In una nazione (non scomodiamo più la parola Stato per descrivere l’attuale “stato” in cui si trova la povera italietta). Dicevamo, in una nazione in cui la definizione di noleggiatore rimane tutt’ora sconosciuta per il Codice civile (ma non per il fisco, a cui invece resta sconosciuta la parola “banca”), era chiaro che prima o poi oltre che santi, poeti e navigatori, i suoi abitanti sarebbero finiti per diventare tutti noleggiatori. Succede nel Web, ormai mondo a parte e universo trasversale in cui tutto è possibile. Succede sul portale LocLoc (la community del noleggio – www.locloc.it), un luogo virtuale a cui ci si può iscrivere gratuitamente e dove si incontra domanda e offerta reale di beni privati di ogni specie, da usufruire, appunto, a nolo.
Brandendo la filosofia del “non comprare, ma utilizza”, gli ideatori del sito hanno messo in piedi un meccanismo di immediata fruibilità, dall’apparenza anche semplice e funzionale, per incrociare chi offre e chi cerca roba a noleggio. Un’e-bay della locazione che ha tutte le carte in regola per decollare, almeno per ciò che riguarda lo scambio e l’uso di oggetti e attrezzi non troppo complicati o pericolosi.
L’offerta per il momento sembra ancora piuttosto variopinta e naif: si passa dalla fisarmonica (18 € al giorno) alle nacchere (6€), da flauti, piuttosto consumati a vedere le immagini (sempre 6€) a libri altrettanto consunti (0,60€, come se non esistessero più le biblioteche civiche). Ma qualcuno ci ha messo anche la propria automobile (48€) o la reflex analogica (36€), quindi la faccenda è destinata a farsi più seria.
Al momento i prezzi ci sembrano piuttosto alti trattandosi di uno scambio di materiale usato fra privati; ma consideriamo il fatto che di mezzo c’è una mediazione, con un minimo sindacale di assunzione di responsabilità da parte dei gestori del sito. Che, bontà loro, possono offrire di colpo un parco oggetti virtualmente infinito con un investimento di poche centinaia di euro.
E’ ovvio che il noleggio professionale sia un’altra cosa. Ma ha anche altri costi e perciò, alla fine, risulta meno accessibile, sia per gli imprenditori interessati che per i clienti potenziali. E comunque, anche tra il noleggio professionale hanno proliferato i parvenu (che proliferano anche fra i portali dedicati alla materia), per cui benvenuto a qualcosa che chiarifica meglio la geografia dell’offerta.
Noi intanto salutiamo l’iniziativa come un ulteriore impulso alla cultura dell’accesso, alla filosofia dell’uso, al passaggio verso i costi flessibili e come un tentativo di terminare quel vizio sociale tutto italiano di acquistare tutto e stipare in casa oggetti quasi mai utilizzati, solo per lo sfizio di sentirsene i proprietari.
E magari finire per andarli poi a depositare in stanze prese in affitto nei cosiddetti “hotel delle cose”, atto che ha in sé qualcosa di sottilmente paradossale e perverso, se ci pensiamo bene.