Storia di Mattia, eroe del noleggio

covid stampante 3d
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Dopo il periodo non semplice appena trascorso, Rental Blog ha deciso di ripercorrere insieme a voi i pezzi principali che vi hanno incuriosito e tenuto compagnia negli ultimi mesi. Questo articolo, pubblicato originariamente il 24 Marzo, racconta la storia di Mattia che, in piena emergenza sanitaria, ha saputo in un certo senso reinventarsi e rispondere attraverso le proprie conoscenze e competenze, alle esigenze che la situazione contingente stava facendo emergere.

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“Le parole sono importanti” diceva in più occasioni Nanni Moretti, alias Michele Apicella, nel film “Palombella Rossa”. E in questi giorni di parole se ne leggono e se ne ascoltano tante, anche troppe.

C’è poi chi, per indole, alle parole preferisce i fatti.

Mattia Biancato, ad esempio, il protagonista della storia che stiamo per raccontarvi, è uno di questi.

Una storia bella di una zona (il Veneto) colpita fin da subito dal Coronavirus ma abituata a rimboccarsi le maniche e agire. Una storia nata nel contesto della nostra cornice, cioè in un’azienda di noleggio che da sempre ammiriamo per lo stile e per come le persone lo esprimono.

A noi, quindi, il compito di trovare le parole migliori per raccontarvela.

Mattia Biancato, classe 1994

Il nostro protagonista ha 26 anni e lavora come tecnico elettronico presso la sede centrale della Venpa a Dolo.

Fin da piccolo mostra una grande passione per il mondo dei motori, al punto da maturare alcune esperienze dirette, inizialmente con gli scooter e successivamente con auto e moto d’epoca.

Mattia_Biancato

Mattia Biancato

Di contro, il calcio non lo appassiona, tanto che in più di un’occasione il ragazzo si chiede se ciò sia normale, sentendosi una specie di mosca bianca anche tra gli amici. Col tempo, conoscendo altre persone come lui, se ne fa una ragione con buona pace dello sport nazionale.

Anche il rapporto con la scuola non è facile: la lascia presto per altri interessi. Tuttavia, col passare degli anni, capisce che per arrivare agli obiettivi che si è prefissato, possedere un diploma è fondamentale.

E’ a quel punto, circa quattro anni fa, che le strade di Mattia si incrociano con quelle della Venpa: il giorno in cui firma il contratto di assunzione, il nostro riprende anche le scuole serali.

“Da quel momento – ci dice – è iniziato il periodo più duro e soddisfacente della mia vita: in tre anni ho preso il diploma, dedicando cinque ore alla scuola di sera, dopo le otto prestate al lavoro di giorno”.

La voglia di studiare e al contempo lavorare lo porta a iscriversi alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Padova e, nel frattempo, a coltivare la sua nuova passione per la stampa 3D. Lo fa riutilizzando una vecchia stampante trovata in azienda, che nessuno sapeva perché fosse li.

Un po’ alla volta, da autodidatta, Mattia impara a usarla, finché decide di acquistarne una, semiprofessionale, tutta sua.

L’emergenza Coronavirus

Eccoci arrivati a oggi e al cuore di questa storia che, come già avete intuito, non nasce per caso. Dal laboratorio di casa, mentre è in ferie, Mattia comincia a stampare valvole per il reimpiego di maschere da snorkeling come dispositivi di protezione di emergenza. L’azienda in cui lavora ne viene a conoscenza mediante alcune foto che Mattia pubblica sui social network, dove invita altre persone a fare quanto sta facendo lui.

“Venpa mi ha appoggiato fin dal primo giorno – precisa – dicendomi che se avessi avuto la necessità mi avrebbe supportato in tutti i modi. Nella sede dove lavoro c’è un bellissimo rapporto con tutti i colleghi, non sappiamo cosa siano i litigi e le gelosie; se ci si può aiutare lo si fa senza pretendere nulla in cambio. Anche i colleghi mi hanno supportato alla grande, sto rispondendo a queste domande per merito loro: io ho stampato le varie parti solo per far del bene, non mi sarei mai aspettato di leggere il mio nome sui quotidiani, non era questo il mio interesse”.

