Il ruolo centrale del noleggio nell’economia del territorio
Un celebre adagio africano chiude con un monito ormai noto a tutti: “Ogni mattina, quando il sole sorge, non importa se tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre”.
Andare veloci, non smettere di fare: mai come adesso le imprese italiane hanno preso atto di quanto occorra realizzare quel “cominciare a correre” che spesso parte dallo studio preliminare di un progetto, cui far seguire la rapida realizzazione del prodotto o del servizio progettato e procedere a nuovi cicli, con nuovi progetti e nuove tecnologie. Fermarsi, ragionare, essere proattivi anziché reattivi è diventato quasi una sorta di privilegio. Per un noleggiatore occorrono due basi fondamentali per mantenere oggi la lucidità in questo contesto in costante movimento, chiamiamole due rampe di lancio: la prima è credere fortemente nelle proprie capacità d’impresa, fino al virtuosismo, e avere uno sguardo preciso sul territorio in cui si agisce, dove potere disegnare da protagonisti un nuovo modello di sviluppo economico. La seconda sono le risorse: in primis anche se non solo, i soldi.
Per rendere pienamente compiuta la realizzazione della prima fase, il contesto ci sta venendo incontro perché la discontinuità, a volte il taglio netto con l’impianto capitalistico novecentista è già cominciato. Pensare a nuove dinamiche antropologiche, sociali ed economiche che abbiano un forte innesto nello sviluppo territoriale ha già maturato una nuova forma di economia, in cui il noleggio è al centro. La potente realizzazione dell’economia di consumo, basata sulla vecchia fabbrica d’ispirazione fordista con il suo automatismo alienante, è finita in cenere, come è finito in cenere il concetto dell’operaio o del cottimista pagati “abbastanza” per potersi permettere di comprare il prodotto stesso da lui fabbricato (pensiamo alle automobili da possedere a tutti i costi). Questo sistema sembra sia stato ormai metabolizzato e sia stata già pienamente compresa la forza di un’alleanza tra la discontinuità con il ‘900 e il ritorno sul territorio: al centro delle nuove forme di sviluppo economico è la cosiddetta “economia leggera”, con il suo motore in una nuova cultura ambientale e sociale basata sulla condivisione e sulla sharing economy.
Innovazione e territorio
Il tessile di Carpi, ad esempio, è una delle situazioni virtuose analizzate da Bonomi; sono centinaia le aziende che appartengono a una dimensione comunitaria dello sviluppo circa la tecnologia, la logistica, la distribuzione, la commercializzazione e che costituiscono l’operosità globale del territorio, compreso tutto il distretto emiliano della moda. Risultato, la popolazione è cresciuta, il PIL anche; qualcosa vorrà dire, nonostante la crisi e nonostante il terremoto del 2012. Non solo tessile però: citiamo brevemente anche l’attività del gruppo Aimag, società di servizi con sede a Mirandola che opera in 28 comuni e gestisce direttamente o tramite le società controllate i servizi idrici, ambientali, energetici e tecnologici e di pubblica illuminazione per oltre 285mila cittadini. E’ proprio di questi giorni la realizzazione di un progetto finalizzato a trasformare l’alto potenziale d’innovazione e tecnologie presenti sul territorio gestito da Aimag in realtà imprenditoriali in grado di affermarsi sul mercato con successo e a far crescere il territorio di riferimento.
La corsa però impone che si cominci presto, da giovani, giovanissimi: a un professore e a tre ragazzi del corso di biotecnologia di un istituto di Jesi è venuto in mente di riciclare il plexiglass di scarto, il vetro sintetico, in una sostanza in grado di depurare l’acqua dal calcare; non ci addentriamo in particolari tecnico-chimici ma sottolineiamo la validità di un progetto di ricerca che, nel riconoscere e valorizzare l’eccellenza di professori e studenti, ha già suscitato l’interesse di alcune aziende pronte a realizzare l’idea dopo la fase di sperimentazione.
L’anello centrale della sicurezza
C’è un’esigenza però, tra quelle meno evidenti, di cui i manager del noleggio che hanno come target l’industria e la cantieristica sono sempre più consapevoli ed è destinata ad assumere un’importanza crescente, non solo per quanto inciderà sempre più alla voce ricavi, ma anche per l’aspetto tecnologico evolutivo e del risparmio assicurativo: la sicurezza. Stiamo parlando delle varie forme assunte dal concetto di “scatola nera”, un sistema (o più sistemi) di controllo basato su rilevatori capaci di registrare una grande quantità di dati: lo stato del veicolo, eventuali interventi di manutenzione predittiva, guasti riparabili in remoto e molte altre possibilità, tra cui ridurre furti e appropriazioni indebite, temi sempre molto cari al noleggiatore.
