Dopo le risposte ottenute al consueto panel trimestrale, un giro di telefonate a qualche amico noleggiatore non ha fatto che confermarci la situazione di paura in cui il settore sembra essere precipitato durante il mese di gennaio: per tutti (e per svariate ragioni) una specie di incubo. Piazzali pieni, macchine ferme, ordini che latitano. Nemmeno il conforto di qualche preventivo comparativo. E, in più, uno scenario che potrebbe prevedere nuovi costi da affrontare, come la verifica periodica dei mezzi, ormai senza più alibi. O gli adeguamenti normativi per poter svolgere una formazione tecnica certificata.
Non solo sembra essere statisticamente crollata la fiducia dei clienti del noleggio, ma pure quella dei noleggiatori stessi sembra decisamente vacillare. Per non parlare dei costruttori di macchine, uno dei quali mi ha confidato di aver costruito, nel 2011, cinque esemplari di un modello che solo quattro anni prima aveva ordini per 120.
Ormai sono quasi undici anni che mi occupo del noleggio come fenomeno sociologico, imprenditoriale, organizzativo e formativo. Come moderna soluzione per le imprese. Non ho mai assistito a un periodo di difficoltà così lungo e ostinato. Le grandi compagnie annaspano sotto il peso di una situazione finanziaria ormai asfittica, senza un cash flow decente e con tutti i parametri gestionali ormai saltati.
Le piccole società, il cui noleggio è stato fin qui un elemento di fidelizzazione e di integrazione reddituale, stanno abbandonando il comparto, mettendo in vendita i mezzi e le attrezzature come si svendono i gioielli di famiglia. La mobilità del lavoro ha visto ribaltarsi il peso specifico di una professionalità che prima veniva ricercata, e ora è letteralmente “scaricata”.
Girerà il vento
Eppure, le motivazioni per noleggiare rimangono intatte e la possibilità per le imprese di dotarsi, in proprio, di tutti i mezzi necessari per lavorare è addirittura ai minimi storici.
Non basta nemmeno navigare a vista e l’ottimismo ostentato a prescindere è quasi pericoloso. A chi ha paura, suggerisco di concentrarsi, di decidere se continuare a credere nel noleggio e di comportarsi di conseguenza. Di studiare nuovi fenomeni, nuove soluzioni. Di analizzare i cambiamenti di mercato e di prepararsi sul piano organizzativo, trovando nella flessibilità l’elemento cardine su cui far leva dovesse cambiare il vento.
Perché il vento cambierà: di questo possiamo stare certi.