Non è un segreto che alcune amministrazioni locali, specialmente quelle con sistemi di trasporto pubblico su taxi molto diffusi, non hanno visto di buon occhio l’arrivo di Uber. La risposta, in genere, consiste nell’impedire (o nel tentare di impedire) a Uber di operare.
Recentemente, ad esempio, alcune città cinesi, tra cui Pechino, Qingdao, Nanjing, Dalian e Shenyang hanno vietato ai tassisti l’uso non solo di Uber, ma anche delle rivali cinesi, come Didi Dache o Kuadi Dache. Il blocco è ovviamente una vittoria per tutti i servizi di taxi tradizionali, che non si basano sui servizi di consumo condiviso.
Ma la risposta organizzata dalla Commissione Taxi di Washington è diversa: provare a competere.
La Commissione ha infatti annunciato nel Dicembre scorso che a Marzo 2015 inizierà il test di un’App chiamata “Universal D.C. TaxiApp”. Gli utenti potranno chiamare uno dei 7.000 Taxi autorizzati, mentre Uber, Lyft e soci potranno continuare a operare.
Altre città negli USA e anche altrove nel mondo hanno adottato approcci più drastici. Per motivi diversi, Uber è stata bandita in Spagna, India e Thailandia (e recentemente anche in Cina, come si è visto sopra) nonostante abbia ottenuto il diritto a operare a Berlino.
Uber e Lyft manterranno il loro vantaggio competitivo derivante dall’operare in molte città (importante ad esempio per gli uomini d’affari) e ovviamente dall’aver sviluppato per prime App e servizi come questo.
La Commissione Taxi di Washington avrà dalla sua un controllo maggiore dei suoi autisti e una politica di prezzo più fissa e stabile di quella di Uber.
Per quanto riguarda poi nello specifico quest’ultima, resta da vedere se userà anche con i taxi della capitale americana tattiche competitive “al limite” come quelle usate recentemente con altri concorrenti privati.