Senza scomodare Einstein e i suoi discorsi sul valore della crisi e sulla necessità di un cambiamento quotidiano, pena il non evolvere, basterebbe osservare come è cambiata la nostra vita negli anni per capire quanto effimeri siano i modelli di business che si attuano attorno a un prodotto e quanto veloce sia oggi il cambiamento, anche all’interno di un quadro economico, politico e sociale locale. A meno che non siete tra quelli che sperano che possa davvero cambiare qualcosa dopo questa tornata elettorale.
Molti anni fa, possedere una macchina da cucire in ogni famiglia era normale; Gates veniva preso per pazzo quando andava dicendo che avrebbe messo un computer su ogni scrivania e l’avvento del Cd aveva spazzato via l’ascolto della musica su vinile. Oggi le macchine da cucire sono un prodotto di nicchia, giriamo con un paio di computer in tasca e le case discografiche stanno decidendo di abbandonare il Compact Disc. I cambiamenti, lenti o rivoluzionari che siano, producono effetti sulla vita e sull’organizzazione produttiva, anche se non su tutti e allo stesso modo. Continuiamo a bere Coca Cola ma acquistiamo componenti d’arredo da montare in kit.
Da sempre prospera chi riesce a individuare per tempo un cambiamento dei costumi di vita e a darne risposta. Si evolve chi prevede e sfrutta a proprio vantaggio un quadro economico o sociale che muta; chi riesce a concatenare la convergenza di eventi prevedibili, prevedendone l’impatto. Se scommetto ad esempio su un periodo dato per certo di incessanti piogge e avrò fatto incetta di pompe idrovore, può darsi che mi troverò a operare in una situazione economicamente favorevole, nell’incontro tra domanda e offerta.
Ora, se anche i cantanti non basano più il loro modello di business sulla vendita dei Cd (ma sugli spettacoli dal vivo, mettendo paradossalmente la musica gratis su Internet per incrementare la diffusione), se sono sempre più rari i segmenti in cui si riesce a fare margine con la sola intermediazione commerciale, perché la Rete è diventato un enorme magazzino di prodotti, siamo sicuri che offrire noleggio dovrebbe basarsi ancora sulla sola componente hardware? D’accordo, si prende a noleggio una macchina, un attrezzo, un qualcosa di fisico e pure in un contesto in cui il maggior competitor è rappresentato da chi vende lo stesso mezzo al mercato dell’usato.
Ma non è il caso di sviluppare una riflessione più seria sulle componenti “software” che girano attorno a questo mezzo prestato in uso? Il mondo dell’auto ci sta provando, il bike sharing è decollato combinando tecnologia e servizi. E anche il mondo dei telefonini ci insegna che, in mancanza di vere innovazioni tecnologiche, l’attrezzo fisico è meglio regalarlo e a fare business attorno ai servizi d’uso.