Segnali incoraggianti per l’economia della zona Euro

Andamento di PIL e indice PMI in Europa
Andamento di PIL e indice PMI in Europa

Fonte: Eurostat e IHS Markit

Secondo le stime preliminari dell’indice PMI, l’ulteriore crescita dell’attività economica registrata nella zona euro a Giugno ha contribuito a far registrare il miglior trimestre degli ultimi sei anni per l’economia del Vecchio Continente.

L’indice PMI calcolato dalla società IHS Markit è sceso dal valore massimo degli ultimi anni (56,8) a un valore decisamente meno frizzante (55,7), ma questo non ha impedito alla media degli ultimi tre mesi di attestarsi sopra il valore di 55,6, registrato nel primo trimestre, ai massimi trimestrali dal 2011. Secondo le stime della società che lo rileva, un valore come questo consente di stimare che la crescita del PIL dell’eurozona salirà da +0,6% del primo trimestre a +0,7% nel secondo.

Andamento di PIL e indice PMI in Europa

Fonte: Eurostat e IHS Markit

Non tutti i settori viaggiano alla stessa velocità: quello produttivo cresce a livelli ottimi, mentre quello dei servizi sembra aver perso slancio, anche se la sua crescita resta sostanziosa.

Aumentano i posti di lavoro

Anche se i tassi di crescita sono rallentati, la presenza di numerosi ordini in portafoglio e un sentiment positivo presso le aziende ha fatto sì che proseguisse la crescita del numero di nuovi posti di lavoro creati. Questo vale in particolare nell’industria, grazie alla crescita della domanda estera.

Al contrario, tra i fattori che potrebbero porre un limite alla crescita della produzione ci sono i ritardi con cui le aziende riescono a far fronte alla domanda. Tuttavia, grazie alla riduzione dei prezzi globali delle principali commodity (tra cui in primis il petrolio e i suoi derivati), non si registrano particolare pressioni al rialzo dei prezzi.

Il contesto attuale

La sorprendente forza mostrata dall’indicatore PMI nei primi mesi dell’anno è stata successivamente confermata dal miglioramento delle statistiche ufficiali, e in particolare dalla revisione al rialzo del PIL del primo trimestre. Allo stesso modo, il miglioramento della situazione sul fronte dell’occupazione, che era stato previsto dall’indicatore PMI nei mesi precedenti, è stato confermato successivamente: il tasso di disoccupazione della zona euro è infatti sceso a 9,3%, il livello più basso dal marzo 2009 e molto inferiore al 12,1% di quattro anni fa. Secondo i dati dell’indicatore PMI, si potrebbe registrare un ulteriore miglioramento nei prossimi mesi.

Tuttavia, l’elevato tasso di disoccupazione non deve far dimenticare che l’attuale situazione economica, per quanto incoraggiante, deve essere analizzata nel contesto dei danni procurati dalla crisi finanziaria globale e da quella successiva del debito pubblico.

Il tasso di disoccupazione, ad esempio, resta su livelli storicamente elevati: in Grecia esso è pari al 23,2%, mentre in Spagna è pari al 17,8%. Se poi si guarda al tasso di disoccupazione giovanile, la situazione diventa drammatica: esso è infatti pari 18,7% (ossia quasi un giovane su cinque) in media in tutta la zona euro, con punte del 47,9% in Grecia, 39,3% in Spagna il 34% in Italia. Non si sbaglia se si dice che ogni mese che passa aumenta lentamente il numero dei giovani di una generazione perduta.

Inoltre, anche se il livello del PIL nel complesso della zona euro è superiore del 3,1% ai livelli precedenti la crisi, questo in realtà è dovuto in larga parte alla ripresa della Germania, che ora supera i livelli del 2008 del 6,5%. Italia e Spagna rimangono invece su livelli inferiori, con il nostro Paese in realtà molto più indietro di quello iberico.

Non sorprende quindi che l’inflazione reti su livelli ridotti, a causa della mancanza di domanda sufficiente a far salire i prezzi; da questo punto di vista, le politiche della BCE sono riuscite a scongiurare crisi ben peggiori, ma non a far ripartire un’inflazione positiva.

In ogni caso, la situazione attuale resta quasi certamente quella più incoraggiante da questo si è verificata la crisi di Lehman Brothers, e anche alcuni tipi di rischi (di natura politica) si sono leggermente ridotti, anche se non sono scomparsi del tutto.

Le elezioni di Settembre in Germania restano oggetto di grande attenzione, e la situazione politica in Italia e Spagna è ancora fragile. Il sentiment delle imprese europee potrebbe inoltre risentire di una Brexit lenta o disordinata, anche a causa di minori esportazioni verso il Regno Unito.

Tag dell'articolo: PMI, scenario economico

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