A tutti noi piace pensare che, essendo parte della razza umana, siamo individui estremamente razionali, dotati della capacità di distinguere in ogni situazione quale è la condotta migliore da tenere, soppesando attentamente tutti gli elementi.
Purtroppo, non è così.
Anche se, a differenza degli altri animali, siamo effettivamente dotati della capacità di sviluppare pensieri profondi e di analizzare situazioni complesse, purtroppo la realtà è che siamo continuamente influenzati, spesso in senso negativo, da credenze, errori, preconcetti. Tutti errori mentali che hanno in comune l’essere “scorciatoie”, ossia ragionamenti che facciamo e soluzioni (sbagliate) che adottiamo in modo più o meno automatico, a volte per pigrizia, a volte perché il nostro cervello, volenti o nolenti, è programmato in profondità per adottare queste scorciatoie ingannevoli.
Tutti ne soffriamo
Facciamo un esempio. Provate a rispondere a questo breve quiz. Mi raccomando: cercate di rispondere “al volo”, nel più breve tempo possibile, idealmente in due o tre secondi o meno.
Una camicia e una cravatta costano insieme 110 euro. La camicia costa 100 euro più della cravatta. Quanto costa la cravatta?
Se siete come la maggior parte delle persone, avete risposto 10 euro, e avete sbagliato. Se così fosse, la camicia costerebbe 110 euro, e quindi insieme i due capi costerebbero 120 euro. La risposta giusta invece è 5 euro.
Questo breve problemino ovviamente non dimostra che siamo stupidi o ignoranti in matematica. Se abbiamo tempo di metterci lì con carta e penna (o con un attimo di calma), arriviamo facilmente alla soluzione giusta. Ma se ci viene chiesto di rispondere in fretta, applicando gli schemi mentali più rapidi che abbiamo a disposizione, entrano in gioco scorciatoie che possono facilmente portarci fuori strada. In questo caso si tratta della facilità di confondere numeri come 10, 100 e 110 euro.
E l’esempio appena visto in realtà è solo uno dei tanti che si potrebbero fare.
Economia comportamentale
Negli ultimi anni è per questo nata un’intera branca della scienza che lavora a metà tra l’economia e la psicologia, con l’obiettivo di studiare, comprendere e, se possibile, “disinnescare” questi errori: in termini psicologici, questo può portare a migliorare la vita di tutti; in termini economici, si cerca di guidare meglio le politiche economiche pubbliche, prevenendo i comportamenti negativi e rinforzando quelli positivi.
A livello economico è infatti ormai opinione condivisa che il cosidetto homo economicus, una figura iper-efficiente che prende tutte le decisioni con la massima razionalità, in realtà non esiste. E questo mette in difficoltà tutti i modelli economici usati negli ultimi decenni, che si basano appunto su questo falso presupposto.
Uno dei principali studiosi di questo campo, Daniel Kanheman, ha, tra le altre cose, vinto un premio Nobel per l’Economia nel 2002 proprio per aver contribuito a smantellare questo mito, e aver contribuito (insieme al collega e amico Amos Tversky) a fare luce su come funziona il giudizio umano in situazioni di incertezza. Un premio Nobel ancora più importante se si pensa che è l’unico a esser stato dato a uno psicologo e non a un economista.
Per questo, a partire dalla prossima settimana, inizieremo una nuova serie di post dedicati agli errori cognitivi, a come si manifestano nell’attività lavorativa e nella vita di tutti i giorni, ma anche, il più possibile, a come si possono combattere, per prendere decisioni nel modo migliore possibile (anche se mai razionali al 100%).