L’anno che verrà

“Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’…”. Sono le parole, ormai famosissime e molto citate in questo periodo dell’anno, che fanno da incipit a una tra le più celebri canzoni di Lucio Dalla (tra l’altro, il Comune di Bologna le ha recentemente utilizzate come luminarie stradali in una sorta di punto di incontro itinerante capace di mettere d’accordo la spiritualità laica e quella religiosa).

In fondo, il testo della canzone tratta di un dialogo a distanza, un po’ come quello che si irradia da questo portale e che a volte riesce ad avvicinare chi ci frequenta e ci legge creando rapporti professionali e solide amicizie.

Naturalmente, non sto scrivendo con l’intento di distrarmi, bensì per fissare qualche pensiero a voce alta e mettere a fuoco qualcosa che possa essere utile, oltre che a me, a chi si serve di questo spazio come cassetto degli attrezzi per il suo lavoro quotidiano. Non ho l’ambizione né la platea per fare un discorso a reti unificate (anche se ho molto apprezzato, e finalmente ci voleva, quello di alto profilo del Presidente Mattarella); piuttosto quella di offrire la mia chiave di lettura sull’orizzonte perché “se quest’anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io” per usare ancora le parole della canzone. Il tema dell’articolo è quindi una disamina distaccata dell’inquietudine che ci assale ogni volta che, anziché il foglio del mese, c’è da sostituire l’intero calendario. Un’ansia “diversa tutti gli anni, ma tutti gi anni uguale” prendendo a prestito le parole di un altro storico cantautore bolognese.

Nei recenti scambi con alcuni interlocutori che operano in questo settore, ho infatti colto inquietudini più accentuate rispetto al passato; un po’ perché si ha la consapevolezza di aver fatto molti sforzi in questi anni e si avverte la paura di perdere lo slancio; un po’ perché, mai come stavolta, è lo scenario esterno indipendente dal nostro diretto controllo, diciamo quello politico, a dettare le maggiori ansie. I cambiamenti sperati non si intravedono, mentre lo scollamento tra i proclami sparati via social network e i fatti concreti appare sempre più evidente; così come è evidente la frenata, quasi lo stallo, dell’economia reale interna. Quella di cui i noleggiatori si nutrono.

Preoccupazioni e speranze dei noleggiatori

Il rischio maggiormente sentito da chi noleggia è proprio lo stop della domanda. Ma come – si chiedono in molti – proprio quando il mercato sembrava connotato da una maggiore qualità e da un sistema di competitor più concentrato a voler generare valore (e vederselo riconosciuto), proprio adesso all’orizzonte si addensano le nubi di un nuovo rallentamento?

Qualcuno, più preoccupato, ha già ridimensionato gli investimenti (in tecnologia e parco macchine); fortunatamente, la maggior parte ha  espresso l’intenzione di mantenere inalterati i propri piani di sviluppo, pur avvertendo il rischio che il noleggio possa tornare a essere una sorta di bancomat delle imprese, con tempi e modi di recupero del credito che andranno nuovamente a deteriorarsi. Sarà forse questa la vera cartina tornasole ed è qui che si vedranno i frutti dell’alleanza fidelizzata che molti noleggiatori avveduti hanno costruito con una clientela selezionata, solida, leale e sempre presente. Il vero cliente del noleggio, insomma. Ed è qui dove, di contro, rischierà maggiormente chi ancora non ha saputo consolidare la propria base di mercato, proseguendo la corsa dell’acquisizione di nuove quote facendo leva sulla politica del prezzo ribassato, una prassi dura a morire che non porta nulla di buono. A tale proposito, ho fatto una specie di test chiedendo a cinque diversi noleggiatori quale politica intendano portare avanti e quale percepiscono sia quella perseguita degli altri quattro. La curiosità sta nella risposte: ognuno ha affermato di voler proseguire (come sempre) nella strada del prezzo congruo, lasciando agli altri le strategie autolesioniste dei prezzi indecentemente ribassati. La percezione di ciascuno è quindi che il “canone che rovina il mercato” sia quello praticato dagli altri.

Tra le cose positive, in molti hanno voluto sottolineare quanto la qualità delle scelte fatte negli ultimi due anni, reinvestire cioè gli utili nel rinnovo del parco, in nuove soluzioni tecnologiche e in formazione, sia stata premiante. Con questi accorgimenti, dicono all’unanimità, si potrà affrontare meglio anche un’eventuale contrazione, mantenendo comunque una posizione di vantaggio rispetto a chi non è riuscito a consolidarsi con efficienza e risparmio delle risorse. E’ la vecchia storia della formica e della cicala: finita l’estate, solo le instancabili formichine possono affrontare l’inverno con serenità, considerato quanto torna utile ciò che è stato messo da parte, pur con grande fatica e oculata riduzione degli sprechi.

