6 errori da non commettere sui social

6 errori da non commettere sui social media
6 errori da non commettere sui social media

Per noi utenti, leggere le pagine e i post pubblicati sui vari social media su cui siamo presenti può essere a volte decisamente irritante.

6 errori da non commettere sui social media

Troppe aziende o persone che lavorano in ambito aziendale commettono errori anche basilari nella gestione di questi strumenti di comunicazione.

Ovviamente non sto parlando di casi eclatanti come le recenti polemiche sulla gestione della pagina Facebook INPS per la famiglia, oppure sulle crisi di comunicazione derivanti dai contenuti che vengono pubblicati online.

Parlo di errori nell’utilizzo dei social che dimostrano che le aziende o i professionisti che vi lavorano non hanno capito a che cosa servono questi strumenti, e, in ultima analisi, non rispettano gli utenti che, leggendo i loro contenuti, seguendo i loro profili e mettendo un “like” prestano loro tempo e attenzione.

Vediamo alcuni di questi errori.

1. Chiedere ma non rispondere

E’ fastidioso quando le aziende chiedono qualcosa sui social ma poi non interagiscono con chi risponde alla loro domanda. Si vede chiaramente che hanno letto su qualche manuale che sui social bisogna fare domande per aumentare l’engagement, ma poi si fermano lì, e non pensano che questo vale anche per loro.

Questo vale anche per i commenti spontanei, sia positivi che soprattutto negativi (su cui vi rimando a questo post, sempre attuale).

2. Tentare subito la vendita

Questo errore si applica a tutti quelli che rispondono al primo approccio con un immediato tentativo di vendita. Questo può avvenire sui social con interazione diretta tra le persone, come Twitter o LinkedIn.

Guardando i post che ricevo sul mio feed di LinkedIn tutti i giorni è facile notare che quelli che ricevono meno engagement (condivisioni, commenti e così via) sono quelli più promozionali, mentre ricevono molta più attenzione quelli in cui si condividono informazioni utili o si propone una discussione.

Questo errore viene commesso anche da coloro che si iscrivono ai vari gruppi sui social (ma anche al di fuori di essi, ad esempio sui forum) solo per cercare di vendere il loro prodotto agli altri. Comportamenti come questo sono alla base del “giro di vite” che LinkedIn, ad esempio, ha dato ai suoi gruppi alcuni anni fa.

Intendiamoci, non è impossibile trovare nuovi contatti attraverso questi strumenti. Ma che cosa pensereste se, incontrando qualcuno per la prima volta a una festa di amici, questo cercasse immediatamente di vendervi qualcosa?

3. Non differenziare la comunicazione

Ogni social network ha le sue regole e i suoi parametri di comunicazione. Alcuni sono tecnici (dimensioni, risoluzione e formati delle immagini, lunghezza massima dei post, eccetera), altri più di stile (uso degli hashtag o delle emoji, stile colloquiale o formale, e così via).

Quando si vede qualcuno che posta su un social qualcosa di palesemente errato da questo punto di vista, si capisce subito che è un “novellino” o che sta lavorando al risparmio…

Un’altra versione di questo errore è l’utilizzo di LinkedIn come se fosse Facebook, mediante la condivisione di contenuti personali, non professionali o, a volte, anche di propaganda politica.

4. Automazione indiscriminata

A volte capita di leggere commenti che sono stati chiaramente scritti da un bot, oppure messaggi di risposta automatica che non forniscono alcun supporto a chi li riceve.

E’ utile in diversi casi impostare dei meccanismi di contatto automatizzato (ad esempio, una risposta automatica che informa che la richiesta di informazioni è stata ricevuta e presa in carico da qualcuno). Tuttavia queste interazioni dovrebbero essere chiaramente etichettate come automatizzate, per non illudere coloro che stanno interagendo con noi o con la nostra azienda.

Inoltre, le ultime statistiche dicono che anche i chatbot hanno già abbastanza deluso coloro che visitano i siti web. Se questi strumenti, per quanto innovativi, non aggiungono valore informativo all’interazione con i visitatori, meglio sostituirli con una pagina statica di FAQ, aggiornata periodicamente.

5. Inviti non richiesti

Spesso, in particolare su Facebook e LinkedIn, si ricevono inviti mandati a sproposito, da persone che non conosciamo neppure di vista.

Anche questo è un comportamento online sbagliato, che denota la volontà di andare dietro a delle inutili vanity metric (avere più connessioni possibili) invece di una comprensione genuina di come funzionano queste piattaforme.

6. Troppa pomposità

Anche sui social, ormai, si è purtroppo diffusa la tendenza delle imprese a gonfiare con termini e parole pretenziose le capacità e le caratteristiche positive della loro offerta.

Con l’emergere delle ultime tendenze del personal branding (e anche il passaggio da un sistema economico strutturato nelle aziende a un mondo sempre più fatto di freelance a contratto) purtroppo questa moda si è trasmessa anche alle persone, combinandosi con l’abuso della lingua inglese, considerata più cool e internazionale.

Il risultato è che oggi non esistono più i Direttori Vendite o Acquisti, ma siamo pieni di Innovation Manager, CX Expert, Brand Ambassador, VC Angel, Start-Up Accelerator, MongoDB Ninja, Senior Industry Director… spesso nello stesso profilo.

Per vedere questi e altri errori da non commettere sui social media, ma soprattutto per vedere come impostare una strategia di comunicazione online, iscrivetevi al Master in Noleggio di Rental Academy. Il 14 Maggio a Bologna parleremo proprio di Comunicazione Digitale per il Noleggio.

E voi che cosa ne pensate? Quali sono le cose che vi capita di vedere sui social e che vi danno più fastidio?

Segnalatelo (e sfogatevi!) usando i commenti qui sotto.

Tag dell'articolo: digital marketing, social media

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