Ascoltare, ascoltare, ascoltare

Dopo il periodo non semplice appena trascorso, Rental Blog ha deciso di ripercorrere insieme a voi i pezzi principali che vi hanno incuriosito e tenuto compagnia negli ultimi mesi. Questo articolo, pubblicato originariamente il 20 Marzo, è uno dei primi a essere stati pubblicati durante i mesi di lockdown, quando ancora galleggiavamo tutti nell’incertezza e nella paura di come si sarebbe evoluta la situazione

Man mano che passano i giorni, abbiamo sempre meno voglia di scherzare.

Ci sentiamo più vulnerabili, spaesati, fragilissimi: magari abbiamo visto morire qualcuno che conosciamo, e lo abbiamo visto morire male.

La sede della nostra redazione è in Lombardia, tra Milano e Bergamo, ed è davvero come stare in trincea: le paure sono diventate tante, non solo quelle di tipo operativo ed economico.

Ci aggrappiamo al bollettino delle 18 in attesa di una conferma dell’inversione di tendenza dei numeri. Ma la conferma non arriva. Anzi.

Stiamo cercando di ricostruire la realtà della nostra vita, con le sue scansioni e le relazioni, in un modo diverso e completamente nuovo. E ci accorgiamo di non avere una grammatica. Non abbiamo delle procedure da seguire.

Certo, ci sono quelle dei decreti, che sarebbe già ottima cosa adottare senza fare polemiche. Ma il resto?

Siamo stati ridimensionati: nelle priorità, nella percezione di quanto conti il singolo soggetto. Appartenere a una dimensione collettiva è infinitamente più importante di qualsiasi cosa che abbia inizio con la parola “Io”. Forse adesso lo stiamo capendo.

Del resto, comunicare significa “mettere in comune”, “condividere”.

Eppure, qualcuno reagisce ancora puntando il dito sulle decisioni che vengono adottate.

E chi ha sempre praticato un linguaggio commerciale aggressivo, non possedendone un altro, continua a farlo come se niente fosse.

E poi c’è l’etica, anche quella del lavoro e delle relazioni professionali.

Un portale del nostro settore va annunciando con fierezza di aver avuto un’impennata esponenziale di visite, offrendo numeri come fossero un trofeo da esporre al mercato.

Mi domando se esiste ancora, a distanza di poche settimane, un mercato in grado di comprendere questo linguaggio.

Anche noi abbiamo aumentato i contatti, ovvio, è normale che la gente si colleghi più del solito per informarsi.

Ci sentiamo più vicini ai nostri lettori che non abbiamo mai considerato consumatori, ma persone, e sentiamo voi più vicini a noi.

E’ più forte il senso di community.

Personalmente, proverei un senso di vergogna andando a sbandierare la crescita dei contatti come il risultato di una perfetta strategia di marketing. Voglio dire: comprendo ancora la differenza tra i riflessi del Covid-19 e le tecniche di SEO.

La nostra scelta, fin da subito, è stata quella di renderci utili in un momento in cui tutti stiamo rischiando di diventare rapidamente inutili, obsoleti, se non ci mettiamo a servizio.

Lo stiamo facendo continuando a fare quello che sappiamo fare: servire il mercato e produrre idee. Le idee non sono una faccenda di puro intelletto, muovono emozioni, quindi stimolano reazioni.

Ad esempio, ci è stato naturale organizzare alcuni webinar gratuiti e condividere un po’ del valore che abbiamo messo in casa, in un momento in cui è possibile farlo.

Crediamo fermamente nella condivisione delle conoscenze e siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo. Io stesso mi renderò disponibile gratuitamente se qualcuno nel settore sentirà il bisogno di confrontarsi. Poi vedremo, insomma.

Perciò ringrazio chi ha compreso il senso dell’iniziativa e ci ha scritto per dirci qualcosa in più di un semplice grazie o giusto per confermare l’iscrizione. Ringrazio la redazione e gli inserzionisti, che ci stanno sostenendo. E chi si unirà per sostenerci anche nelle prossime settimane.

In un certo senso, ringrazio anche chi, commentando iniziative del genere, ha scritto sui social che “regalare corsi adesso è una furbata di marketing”.

Parafrasando una bellissima poesia di Wislawa Szymborka, devo molto a queste persone, perché ricordandomi chi sono loro, mi ricordano anche chi, invece, sono io.

Riguardo all’informazione ai lettori, seguendo il nostro stile, in questi giorni abbiamo deciso di dare spazio e ascoltare.

In questa settimana abbiamo pubblicato quasi solo interviste. Le ho lette attentamente e le ho offerte al nostro pubblico come strumento per decifrare lo scenario che abbiamo davanti e per capire alcune decisioni prese e da prendere.

Ascoltare, prima di farci un’opinione, è fondamentale.

Se ascolto capirò meglio cosa dicono le persone e le persone saranno più disponibili ad ascoltarmi (o leggermi), quando parlerò io.

Inoltre, le prime e reattive opinioni che mi sono venute in mente, riguardo alle scelte che alcuni soggetti stanno facendo, le ho scartate tutte.

Contenevano dei (pre)giudizi, quindi le ho messe da parte. Voglio prima conoscere le motivazioni che le hanno generate, e solo dopo farmi un’opinione.

Se mi metto in ascolto ne comprendo meglio le ragioni. Mi aiuterà ad accettarle o a dissociarmi, ma sarà un’opinione solida, costruita attraverso il confronto, all’interno di un contesto in cui qualsiasi scelta fatta oggi potrebbe sembrare giusta o sbagliata.

Io non credo di avere il potere di giudicarle a priori.

A chi ci ha tirato per la giacca sollecitando una nostra opinione, magari sottolineando la mancanza di coraggio nel non esprimerla, voglio dire che, in questo momento, ci vuole forse più coraggio nel sospendere qualsiasi giudizio sull’operato altrui senza aver prima compreso bene le ragioni.

Almeno, io la penso così.

“Ammiro” chi ha sempre il megafono aperto e il dito puntato, magari con una sottile vena manipolatoria. Ma in questo caso mi riconosco in quanto scritto da Oscar Wilde:

“A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio”.

#celafaremo