Migliorano le proiezioni per l’economia italiana

Secondo il Bollettino Economico della Banca d'Italia migiorano sia la situazione attuale che le propsettive per il triennio 2018-2020
Bollettino Economico Banda Italia

La Banca d’Italia ha aggiornato a Gennaio il proprio Bollettino Economico con informazioni riguardanti l’economia globale in generale e quella italiana in particolare. Ha inoltre aggiornato le sue previsioni per il triennio 2018-2020.

Secondo il Bollettino Economico della Banca d'Italia migiorano sia la situazione attuale che le propsettive per il triennio 2018-2020

Lo scenario complessivo è positivo

L’espansione dell’attività economica mondiale resta solida e diffusa, con buone prospettive per la crescita di medio termine.

Nell’area dell’euro le prospettive di crescita sono ancora migliorate. Le stime per il PIL dell’economia europea sono di una crescita del 2,3% nel 2018. I rischi che si manifestasse la temuta deflazione sono rientrati, ma l’inflazione rimane bassa. Per questo la BCE ha ricalibrato gli strumenti di politica monetaria ma ha mantenuto condizioni monetarie molto espansive, che dovrebbero favorire la crescita e gli investimenti (ricordiamo che gli obiettivi della BCE sono ancorati al mantenimento dell’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2%).

L’espansione dell’economia italiana si consolida

La crescita del PIL italiano acquisita per il terzo trimestre del 2018 è stata dello 0,4%. All’espansione del PIL hanno contribuito in eguale misura sia la domanda interna, stimolata in particolare dagli investimenti in beni strumentali, sia l’import-export, con un rialzo più marcato delle esportazioni rispetto alle importazioni. Il valore aggiunto è salito nell’industria, grazie alla forte espansione nella manifattura e alla ripresa nelle costruzioni.

Nel quarto trimestre del 2017, secondo le stime della Banca d’Italia, il PIL dovrebbe essere cresciuto nuovamente di circa lo 0,4%; se confermato, si tratta di un dato favorevole ma ancora inferiore alla media europea. Sulla base di queste informazioni, il PIL nel complesso del 2017 sarebbe aumentato dell’1,5%.

In autunno il prodotto sarebbe stato sospinto sia dall’accelerazione dell’attività nei servizi, sia dalla crescita nell’industria in senso stretto, sebbene a ritmi inferiori rispetto all’estate. Il valore aggiunto del settore delle costruzioni, in recupero dalla fine del 2016, nel quarto trimestre del 2017 avrebbe continuato a fornire un contributo positivo alla crescita del PIL, seppure più modesto rispetto al periodo precedente. Segnali di cautela sull’andamento del comparto emergono sia dal lieve calo della fiducia delle imprese edili, che tuttavia rimane su livelli elevati, sia dalle indagini della Banca d’Italia, secondo cui l’andamento della domanda nel settore sarebbe stato più contenuto in autunno.

Più in generale, i sondaggi sul sentiment segnalano un ritorno della fiducia delle imprese ai livelli precedenti la recessione. Queste valutazioni sono confermate dall’accelerazione della spesa per investimenti osservata nella seconda parte dell’anno, che ha riguardato in particolare la spesa per macchinari e attrezzature e, in misura minore, per mezzi di trasporto. L’incertezza sul rinnovo per l’anno in corso degli incentivi fiscali all’acquisto di beni strumentali e di tecnologie digitali avanzate (super e iper ammortamento) potrebbe aver indotto le imprese ad anticipare i propri piani di investimento.

L’occupazione aumenta

L’occupazione ha continuato ad aumentare sia nel terzo trimestre sia, secondo le indicazioni congiunturali più recenti, negli ultimi mesi dello scorso anno; sono cresciute anche le ore lavorate per occupato. Queste si mantengono tuttavia ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Secondo la rilevazione dell’issata sulle forze di lavoro, il tasso di disoccupazione è stato pari all’11% in novembre. La dinamica salariale resta moderata anche se, sulla base dei contratti di lavoro rinnovati nella seconda metà dello scorso anno, mostra alcuni segnali di ripresa.