Come ti capiamo, caro Mattia. Ma andiamo avanti nel racconto.

Infaticabile soldatino

Il ragazzo inizia così a stampare un primo set di 5 valvole Charlotte su prototipo Isinnova utilizzando la sua stampante 3D, replicando quanto fatto da altri makers nei giorni precedenti. Più di 500 kit in 3D arrivano rapidamente in quei giorni nei luoghi di bisogno da tutta Italia).

“Come succede per la maggior parte delle cose – prosegue – quando si ha un problema si cerca la soluzione, ed è quello che sicuramente è successo a Nord-Ovest dove il Covid-19 si è insidiato in maniera gravosa. L’azienda Isinnova, in contatto con i medici dell’ospedale vicino, ha iniziato a collaborare per trovare una soluzione all’altezza del problema. La soluzione, immediata oserei dire, è stata disegnare delle connessioni “Valvole Charlotte e Dave” e chiedere ai possessori di stampanti 3D un aiuto per realizzarle. Nel giro di pochi giorni hanno raccolto 500 pezzi. Le prime sono andate al politecnico (non ricordo se Milano o Torino) affinché si potessero testare i kit “maschera-decathlon-valvole”. Le successive sono state distribuite a qualsiasi Ente sanitario ne avesse fatto richiesta. Nei giorni seguenti, la stessa Decathlon ha donato un quantitativo ingente di maschere da snorkeling e dopo qualche settimana la Oldrati Group di Bergamo ha messo a disposizione le proprie capacità per iniziare una produzione in serie di queste valvole”.

La comunità dei makers

Ci corre l’obbligo di sottolineare l’importanza della community dei makers, a cui Mattia appartiene da tempo.

“Non è certo da ora che sento di far parte di questa comunità – ci spiega – già dal primo giorno che ho acceso la stampante e avuto problemi ho trovato persone molto disponibili ad aiutarmi attraverso i social network. Come altri ​makersdi tutta Italia ci stiamo impegnando molto per aiutare le strutture sanitarie. Sono piccole gocce che compongono un mare e speriamo che questo mare si porti presto via il Virus. In termini professionali sto guadagnando molto, sicuramente non economicamente, ma a livello di cultura personale tantissimo. Basti pensare che non sto seguendo il corso di laboratorio di disegno tecnico all’Università perché ormai conosco già tutti gli argomenti trattati”.

Nuovi bisogni, nuove risposte

La nostra storia prosegue: grazie al dialogo attivo con la Protezione Civile di Acqui Terme, il giovane Biancato viene messo a conoscenza di un ulteriore progetto open-source che prevede il reimpiego delle medesime maschere da snorkeling, questa volta come protezione per i medici.

Mattia_Biancato_stampante_3DCol supporto della FabLab di Acqui Terme, Mattia viene messo nelle condizioni di stampare in 3D questi nuovi componenti di raccordo. Appena ottenuto il file con il progetto da riprodurre si mette subito all’opera, riuscendo a stampare 10 unità ogni 24 ore, cioè al massimo delle prestazioni avendo a disposizione un’unica stampante.

Questo nuovo componente di raccordo consente di collegare la maschera da snorkeling Easybreathdi Decathlon a un filtro con attacco a vite RD40. Ne rende quindi possibile l’utilizzo come dispositivo di protezione per gli operatori delle strutture di cura e assistenza, in caso d’impossibilità di approvvigionamento di appositi dispositivi di protezione individuale certificati.

