Uber e tutti gli altri operatori del consumo condiviso rappresentano un livello ancora piu avanzato di azienda tecnologica, perchè si inseriscono nel flusso delle transazioni che avvengono nel mondo reale, organizzando la domanda e l’offerta di servizi di trasporto, di alloggio, o magari anche di lavanderia. Non sono come Facebook o Twitter, che (per ora) vivono solo nel cyberspazio.
E il mondo reale è molto più complicato di quello virtuale. Molti legislatori in numerosi paesi stanno cercando di capire e definire che cosa sia ad esempio Uber: è una società di taxi? E’ una piattaforma tecnologica? E i guidatori che usano l’App per trovare nuovi clienti sono dei dipendenti di Uber o, come sostiene quest’ultima, dei freelance?
Uber si autodefinisce come una sorta di eBay, che connette acquirenti e venditori di servizi di trasporto, senza occuparsi di ciò che avviene tra loro. La Commissione per i Servizi Pubblici della California, ad esempio, non sembra averci creduto fino in fondo.
La questione non è di poco conto: man mano che Uber si espande e aumenta il numero di suoi guidatori sulle strade, cresce il rischio di incidenti. E chi sarà responsabile se qualcosa va storto?
Recentemente un guidatore di Uber ha investito e ucciso una bambina di sei anni, e ferito gravemente la madre. Uber si è difesa dicendo che l’uomo non aveva passeggeri a bordo, ma l’avvocato di quest’ultimo ha detto che era in giro ad aspettare di trovare un cliente. Questo ovviamente espone il fianco alle critiche, che puntualmente sono piovute da più parti (tra cui, ovviamente, anche i servizi di taxi che sono pesantemente minacciati da Uber).
Ma la critica, ben più profonda, è che l’uso dell’App di Uber per sua stessa natura distrae i guidatori, che la guardano mentre guidano per vedere se arrivano nuovi clienti.
Tutto questo va a sommarsi alle critiche sulle ridotte tutele (tanto assicurative quanto pensionistiche, queste ultime di fatto inesistenti) dei guidatori, e sulla gestione dei prezzi, che Uber porta a livelli elevatissimi nei momenti di forte domanda, perché ritiene che questo faccia aumentare il numero di guidatori a disposizione dei clienti.
Insomma, cominciano a venir fuori alcune ombre sull’offerta di Uber. L’azienda, e il suo fondatore, Travis Kalanick, vanno avanti per la loro strada, ma vedremo se l’attenzione spasmodica ai dettagli e alle esigenze della clientela saranno sufficienti per farne proseguire l’attività senza altri intoppi.