Si infiamma la polemica sull’appalto integrato

Si infiamma la polemica sull’appalto integrato
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Il Codice Appalti (D.Lgs. n. 50/2016) in vigore il 19 aprile 2016, aveva eliminato l’appalto integrato, creando qualche problema circa l’affidamento di lavori pubblici in corso a partire da quella data. Le questioni più rilevanti riguardavano la programmazione e l’attuazione delle risorse comunitarie con alcuni miliardi di euro di gare pronte ad andare in appalto integrato e che si erano bloccate, secondo alcuni con concreti rischi di successive perdite di finanziamenti.

Nei giorni scorsi sono circolate le bozze del decreto Semplificazioni, primo provvedimento promesso dal nuovo Governo alla Commissione europea per velocizzare le opere infrastrutturali e, in generale, per tutti gli appalti contenuti nel Recovery Plan.

Le notizie filtrate

L’esecutivo di Mario Draghi è in netto ritardo sui tempi (nel Pnrr aveva, infatti, previsto di vararlo già nella scorsa settimana). Ma l’iter si è ulteriormente complicato perché la discussione che si è accesa sulle notizie filtrate ha mandato in fibrillazione la maggioranza e tutte le parti coinvolte, incluse Confindustria e i sindacati, già sul piede di guerra.

Il ritorno dell’appalto integrato, unito al criterio di aggiudicazione basato sul massimo ribasso, oltre alle vistose deroghe alle procedure ordinarie tra cui una Soprintendenza creata ad hoc per le opere inserite nel piano, hanno generato l’opposizione di molti soggetti politici, ma non solo. E’ un aspetto delicato, perché in gioco c’è certamente la velocizzazione, ma anche il rischio di appalti ancora più opachi e senza controlli efficaci su qualità e sicurezza.

La posizione di Inarcassa

Anche Fondazione Inarcassa, istituita nel 2011, che rappresenta oggi in Italia circa 180mila ingegneri e architetti liberi professionisti ha diramato una nota in cui si esprimono forti perplessità.

La Fondazione ha come obiettivo la tutela della professione e la promozione della cultura ingegneristica e architettonica. Riveste il ruolo di interlocutore privilegiato e autorevole a livello istituzionale grazie a un’intensa attività di lobbying, sia nel mondo politico, sia nella società civile.

Nell’ambito delle sue attività svolge un continuo e costante monitoraggio e intervento nel campo dei bandi irregolari. Organizza e partecipa a tavoli tecnici, individuando nuovi ambiti di sviluppo e proponendo ai suoi associati corsi di formazione gratuiti.

Franco Fietta, Presidente Fondazione Inarcassa ha dichiarato:

L’appalto integrato non è una scelta obbligata da adottare per velocizzare la realizzazione delle opere e sopperire alla mancanza di progettisti nella PA. I servizi di progettazione possono e devono essere esternalizzati per evitare che con l’appalto integrato si crei un conflitto di interessi tra impresa appaltante, progettisti e direttore dei lavori.

Va infatti assolutamente salvaguardato il principio generale della separazione dei ruoli fra progettista e costruttore, che rappresenta un elemento di trasparenza, a garanzia e nell’interesse di tutti gli operatori del settore e della qualità dei lavori, per avere elevati standard di qualità che nel progetto deve essere sempre al centro del processo.

Probabilmente l’esempio del ponte Morandi di Genova ha spinto verso una volontà radicale di semplificazione che travolge l’intero sistema delle gare per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura, sebbene quel modello sia stato adottato per un caso assolutamente straordinario e di attenzione internazionale.

C’è il concreto rischio che la reintroduzione dell’appalto integrato applicato all’intera filiera degli appalti riduca significativamente i controlli con nefaste conseguenze. Sbloccare le opere è l’obiettivo fondamentale in questo momento, ma farlo bene lo è ancora di più”.

Questa è la posizione di Fondazione Inarcassa in merito al possibile ritorno dell’appalto integrato con il Decreto Semplificazioni, al momento ancora in bozza. Un istituto che genera un conflitto di interessi in quanto sia coloro che devono garantire la qualità progettuale, sia i principali attori del controllo nell’esecuzione dell’opera, sono pagati dall’impresa esecutrice. Inoltre, non interviene sulla riduzione dei tempi di processo se non in maniera molto limitata.

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