Se la lunga fatica congiunturale da sola non bastava a fare della Bauma una manifestazione non priva di incognite, ci si è messo pure il vulcano islandese, alleato del pessimismo e di quanti, come Haulotte, avevano già deciso di disertare l’imprescindibile evento triennale per dirottare risorse altrove. Chi scrive è approdato via rotaia il martedì, trovandosi di fronte a una fiera poco più che locale: lo si notava nei crocchi di crucchi attorno a macchine che si vendono solo in Germania, nell’apatia malcelata dei colleghi giornalisti, più interessati alla partita serale dell’Inter pro-beneamata o pro-gufi, negli spazi vuoti, soprattutto quelli del Far East (alcuni nemmeno allestiti) e nel visitatore virtuale, quello ancora atteso, ancora un’ombra.
Ottimismo un po’ forzato, dunque, e due eventi quasi estranei a marcare l’interesse: il primo rappresentato dal chiacchiericcio rispetto a quanti fossero gli euro spesi da Liebherr per allestire il proprio faraonico stand (praticamente una filiale impiantata all’ingresso Est), con un range di ipotesi che si aggirava tra i 12mila e i 25mila; in ogni caso uno schiaffo in faccia alla crisi e alle scelte di tagli drastici che anche il colosso tedesco ha dovuto affrontare appena qualche mese fa.
L’altro evento, un po’ macabro, è stato un omicidio in piena regola, perpetrato il primo giorno della manifestazione nell’area esterna: sotto gli occhi increduli dei visitatori in viavai un giovane impiegato, evidentemente esasperato, ha accoltellato alla gola la sua “capa” con un coltello da cucina (stava affettando lo speck); la poveretta è in seguito morta dopo un’agonia, riteniamo straziante, di qualche ora. Non bastassero più i suicidi del Triveneto, ora questa crisi si è spostata con veemenza tra le colonne della cronaca nera. Forse è anche per questo che le varie conferenze stampa per presentare improbabili novità di prodotto sono andate tutte quante deserte o quasi.
E’ l’altra faccia di un periodo nero, che fortunatamente è poi diventato grigio tendente al rosa, quando il vulcano ha mollato la presa e gli aerei sono tornati a volare.
E intanto l’Inter schiacciava il Barca, in un tripudio di brezel, spaten e wurstel.
Crisi…vulcano…sfiducia…insomma c’erano proprio tutti gli ingredienti per trasformare il mitico Bauma in una manifestazione più che zoppa e così è stato. A poco è servito che la fiera si sia riempita nel fine settimana di famiglie con seguito di bambini perché ciò che è mancato è stato l’afflusso, che nelle precedenti manifestazioni era una costante, dei cosidetti operatori economici, cioé di quelli che alle fiere ci vanno per vedere e decidere cosa comprare per i propri clienti a New York, Tokyo o Timbuktu.
Quest’anno è stato tutto un girarsi i pollici, un fare PR con i conoscenti di altre ditte nei loro stand, ovviamente nella speranza, spesso vana, di intercettare qualche visitatore interessante, qualche vecchia conoscenza oppure anche solo un suggerimento su qualche potenziale cliente.
Forse è venuto il momento di cominciare a ripensare a quali mezzi usare per raggiungere questo mercato ormai asfittico e ridotto ad una misera frazione di quello che era fino a poco tempo fa.
Forse è venuto il momento di dire che le fiere andrebbero ripensate: non si può continuare ad andare avanti con spese esagerate per gli stand, prezzi degli alberghi raddoppiati nel periodo della fiera e costi di ogni genere!
Anche se questa crisi dovesse passare per incanto -e ormai i tempi sono sempre più lunghi- non si potrebbe mai tornare ai dati di fatturato del mitico 2007 quando sembrava che la crescita fosse eterna! Per questo le fiere vanno “ripensate” ma bisogna che anche molti imprenditori “ripensino” alle loro aziende: è meglio essere in cento a produrre i dieci pezzi cadauno di un mercato da 1000 pezzi o non è forse meglio essere in dieci, magari in JV fra di loro, a fare cento pezzi a testa? Filosofia da bar? Può darsi però chiunque capisce che la frammentazione della produzione in un mercato in forte contrazione è la ricetta per chiudere!
Forse, e qui concludo, è tutto il nostro settore che va ripensato!