Naturalmente, questo progetto non pretende di sostituire i dispositivi certificati in commercio, ossia non è un dispositivo medico, ma si propone di offrire un’alternativa in condizioni di estrema emergenza come quelle attuali. I componenti necessari alla trasformazione della maschera sono solo due, oltre alla maschera stessa:

  • un raccordo porta filtro stampato in 3D;
  • una guarnizione piatta in gomma morbida o silicone, inserita alla base della filettatura del raccordo (reperibile presso le rivendite di forniture idrauliche o, in alternativa, utilizzando sulla filettatura alcuni giri di nastro in teflon per idraulica, adatto per l’utilizzo alimentare).

“Per la verità sto lavorando a molti progetti – aggiunge – tuttavia il tempo è tiranno, quindi devo dosare le ore di studio, di lavoro e di hobbies, anche se al momento sto dando priorità alla stampa 3D per far fronte a questa emergenza, stampando ora degli archetti dove verrà applicato un foglio di acetato per poter essere utilizzati come scudo supplementare contro il Covid-19 da chi ne avesse bisogno. Spero di spedire quanto prima il prossimo pacco di aiuti ad Acqui Terme (in Veneto, fortunatamente, non servono)”.

La normalità eccezionale

La storia che vi abbiamo raccontato termina e prosegue allo stesso tempo.

Una vicenda straordinaria, se vista nel suo specifico; una storia tra le tante, se rapportata a quelle di chi ha fatto di tutto per dare un aiuto concreto, andando a sopperire creativamente alle gravi carenze che il sistema politico e sanitario hanno evidenziato, uno sconsiderato punto di non ritorno in nome di chissà quali esigenze di bilancio che hanno depauperato fin troppo, negli anni, la capacità strutturale di dare risposte adeguate a tipologie di emergenze come questa. Risparmi che ora paghiamo in modo esponenziale, come certi clienti del noleggio che preferiscono il basso costo alla qualità. Speriamo che chiunque possa fare tesoro di queste cose per il futuro.

Per il nostro protagonista, invece, niente di più normale come apprendiamo dalle sue parole:

“Che dire, non mi sono posto più di tante domande in realtà: appena appresa la notizia che serviva aiuto e compreso che io potevo fare qualcosa per dare una mano, non ci ho pensato un attimo, ho contattato direttamente gli interessati e ho iniziato a contribuire, nel mio piccolo”.

Le mie conclusioni

A chiusura della storia che vi abbiamo raccontato, mi permetto due considerazioni.

La prima è che, se leggete tra le righe, nella storia di Mattia sono già contenute indicazioni pratiche e concrete per la vostra ripartenza: immaginatevi, ad esempio, le opportunità che le stampanti 3D sono in grado di aprirvi in funzione dei bisogni dei vostri clienti e rispetto alla vostra organizzazione. Soprattutto se associate a nuove piattaforme di servizi che un noleggiatore sarà capace di inventarsi.

Io me ne sono immaginate almeno una decina, che chiunque può realizzare al massimo nel giro di cinque o sei settimane.

maschera_acetatoLa seconda è riferita a una mia vicenda personale: nell’ultimo anno ho seguito alcuni percorsi formativi che mi hanno portato di recente a conseguire la certificazione internazionale di Agile Coach. Il mio obiettivo è portare la Business Agility nelle aziende di noleggio che ne sentiranno il bisogno e aiutarle a lavorare in gruppi a più alte prestazioni, team autoregolamentati dalla consapevolezza dello scopo, al fine di soddisfare più rapidamente i bisogni in evoluzioni di una clientela che muta ogni giorno, ma anche della stessa azienda per cui lavorano e del contesto che le sta intorno.

Il Mindset Agile è un paradigma organizzativo che si basa su 4 pilastri fondamentali e una serie di principi e pratiche applicative che elevano i livelli decisionali e motivazionali delle persone, generando metodiche efficienti e che vanno oltre le procedure definite. Il quarto di questi pilastri dice così:

“Rispondere al cambiamento, più che seguire un budget e un piano”.

Ecco, a Mattia Biancato, classe 1994, io darei già oggi la certificazione di Facilitatore Agile, per i meriti conseguiti sul campo.

 

Tag dell'articolo: Coronavirus, Venpa

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