Coronavirus ed economia: che cosa succederà?

Coronavirus ed economia italiana
Coronavirus ed economia italiana

In questi momenti di crescente timore e tensione derivanti dalla diffusione di un virus su scala globale, ma soprattutto in particolare nel nostro paese, è molto difficile, ma di certo tutt’altro che inutile, fare previsioni sull’andamento dell’economia e su come il Coronavirus impatterà sulla situazione delle aziende e delle famiglie.

Coronavirus ed economia italiana

Allo stato attuale i livelli di incertezza sulla diffusione del virus, sulla sua effettiva pericolosità, sulla capacità del sistema sanitario di gestire tutti i casi più gravi e sull’efficacia (e il peso) dei provvedimenti del governo, sono troppo elevati. E, come si vedrà, l’incertezza è uno dei fattori di rischio più forti per l’economia che, nonostante le fredde statistiche, è fatta di persone, tutti noi, e delle nostre scelte.

Ma partendo dalle basi, ossia da come un’epidemia influenza l’economia di una nazione, è possibile fare qualche ragionamento.

Come il virus colpisce l’economia

Gli effetti di un contagio di natura virale sull’economia di un paese sono sostanzialmente quattro:

  1. il primo è, logicamente, quello diretto, dovuto al fatto che, se una certa popolazione si ammala e presenta sintomi tipici dell’influenza, non può lavorare e deve stare a casa a curarsi; a questo si aggiunge poi il triste bilancio delle perdite di vite umane.
  2. Il secondo è quello connesso alla necessità, da parte delle autorità di pubblica sicurezza, di chiudere aree locali o intere regioni, oppure di chiedere o imporre alla cittadinanza di limitare gli spostamenti e l’uso di luoghi e mezzi pubblici. Questo ovviamente limita il transito di persone e merci, bloccando la produzione di beni e servizi anche per le aziende che magari non si trovano in zone direttamente colpite.
  3. Il terzo, direttamente derivato dal secondo, è il rischio che si diffondano logiche allarmistiche, sia all’interno del paese colpito che in altri, con conseguente calo della domanda interna e con la possibilità che altri paesi impongano blocchi al traffico di merci e persone.
  4. Il quarto effetto è invece relativamente più razionale dei precedenti, e colpisce tutte le aziende e le attività economiche, ponendole di fronte all’incertezza su come il Covid-19 si può diffondere e quali effetti avrà sui consumatori, i clienti intermedi, i fornitori e il mercato in generale. Avremo i prodotti che ci servono nel magazzino? I clienti avranno bisogno dei nostri? Dovremo fermare la produzione? Quando si riprenderà la domanda?

Dal combinato disposto di questi fattori deriva un impatto prima di tutto sui servizi commerciali ai cittadini (commercio al dettaglio), che vede chiudere i negozi e/o i clienti starsene a casa, sul turismo e la ristorazione, per i quali vengono meno i clienti e i turisti sia italiani che stranieri, e sui trasporti. Ma subito dopo ci sono gli impatti, tutti da calcolare, sulla filiera produttiva, che da un lato vede il calo della domanda e dall’altro la carenza di semilavorati e prodotti finiti.

A livello industriale, si sente già parlare sia di un calo della domanda di componentistica meccanica a causa del calo della domanda cinese, sia di numerose aziende che devono rallentare la produzione perché mancano componenti o materiali che dovrebbero arrivare dalle zone colpite dal virus, e in particolare da quelle della Cina (senza quindi neanche “scomodare” il Coronavirus nostrano).

Secondo uno studio di Shaowen Lui e Kwok Ping Tsang, due economisti dell’Università della Virginia, il PIL della Cina subirà una perdita del 4%, e a livello globale si registrerà una perdita di produzione economica dell’1%, dovuta in larga parte agli effetti negativi sulle varie catene di fornitura globali.

Non a caso il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato di voler sostenere tutti paesi che ne avranno bisogno (soprattutto quelli poveri o in via di sviluppo), con risorse economiche che ammontano per ora a 50 miliardi di dollari. Nell’esperienza dell’FMI, come dichiarato dalla Direttrice Kristalina Georgieva, un terzo dei costi procurati dalle epidemie è di tipo diretto (perdita di vite umane, chiusure dei posti di lavoro e quarantene), e ben due terzi derivano da impatti indiretti, come la riduzione del clima di fiducia dei consumatori, il rinvio degli investimenti delle aziende e la crisi dei mercati finanziari.