Migliorano le condizioni del credito

Negli ultimi mesi del 2017 la crescita dei prestiti alle famiglie è stata vivace, sia per l’acquisto di abitazioni che per il credito al consumo; sono aumentati anche i finanziamenti alle imprese, soprattutto a quelle manifatturiere. A limitare la domanda di credito bancario da parte delle aziende concorrono l’ampia disponibilità di risorse interne e il maggior ricorso all’emissione di obbligazioni. Si è rafforzata la crescita dei prestiti alle aziende operanti nel settore manifatturiero (2,6% sui dodici mesi) ed è rimasta positiva la dinamica di quelli alle imprese di servizi (0,7%); è proseguita invece la contrazione del credito alle aziende di costruzioni (-3,8%).

La qualità del credito bancario continua a migliorare, favorita dal consolidamento della crescita. Il flusso di nuovi crediti deteriorati in proporzione ai finanziamenti è sceso all’1,7%, al di sotto dei livelli registrati prima della crisi globale; l’incidenza della consistenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti è diminuita (per i gruppi significativi dall’8,2% al 7,8% al netto delle rettifiche di valore), in larga parte per effetto della conclusione di operazioni di cessione di sofferenze. I coefficienti patrimoniali delle banche si sono rafforzati, il che dovrebbe favorire un ruolo più attivo di queste ultime nel sostenere la crescita nel 2018.

Le proiezioni per il medio termine

In occasione del suo Bollettino di Gennaio, la Banca d’Italia ha presentato le nuove proiezioni per l’economia italiana nel triennio 2018-2020. Il PIL, che nel 2017 dovrebbe essere aumentato dell’1,5%, dovrebbe crescere dell’1,4% nel 2018 e dell’1,2% nel 2019-2020. L’attività economica sarà trainata principalmente dalla domanda interna. Nel 2020 il PIL dovrebbe essere inferiore di circa l’1,5% rispetto al livello del 2007, con un recupero di circa nove decimi della caduta subita tra il 2008 e il 2013.

Nel complesso questo andamento del prodotto continuerà a beneficiare del supporto delle politiche economiche espansive della BCE, anche se in misura relativamente inferiore rispetto al passato. Questo perché, da un lato, ci sarà una graduale rimozione dello stimolo monetario da parte della Banca Centrale Europea, e dall’altro dovrebbe crescere la capacità della domanda interna di autosostentarsi, grazie al miglioramento delle prospettive del reddito disponibile delle famiglie e dalla riduzione della capacità inutilizzata delle imprese.

Tra i rischi che gravano su questo scenario restano rilevanti quelli che provengono dal contesto internazionale e dall’andamento dei mercati finanziari. Inasprimenti delle tensioni globali o una maggiore incertezza circa le politiche economiche nelle diverse aree potrebbero tradursi in aumenti della volatilità dei mercati finanziari e dei premi per il rischio, ripercuotendosi negativamente sull’economia dell’area dell’euro.

Tra i rischi di origine interna, rispetto ai mesi precedenti si sono ridotti quelli connessi con la debolezza del sistema creditizio e con un possibile acuirsi dell’incertezza di famiglie e imprese. Il quadro delineato nel Bollettino dipende però dal proseguimento di politiche economiche in grado, da un lato, di favorire la crescita dell’economia nel lungo termine, sostenendo le scelte di investimento e di consumo e, dall’altro, di assicurare credibilità al percorso di riduzione del debito pubblico, sfruttando il momento favorevole dell’economia globale.

E purtroppo, a giudicare dalle promesse che si iniziano a sentire in campagna elettorale, non sembra che nessuno di questi due obiettivi sia a portata di mano…

Tag dell'articolo: scenario economico

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