Aggiornamento sull’economia (dalla BCE)

euro e crisi finanziaria non aiutano il noleggio
banconote cento euro

La Banca Centrale Europea ha recentemente rilasciato il proprio Bollettino Economico, in cui si registra la situazione economica e finanziaria complessiva del Vecchio Continente. Nel complesso, nonostante alcuni elementi da tenere sotto controllo, la situazione resta comunque positiva.

Riportiamo di seguito i punti salienti e alcuni stralci del documento.

Rallenta l’economia globale

Come riposta direttamente il Bollettino:

Di recente, con il maturare del ciclo economico internazionale, gli indicatori congiunturali sulla crescita economica a livello mondiale hanno mostrato un indebolimento. Lo slancio del commercio mondiale ha subìto una moderazione, in un contesto caratterizzato dal reiterarsi di provvedimenti e minacce da parte degli Stati Uniti in tema di aumenti delle tariffe commerciali, nonché da possibili misure ritorsive dei paesi interessati. Cionondimeno, le prospettive a breve termine rimangono stabili. Le condizioni finanziarie internazionali continuano a fornire sostegno alle economie avanzate, dando luogo nel contempo a effetti sfavorevoli per le economie emergenti.

Andamento dei tassi di interesse

La BCE riconosce la presenza di elementi di tensione, come una tendenza generale all’aumento dei tassi di interesse base (ad esempio negli USA), e le tensioni sui titoli di stato di alcuni paesi (non è citata l’Italia, ma il riferimento è chiaramente alla nostra situazione). Tuttavia il cambio dell’euro è stabile e il mercato delle obbligazioni societarie anche, per cui per adesso non ci sono rischi particolari di cui preoccuparsi.

Economia e tassi futuri

L’economia dell’area dell’euro ha rallentato (da noi purtroppo è ferma), e il PIL reale è aumentato dello 0,4% sul periodo precedente sia nel primo sia nel secondo trimestre del 2018. Tuttavia l’espansione economica non è compromessa: i consumi crescono grazie alla crescita dell’occupazione e dei salari, gli investimenti delle imprese crescono e l’export, anche se in rallentamento, non ha smesso di aumentare.

Le politiche monetarie della BCE restano improntate al sostegno alla crescita. L’inflazione a livello continentale è infatti sui livelli considerati ottimali dalla BCE (ossia vicino al 2% annuo), e dovrebbe restarci da qui ai prossimi mesi, grazie al fatto che l’economia non avrebbe fermarsi, ma proseguire la sua crescita. Anche il mercato del credito vede una crescita della domanda di prestiti da parte di famiglie e imprese. Pertanto

Dalla lettura combinata degli esiti dell’analisi economica e delle indicazioni derivanti dall’analisi monetaria, il Consiglio direttivo ha concluso che è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario affinché l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

Sulla base di questa valutazione, il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE e continua ad attendersi che essi si mantengano sui livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

Il dato è quindi positivo per le famiglie e imprese che si sono indebitate a tassi variabili o che intendono fare investimenti nei prossimi mesi, in quanto fino all’estate dell’anno prossimo gli indici di riferimento resteranno su valori storicamente molto bassi.

L’acquisto di titoli di stato

Da ultimo, il Direttivo della BCE ha confermato che alla fine dell’anno terminerà l’acquisto di titoli di stato (il c.d. quantitative easing) che ha supportato le economie continentali e le banche dallo scoppio della crisi finanziaria: fino ad allora continuerà ad acquistarne al ritmo di 15 miliardi di euro al mese.

Questa è da considerarsi certamente una notizia positiva, in senso generale, perché indica che le condizioni del mercato creditizio vanno normalizzandosi. E’ infatti importante che la BCE recuperi i suoi strumenti di politica monetaria nel caso si sviluppi una nuova crisi.

Per quanto riguarda la situazione italiana, a partire da gennaio 2019 vedremo che cosa succederà ai tassi di interesse che lo Stato Italiano dovrà pagare sul suo debito. Non avere più un forte acquirente di titoli di stato come la BCE ne farà quasi certamente salire i rendimenti, ossia il guadagno che lo Stato deve garantire ai suoi creditori perché questi accettino di comprare i suoi titoli e prestargli i loro soldi. Questo a prescindere dal famigerato spread con i titoli di stato tedeschi: anche i loro tassi di interesse dovrebbero salire, infatti, perché la BCE smetterà di comprare anche quelli.

Gli altri effetti di questa decisione (sui bilanci delle banche e mutui, ad esempio) saranno più indiretti e ci metteranno più tempo a vedersi. Per ora le famiglie e le imprese possono stare abbastanza tranquille, e godersi i bassi tassi che la BCE continuerà a mantenere per almeno i prossimi sei mesi.

Tag dell'articolo: scenario economico

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