Un documento, redatto da un’importante società di servizi informativi per le imprese, ha messo in luce alcuni importanti elementi da tenere in considerazione in relazione all’attuale crisi dei mercati del debito europei. Li riepilogo qui sotto.
- Anche se in questo momento si fa più caso alla valutazione del rischio sui debiti dei vari paesi (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia), occorre ricordare che esiste un’area di analisi più ampia, che va sotto il nome di rischio-paese. Questo insieme di rischi fa riferimento non solo alla capacità del governo nazionale di ripagare i suoi debiti, ma alla crescita della sua economia, alla stabilità e capacità del governo di affrontare i principali problemi, al livello di tensione sociale e alla salute del tessuto economico e produttivo. Si può cioè creare una situazione in cui il rating dei titoli di stato è sufficiente, ma ci sono tensioni sulla spesa di medio lungo termine o sulla capacità delle aziende di pagare i propri debiti.
- I paesi in crisi, anche se riusciranno a evitare il fallimento (come tutti ci auguriamo) devono comunque lanciare una serie di misure drastiche, che comporteranno una recessione molto forte. Idem per i paesi “salvatori”, che da qualche parte devono trovare le risorse per finanziare gli aiuti ai paesi vicini.
- Il livello elevato di interconnessione tra le economie europee può creare problemi per le aziende anche dei paesi toccati solo indirettamente dalla crisi, ad esempio attraverso i meccanismi dell’import-export.
- Le connessioni finanziarie tra debitori (paesi e governi) e creditori di altri paesi (risparmiatori, ma soprattutto banche), può avere ripercussioni rilevanti sulla stabilità dei mercati interbancari, e quindi sulle aziende.
Su quest’ultimo punto, in particolare, è utile segnalare che il debito greco, ad esempio, è pari a due volte quello della banca d’affari Lehman Brothers: un fallimento della Grecia, o comunque una riduzione della quantità di soldi restituiti agli investitori, potrebbe avere effetti paralizzanti nel breve termine, e di innalzamento degli spread sui tassi praticati alla clientela (cioè alle aziende).
Anche se non ci sarebbe l’elemento di incertezza relativo ai titoli derivati (a differenza della crisi USA, oggi si sa già, più o meno, chi ha in mano i titoli greci), resta elevata la probabilità che le banche, per reazione alla crisi, congelino nuovamente i prestiti alle aziende, come avvenuto due anni fa.
In sostanza, come segnaliamo nel nostro Monitor Rental Blog, anche l’assenza di risorse finanziarie da parte delle banche, e l’aumento della rigidità delle valutazioni da parte di queste ultime (soprattutto su un settore che ha avuto diversi problemi di valutazione negli ultimi mesi, come quello del noleggio), sono elementi da tenere in considerazione per il prossimo futuro.