ancora tanti.

A cominciare dalla sua spropositata frammentazione, che si traduce inevitabilmente nella presenza diffusa di noleggiatori improvvisati e di piccolissime dimensioni che, non potendo competere sul piano del prodotto e dei servizi, non possono far altro che offrire un servizio scadente e a basso costo, che finisce per allontanare le imprese che se ne imbattono diffondendo nel mercato una percezione sbagliata di che cos’è il noleggio.

Eppure la domanda sta già migliorando.

Per un’ulteriore crescita del mercato, quindi, urge anche un sensibile miglioramento dell’offerta.