Tutta l’imprenditoria PMI, di cui il settore del noleggio è parte, è ormai diretta speditamente nell’attrarre la clientela attraverso supporti tecnologici sempre più all’avanguardia che soddisfino esigenze (e competitività reddituale) in continua crescita, che conferiscano valore ai clienti e che allontanino la competizione dall’aridità del canone a basso costo, in cui si nasconde inevitabilmente il basso valore aggiunto. Ingenti investimenti, quindi, per stare al passo con l’evoluzione del mercato. La parola d’ordine, come ripetiamo spesso dalle pagine di questo portale, è digitalizzazione. Ma si è davvero tutti capaci di sopperire alle esigenze tecnologiche, al futuro che macina il terreno davanti a sé, a far tutto, insomma? Spesso no; non è possibile, manca l’alfabetizzazione, mancano le risorse. La strada verso una maggiore diversificazione tecnologica rispetto al passato ha comunque ancora bisogno di tre punti cardine: un software, una piattaforma e un manager in carne e ossa.
Persone o robot?
Di software e piattaforme potremmo parlare all’infinito, tale è l’offerta degli operatori del settore verso le esigenze più svariate della clientela. Aeroporti, stazioni, tour operator, agenzie di viaggio e intermediari di ogni genere e, naturalmente gli operatori del noleggio, rappresentano le forme d’incontro tra quello che si desidera sia stato inventato e quello che è possibile inventare: nuove tecnologie, applicazioni mobili che uniscano minore spesa e maggiore flessibilità dei contratti; dispositivi di connessione alla rete stando fuori o dentro l’auto, il furgone, il mezzo operativo; sviluppo delle App per la rilevazione dello stato del veicolo (controllo danni) prima e dopo il periodo di noleggio, eccetera. Manca però ancora una cosa: un manager in carne e ossa, un essere umano. Se siamo lontani dall’organizzazione fordista, come si diceva più sopra, ridotta in cenere dall’evoluzione organizzativa del contesto economico e sociale, dobbiamo vigilare che un’altra e moderna parcellizzazione del lavoro, che un altro meccanismo capitalista duro, aggressivo, monotono che privava il lavoratore della libertà di vedute e di scelte non sia sostituito da qualcosa di altrettanto alienante. In questo momento tutto è possibile e veloce: i sistemi di comunicazione di oggi fanno diventare vecchi quelli di ieri; le novità informatiche che permettono di migliorare (ma è sempre vero?) i processi gestionali d’impresa si accavallano gli uni sugli altri in un’avidità bulimica di traguardi, di progetti, di redditività economica la cui asticella è messa sempre più avanti. Senza considerare i robot, che già svolgono funzioni umane quasi analogiche presidiando da un computer aree di recruitement e customer care come se fossero persone reali. E’ in questo modo che abbiamo eliminato l’oppressione fordista?
Forse l’oppressione di ieri si chiama oggi in un’altra maniera, altrettanto alienante: si chiama ansia, si chiama nevrosi. Abbiamo ricostruito una nuova libertà per essere ancora più prigionieri e in modo più subdolo: ci bruciamo la strada alle spalle per divorarne sempre di più davanti a noi, nella rarefazione di ogni tipo di rapporto e di relazione. Ecco quindi la necessità di ritornare a un’innovazione guidata dall’umano, non dal disumano.
Presenza sul territorio quindi, perché ogni territorio è diverso e deve essere ascoltato nella sua diversità; ogni mercato ha bisogno di vedere realizzata la propria specificità che può essere compresa con la conoscenza della sua identità, della sua realtà. La relazione con il cliente, anche oggi non nasce dalla sera alla mattina, ma da un lungo rapporto che porta il noleggiatore a conoscere e verificare l’esigenza sempre specifica del “suo” cliente, per soddisfarlo e arrivare alla formulazione del cosiddetto “valore aggiunto”. Tale valore si riproporrà in una catena virtuosa su tutte le altre relazioni di lavoro che seguiranno il rapporto tra cliente e noleggiatore.
Innovare quindi, certamente, andare avanti. Ma restare uomini è sempre obbligatorio.
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