Preoccupazioni e speranze dei produttori      

Ho chiacchierato anche con chi ha nel noleggio il principale sbocco di mercato, in primis i produttori di mezzi destinati a entrare nelle fotte dei noleggiatori. Qui le divergenze sull’orizzonte sono più marcate e la curiosità non sta nella diversità del mercato di riferimento (movimento terra o sollevamento, edilizia o industria) ma nel modo tutto personale di percepire le incognite e darne risposta. I costruttori si sono ormai abituati a fronteggiare le diverse oscillazioni del mercato: fasi fisiologiche di recessione seguite da momenti di spinta; diciamo che si sono fatti gli “anticorpi” di fronte a questa incertezza e precarietà di manovra. In generale, la cautela e la programmazione sono elementi chiave che si evidenziano nel superare al meglio questi sbalzi del mercato, che ogni anno si fanno più marcati e imprevedibili; è proprio la visione ottimistica del futuro che aiuta i produttori a iniettare positività a tutto il settore. E questa positività è una caratteristica di chi fa il proprio lavoro con passione e dedizione, ma ciò non toglie che qualcuno possa ragionare con una forma mentis più cauta. Nel settore del movimento terra, ad esempio, si passa dall’euforia più sfrenata di chi sta mettendo in campo nuove risorse e strategie più ampie a sostegno dei noleggiatori, alla cautela forse esagerata di chi ha fermato i programmi per paura che la contrazione percepita si dimostri più netta del previsto, con la conseguente brusca tirata del freno a mano per ciò che concerne gli investimenti. Un modo forse reattivo di agire, tenuto conto dei risultati positivi sul lungo termine di chi ha saputo investire anche in controtendenza, raccogliendo frutti i non appena si è manifestata la ripresa.

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Il mondo del sollevamento, tradizionalmente più ottimista, percepisce quasi all’unanimità un 2019 stabile e maturo (nel senso di consapevole) sottolineando i benefici che arriveranno dall’ingresso di nuovi noleggiatori stranieri in casa nostra o dallo sviluppo di quelli attualmente presenti, aspetti peraltro del tutto plausibili. Molti costruttori si stanno attrezzando per servire le richieste dei noleggiatori con maggiore precisione e rapidità: la sfida sarà tutta incentrata sulle soluzioni tecnologiche dei prodotti, sul TCO e sulla qualità del post vendita limitando ad esempio il magazzino ricambi dei clienti attraverso una maggiore efficienza informatica e logistica degli invii. La tecnologia sta dando loro una grossa mano e su questo si innesta anche una più accentuata formazione tecnica e finanziaria erogata, che mantiene più alto e costante il livello di dialogo tra produttori e noleggiatori. Inoltre, e direi finalmente, quasi tutti si stanno concentrando sull’incremento delle proprie quote di mercato nel noleggio esclusivamente attraverso i noleggiatori: dopo anni di ambiguità e dualismo, quella di non offrire più il noleggio diretto al cliente utilizzatore (nemmeno a lungo termine) è senz’altro una scelta aziendale premiante. Speriamo solo che non succeda quanto capitato oltre dieci anni fa, quando alcuni costruttori sono stati costretti,loro malgrado, a entrare nel capitale dei noleggiatori perché troppo esposti (in quel caso si è trattato di un tardivo e oneroso mea culpa, dopo aver gonfiato a dismisura i parchi dei noleggiatori italiani ben oltre le reali dimensioni di assorbimento).

A lasciare perplessi i produttori in questo settore è piuttosto la costante e, purtroppo, crescente pressione (anche sui noleggiatori) della richiesta da parte dell’utilizzatore finale di mezzi sempre più prestanti, che raggiungano altezze incredibili e che siano allo stesso tempo leggere e poco ingombranti. Quasi come se la loro sicurezza o quella dei loro operatori fosse secondaria davanti al business. E’ una gara che comincia a non appassionare più e che vede finalmente più di un costruttore intenzionato ad abbandonare il fronte. Il nodo centrale nel 2019 sarà indiscutibilmente la sicurezza, in cui ci si auspica un totale cambio di paradigma: non più un costo, ma un investimento di tutta la filiera. Riconosciuto e valorizzato da noleggiatori e utilizzatori finali.

Preoccupazioni e speranze delle società di servizi

Da qualche anno, il mercato del noleggio è diventato particolarmente attrattivo anche per le società di servizi, soprattutto per le software house. E siamo solo all’inizio. Sono spariti i “cantinari” mentre trovano apprezzamento costante (con elevati ritorni) società maggiormente strutturate e di elevato livello che forniscono ERP completi con soluzioni verticali specifiche e spesso su misura. Aziende che arrivano perfino – anche se personalmente lo considero un errore – a ridisegnare tutta la struttura organizzativa del noleggiatore in funzione dell’architettura informatica adottata. La preziosa presenza di questi soggetti ha aiutato i più lungimiranti a passare subito a una soluzione informatica solida, facendo viaggiare a gonfie vele i noleggiatori che le hanno adottate e questa la considero una piccola vittoria dovuta all’incremento dell’alfabetizzazione degli operatori, con il piccolo ma evidente contributo di Rental Academy (concedetemi questo modesto orgoglio). Le “seconde generazioni” e i manager più giovani e avveduti si stanno spingendo molto avanti riguardo gli investimenti nella digitalizzazione, e questo anche grazie ai continui stimoli dell’associazione dei noleggiatori italiani. Altre necessità digitali si affacciano all’orizzonte: dalle cosiddette scatole nere allo sviluppo del digitale applicato alla predizione delle manutenzioni e dell’efficienza gestionale più in generale, alle tecniche di marketing e comunicazione. La preoccupazione qui è l’eventuale conseguenza della contrazione degli investimenti che può portare al mancato o parziale compimento dei progetti e, in generale, del contributo al sistema generato dall’innesto di procedure informatiche e digitali efficienti e di alto livello.