La situazione in Italia

Sulla base della situazione attuale in Italia, ai primi di Marzo, il bollettino è tutt’altro che rassicurante, per non dire decisamente brutto. Secondo un’analisi di Citi Research, la diffusione del virus sul 60% del territorio italiano (quello più produttivo, delle regioni del Centro Nord) provocherebbe una contrazione del PIL del 3,6%, dovuta in particolare al calo del commercio al dettaglio (-1%), del leisure/entertainment (-0,8%), dell’ospitalità e ristorazione (-1,1%) e dei trasporti (-0,6%).

Più prudente la società di rating Standard & Poor’s, che stima una contrazione del PIL italiano dello 0,3% nell’intero anno 2020, e anche un dimezzamento del tasso di crescita dell’economia dell’Eurozona (da +1% a +0,,5%).

La nostra economia non era inoltre particolarmente brillante neppure nella situazione pre-virus: secondo le stime preliminari dell’Istat, nel quarto trimestre del 2019 l’economia italiana si è contratta dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, ed è cresciuta solo dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Una delle poche cose che si possono dire con una certa sicurezza è quindi che questo e il prossimo trimestre saranno caratterizzati da una contrazione del Prodotto Interno Lordo, che genererà una recessione dell’economia in senso tecnico.

La luce in fondo al tunnel

Da ultimo, cercando di alzare lo sguardo sopra le prospettive dei prossimi mesi, vorrei lasciare qualche previsione e considerazione meno quantitativa e più qualitativa, ma in ogni caso basata su una visione un po’ più positiva di quella che purtroppo dobbiamo adottare per il breve/medio termine.

  • C’è una buona probabilità che nel giro di un anno o poco più venga creato il vaccino per sconfiggere questa forma influenzale. Numerose aziende stanno lavorando sul caso, e non è escluso che nel 2021 il vaccino anti-influenzale acquistabile in farmacia possa contenere anche quello per il COVID-19.
  • Non solo: l’attività frenetica di studio che alcune aziende e centri di ricerca stanno dedicando a isolare i ceppi virali e a capire come combatterli sta sfruttando cluster di computer estremamente potenti e nuovi algoritmi di Intelligenza Artificiale per analizzare miliardi di miliardi di informazioni. Si tratta di una delle prime volte in cui così tanta potenza di calcolo viene schierata contro un’infezione, e sicuramente questo renderà ancora più efficaci questi strumenti quando il prossimo virus si manifesterà nel mondo.
  • Anche se può sembrare controintuitivo, in un certo senso il COVID-19 ha dato una fortissima scossa, una svegliata al mondo. Chiaramente nessun paese era preparato ad affrontare questa influenza. E forse non si pecca di ottimismo eccessivo se si pensa che la prossima volta le cose saranno diverse. Questa non è l’epidemia di zombie che si vede nei film apocalittici, ma potrebbe spingere alcuni paesi in particolare a pensare e a preparasi meglio per il prossimo caso globale.
  • Il blocco della mobilità a cui sono obbligate molte persone, di per sé molto negativo, sta però spingendo diverse fasce della popolazione a scoprire che gli strumenti che usiamo magari per divertirci o perdere tempo (smartphone, tablet, PC) possono essere in realtà utili per restare in contatto con gli altri, con i colleghi di lavoro, con gli insegnanti. Chissà che non ne derivi una crescita della produttività di tutti.
  • Dal punto di vista economico, infine, possiamo ipotizzare che fra qualche anno le catene di fornitura che attraversano il mondo saranno un po’ diverse, più flessibili e resilienti. Parte della produzione si avvicinerà ai consumatori, e nuovi paesi potranno entrare sulla scena globale come fornitori di materie prime o prodotti (semilavorati e finiti). E questo è un bene, per le aziende che sapranno sfruttare questi cambiamenti.

 

Tag dell'articolo: Coronavirus, scenario economico

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