Le opinioni che le persone che lavorano nella Silicon Valley in generale hanno di Uber rasentano la follia: per molti Uber è l’azienda del futuro, una start-up che in pochi anni potrebbe superare Facebook per valore di mercato. E il valore che si può derivare dal calcolo delle valutazioni applicate negli ultimi giri di raccolta fondi è effettivamente prossimo a livelli da bolla speculativa.
Nel resto del mondo questo può sorprendere, ma se alcuni analisti sono cauti e circospetti (lo scoppio della bolla di Internet non è così lontano da poterlo dimenticare facilmente) altri stanno incominciando a considerare queste valutazioni non esagerate, facendo un paragone molto interessante: quello con Amazon.
Amazon ha iniziato nel 1994 vendendo libri, ma ben presto ha iniziato ad applicare la sua logica di funzionamento (ottimizzazione avanzata sia dell’acquisto online che della gestione dei magazzini e delle consegne) a moltissime altre categorie, e anche a prodotti non venduti direttamente, ma da altri. Oggi Amazon vende di tutto, compresi i libri digitali e gli spettacoli in streaming. recentemente ha lanciato sul mercato uno smartphone che consente di individuare i prodotti da comprare semplicemente fotografandoli.
In modo simile, sembra che la strategia di Uber sia quella di uscire dal mercato della sola mobilità delle persone per spostarsi a quella delle merci. La logica è semplice: una volta che ci si è abituati a usare l’App di Uber per chiamare un taxi, perché non farlo per farsi consegnare prodotti fisici? Sembra andare in questa direzione anche il cambio di slogan aziendale, da “Il guidatore personale per tutti” a “Dove lo stile di vita incontra la logistica”.
Altri indizi a supporto di questa teoria sono la sua crescita vertiginosa, la capacità di generare ricavi interessanti già ora (a differenza id altre start-up che ci hanno messo molto di più per farlo), a presenza al suo interno di esperti navigati del settore tecnologico e finanziario (che fanno sì che Uber non sembri il giocattolo di due studenti appena usciti dal college).
Lo sviluppo di breve e medio termine
Uber è disperatamente alla ricerca di guidatori che vadano ad ampliare i suoi ranghi. Recentemente ha lanciato un piano di investimento che consente ai suoi guidatori di ottenere prestiti particolarmente vantaggiosi per l’acquisto di nuove vetture, con tassi che restano bassi solo per chi resta all’interno del network di UberX. In questo modo Uber prende i classici due piccioni con una fava: incentiva l’adesione al suo parco guidatori e fidelizza quelli che aderiscono e vi restano per la durata del loro finanziamento (che secondo l’azienda sarà di 4 anni in media). Avere più guidatori significa da un lato sferrare un attacco alla concorrenza, e dall’altro poter abbassare i prezzi, oltre che espandere il business su cui Uber guadagna commissioni del 20%.
Nel medio termine le prospettive di Uber si fanno ancora più interessanti. Seguendo lo sviluppo dell’economia della condivisione, basata sull’uso dei prodotti solo quando servono invece che del loro acquisto, le persone avranno sempre meno bisogno di usare una macchina. Perché acquistare una vettura quando Uber costa sempre meno per scarrozzarti in giro?
E perché acquistare un determinato bene di consumo che userai poche volte, se con Uber puoi ordinarlo a noleggio in pochi attimi e riceverlo a casa tua comodamente con una consegna via auto (per quelli ingombranti) o via bici (per quelli più facili da trasportare)? D’altra parte Uber avrà già la flotta per la consegna: basterà fare qualche accordo commerciale con i produttori dei beni in questione.
Le prospettive di lungo periodo
Da qui in avanti inizia il terreno della speculazione più pura, con scenari fantascientifici che vanno dall’uso delle macchine senza guidatore di Google (per eliminare del tutto il costo degli autisti) all’uso di droni (come abbiamo visto nei filmati di Amazon), fino ai servizi che leggono il tuo calendario e ti inviano una vettura per non farti arrivare tardi agli appuntamenti.
Ovviamente non c’è motivo per cui altre aziende (tra cui le stesse Amazon e Google) non si mettano a fare proprio questo. Ma Uber ha il vantaggio della prima mossa, avendo già sviluppato il sistema di contatto con i clienti, la gestione dei pagamenti, la gestione della flotta e gli algoritmi di gestione della domanda e dell’offerta di trasporto. Uber potrebbe diventare il centro nevralgico di tutta l’infrastruttura di gestione di questa logistica, trattenendo una percentuale su ogni transazione completata.
Che cosa può andare storto
Ovviamente lo scenario illustrato è altamente teorico. Un sacco di pezzi del puzzle (forse troppi!) devono andare al loro posto perché lo scenario si avveri, e non è escluso che gli organi di governo dei vari paesi non ostacolino la crescita di Uber, come già sta avvenendo in diversi casi. Anche i guidatori di Uber, la sua forza lavoro, potrebbero ribellarsi di fronte alle commissioni del 20% che Uber richiede, e addirittura anche la quotazione in borsa potrebbe far perdere a Uber il suo focus sul medio/lungo termine.
Quello che sappiamo però è che Uber ha dalla sua parte l’evoluzione demografica: sempre più persone hanno in mano uno smartphone (e lo sanno usare) e sempre più persone si trasferiscono nelle città, dove si sposteranno e sposteranno merci. Anche se Uber si fermerà allo stadio del servizio di noleggio con conducente, avrà un valore di mercato molto elevato. E a differenza di Facebook o Twitter i suoi ricavi si basano su transazioni reali e non sulla visione di pubblicità da parte del pubblico.
Di sicuro Uber ha un gruppo dirigente esperto e preparato, deciso a tutto pur di avere successo, e alle spalle ha alcune delle imprese più grandi della New Economy. Questo ovviamente non è garanzia automatica di successo, specie visti i limiti burocratici di regolamentari in cui Uber può incappare.
Ma se tutto va secondo i suoi piani, molto probabilmente seguirà le orme di Amazon e diventerà l’azienda a cui assoceremo il concetto di “consegna della merce”. Chissà, magari tra 10 anni ci chiederemo: mi stai dicendo che Uber era solo una società di noleggio con conducente?