Il settore dei taxi, negli ultimi tempi sotto l’attacco di Uber e soci, non è immune da difetti. Alcuni tassisti possono essere scontrosi, scortesi o antipatici, non disporre di strumenti per il pagamento come il POS o avere la propria vettura sporca o disordinata. Altri magari parlano al cellulare o si distraggono durante la corsa.
Se un tempo erano l’unica alternativa disponibile, ora non è più così. Ma la nuova concorrenza dei sistemi di sharing sta avendo qualche effetto su questi elementi? In fondo, qualsiasi azienda a rischio di perdere clienti di solito prova a fare qualcosa per riguadagnarseli.
La prima risposta, come ben sappiamo, delle lobby dei tassisti è in genere fare serrate o pressioni per eliminare il concorrente dal mercato. Ma stanno facendo anche qualcosa per rispondere in modo positivo?
Quando è sottoposta a una minaccia competitiva, la prima cosa che in genere un’azienda fa è abbassare i prezzi. Ma in un contesto normato come quello del trasporto locale i prezzi, se scendono, lo fanno in modo lento, e non sono una leva in mano al singolo guidatore. Col tempo guidatori e società di gestione dei taxi possono migliorare la propria offerta introducendo veicoli migliori o nuove tecnologie (e in effetti alcune compagnie di taxi negli USA stanno facendo proprio questo), ma la qualità di una corsa in taxi dipende anche da altri fattori.
Un’analisi quantitativa
Per misurare se la nuova concorrenza stia effettivamente spingendo i tassisti a migliorarsi, lo studioso Scott Wallsten ha raccolto dati a disposizione del pubblico e condotto un’analisi sui mercati americani di New York e Chicago.
Le amministrazioni comunali di queste città mantengono infatti un ricco database di tutte le corse, e delle relative lamentele e reclami sporti verso i tassisti registrati e autorizzati a operare. Nel caso di New York, i dati raccolti dal 2009 al 2014 riguardano oltre un miliardo di corse in taxi. E questi dati mostrano che, in effetti, da quando Uber è entrato in scena, la percentuale di reclami in percentuale sul numero di corse è diminuita, anche tenendo conto di fattori come il meteo. I risultati (numero di reclami al mese) sono rappresentati nella figura qui sotto.
Lo stesso Scott Wallsten si è chiesto se i dati siano dovuti a un effettivo miglioramento della qualità del servizio o semplicemente al fatto che dal 2011 alcuni passeggeri sono passati a Uber senza neppure sporgere reclamo. Ma i dati relativi al mercato di Chicago mostrano che i tassisti hanno cercato di porre rimedio alla perdita di clientela.
Le informazioni fornite dall’amministrazione comunale di Chicago mostrano infatti che tutti i reclami sono diminuiti (cosa che può essere dovuta alla perdita di clienti), ma in particolare sono diminuiti quelli relativi al disordine del taxi o al fatto che il guidatore parlasse al telefono durante la guida. Anche i reclami relativi al clima interno del taxi (troppo caldo o troppo freddo) o la disponibilità di POS funzionanti sono diminuiti.
Questione di competizione
Nella maggior parte dei settori, il miglioramento della qualità porta a un aumento del numero di clienti, sia nuovi che già esistenti. Tuttavia il settore dei taxi è diverso, perché nella maggior parte dei casi il rapporto tra cliente e fornitore si esaurisce in una sola corsa. Questo ovviamente riduce l’incentivo per il tassista a migliorare la qualità percepita prima della corsa (e comunque sarebbe difficile, forse, segnalare in qualche modo che ad esempio il tassista si impegna a non parlare al cellulare).
Durante la corsa, ci può essere un incentivo a comportarsi bene o meglio della media se c’è qualche speranza di ottenere una mancia aggiuntiva, o al limite (ma questo è piuttosto improbabile) per favorire l’immagine della categoria nel complesso.
Quindi, poiché è abbastanza naturale per i tassisti non cercare di migliorare la propria offerta (non perché siano cattivi, ma perché non ne hanno gli incentivi che naturalmente esistono in altri mercati), l’effetto competitivo di Uber e soci sembra essere positivo. In altre parole, i servizi di sharing sembrano fornire uno stimolo al miglioramento anche dei taxi tradizionali, di cui godono tutti i clienti (anche quelli che non usano Uber).
E di questo forse bisognerebbe tenere conto quando si ragiona di questi temi dal punto di vista del bene pubblico.