Un segnale positivo che mi sembra giusto sottolineare arriva da alcuni noleggiatori di medie dimensioni, tornati ad avvertire la necessità di disporre di analisi più tradizionali come cruscotto strategico, ad esempio indagini di mercato utilizzate come chiavi di lettura e analisi numeriche a consuntivo per la costruzione di un pricing più dinamico o di una redditività più consapevole. Non è più raro, finalmente, dialogare con i noleggiatori di “revenue management” e di TCO, così come si accentuano le richieste per una formazione aziendale più strutturata, dove il personale è tornato finalmente a essere perno di una rinnovata efficienza.

Le mie preoccupazioni e le mie speranze

Scrivendo questo articolo mi sono accorto di aver utilizzato spesso la parola “finalmente”, come una sorta di sospiro di sollievo: dopo anni in cui su queste pagine si è insistito nell’elevare la qualità e nell’esortare a procedere con un cambio di marcia più deciso, constatare che il mercato del noleggio si stia posizionando verso un livello di imprenditorialità più qualitativo e professionale è per me una bella notizia.

In generale, le mie preoccupazioni e le mie ansie sono un po’ quelle di tutti i miei interlocutori; anzi, dato che la mia attività si nutre delle loro ne sono il riverbero, sia in positivo che in negativo. Ho motivo di pensare che anche il 2019 per il noleggio sarà un anno positivo, purché le aziende che lavorano “in” e “per” questo settore siano capaci di andare ulteriormente e con decisione verso il nuovo, ovviamente senza perdere di vista il valore del vecchio nella prassi quotidiana.

Credo di poter dire che si è tutti di fronte, finalmente, a uno dei più evidenti cambiamenti del quadro culturale, sociale ed economico. Mai come oggi, il sistema basato sul capitalismo a tutti i costi viene messo in discussione da un modello di economia incentrato sul recupero e sulla condivisione delle risorse, di cui il noleggio è parte integrante così come la sharing economy. Ci siamo arrivati per ultimi, forse, ma ci siamo arrivati anche noi. La sensazione che il capitalismo sia l’unico sistema politico ed economico percorribile e che sia impossibile anche solo immaginarne un’alternativa coerente, si sta sgretolando proprio sotto i colpi di nuovi modelli basati sull’economia territoriale, sulla condivisione, sulla consapevolezza che le risorse non sono infinite. E questo, finalmente, è sganciato da visoni politiche e schieramenti a priori, e non appartiene a logiche di destra o di sinistra, logiche peraltro ormai completamente svuotate di significato. Finalmente, persone e aziende agiscono basandosi sul buon senso, sull’utilizzo ragionato delle risorse, sulla consapevolezza degli oneri della proprietà a tutti i costi e anche e soprattutto sulla volontà di andare a prendersi quello che la politica da sola non è più in grado di dare loro, cioè la dignità di sperare in un futuro diverso e migliore.

In conclusione, per quanto mi riguarda ho pensato che se desidero un futuro diverso e migliore, devo essere in grado io di offrirlo per primo: nel mio lavoro, con colleghi e clienti, nella qualità delle relazioni umane e professionali di ogni giorno. Vorrei essere capace di ascoltare meglio e recepire le buone idee con più attenzione, captarle con una mente più aperta, andando oltre ai pregiudizi di chi me le propone. Vorrei curare meglio i piccoli dettagli: rispondere a tutti quelli che mi scrivono, ad esempio, per non far sentire nessuno un interlocutore inesistente. Le preoccupazioni qui sono tutte incentrate su di me, perché conosco la mia incostanza (se sorridete, significa che mi conoscete bene).

Mi piacerebbe, ovviamente, avere a che fare io stesso con persone della stessa pasta: citando Ford, con un minor numero di “brave persone” e un numero maggiore di “persone brave”, per contribuire tutti a generare quell’energia che nasce quando si incontrano teste pensanti, competenti, che si rispettano, che sanno riconoscere lealmente la propria diversità e siano capaci di accettare le critiche, esaltando al contempo quanto di buono è operato da altri, in primis dai competitor. E’ un desiderio personale, ma anche un personale auspicio per tutto questo settore, di cui non ho mai perso nemmeno per un giorno la passione originaria. Quella che mi ha convinto a superare le preoccupazioni di dover abbandonare “il posto sicuro” per seguire l’idea di inventarmi qualcosa di bello e utile, facendo prevalere le speranze.

Tag dell'articolo: noleggio, Rental Academy

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