Ciao Silvio

Silvio Vergano
Silvio Vergano

Un ricordo di Silvio Vergano

Silvio Vergano, istruttore IPAF e addetto al noleggio presso un importante gruppo bergamasco, è morto sabato 31 gennaio alle ore 13, a seguito di un malore, mentre in bicicletta stava percorrendo la statale Calolziocorte-Cisano. Aveva 52 anni. Alla sua famiglia va il nostro sentito abbraccio. I funerali si svolgeranno martedì 3 febbraio, alle ore 15 presso la chiesa di Brembate di Sopra (BG).

La notizia che non avrei mai voluto ricevere mi arriva sabato pomeriggio al telefono per bocca di Roberta, ex collega di Silvio e amica comune. Rimango ghiacciato. Non ci credo. Mi convinco che Roberta si sbaglia, forse si è solo sentito male. Sono stato con Silvio appena dieci giorni prima, al seminario di sviluppo professionale degli istruttori IPAF, come ogni anno. Ci siamo divertiti a farci la foto che vedete postata qui “non ne abbiamo una insieme, così la possiamo mandare a Robi” mi aveva detto.

Ho conosciuto Silvio qualche anno fa, l’ho avuto come allievo durante un corso per formare alla docenza gli istruttori IPAF. Siamo diventati amici. Silvio era garbato e gentile: quando doveva dirti qualcosa lo faceva con una delicatezza e un tatto unici. La stima reciproca ci portava a inoltrarci in qualche suggerimento, critica, incoraggiamento. Silvio amava il suo lavoro e amava chi lo aiutava a farlo al meglio. Ci sentivamo spesso al telefono e così è stato anche giovedì scorso, per condividere quello che sarebbe potuto diventare un bel progetto.

Non riesco a dire altro, perciò ho chiesto a Roberta di scrivere qualcosa lei, perché il ricordo di Silvio resti indelebile in chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato la grande umanità.

“E’ tra la musica a tutto volume, le risate dei ragazzi, le corse dei più piccoli in attesa dell’esibizione, le prove microfono dello staff che ricevo quello che pensavo uno dei tanti sms del pomeriggio. Ma non lo era, era invece un messaggio assurdo che mi comunicava la morte improvvisa di Silvio. Mentre tutto attorno la vita rumorosa e gioiosa proseguiva, mi sono trovata in un’altra dimensione e pensieri veloci come non mai mi hanno assalito. I suoi occhi! I suoi occhi mi hanno riportato all’ultimo incontro sul lavoro (circa un anno fa ormai), quando ebbi una breve chiacchierata con lui in ufficio.

In circostanze come queste abbondano (e a volte si sprecano) i messaggi di coloro che hanno conosciuto chi ci lascia. Io probabilmente non posso dire di aver conosciuto Silvio nel senso più vero del termine, tuttavia voglio ricordarlo per quel tesoro prezioso e raro che mia ha lasciato. Non erano frequenti i nostri scambi telefonici o visivi, tuttavia quando capitavano erano unici, diversi da molti altri. I suoi occhi! I suoi occhi ti guardavano tanto quanto ti parlavano. Non tutti gli occhi sanno guardare: i suoi sì, sapevano farlo molto bene! E io faticavo a reggere il suo sguardo, che non voleva far altro che guardarti e lasciarsi guardare.

E poi il suo era un parlare “diverso”, oserei dire “leggero”: lui sì che sapeva dare un senso al suo parlare, misurare ogni pausa e renderla unica, regalarti minuti di conversazione che sempre avevano un significato, anche quando si parlava di cose di poco conto. Quello sguardo trasparente e quella tranquillità, quel senso di pacatezza e di serenità: erano queste le sensazioni che mi hanno violentemente assalito fra i rumori ormai insistenti della musica che mi circondava. Sensazioni estranee dal mio essere, ma che in quel momento dovevano comunque trovare un posto nei miei pensieri.

E’ stato proprio in quell’istante in cui è partita la canzone “Sulle ali del mondo”. Le prime parole mi hanno fatto alzare lo sguardo. “Volerò sulle ali del mondo, nel cielo infinito volerò, resterò per sempre bambino è questo il destino che incontrerò”. La cantava un bimbo dell’asilo, Simone. Lo guardo bene e, per quanto differenti potessero essere, i suoi occhi erano di un blu trasparente e inteso come quelli di un amico che sapeva guardare, con quello sguardo sincero dei bambini. Che mi guardava dentro e che mi regalava istanti di pace e serenità, anche quando magari era difficile averne su un luogo di lavoro così tormentato.

Un tesoro raro e prezioso che custodirò sempre nel cuore”.

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