L’innovazione dei prodotti e dei processi, dovuta sia alla tecnologia che ad altri fattori, è alla base della crescita economica e dello sviluppo dell’umanità. Ma quando gli imprenditori, attraverso le loro aziende, introducono queste innovazioni, purtroppo oltre ai vincitori ci sono anche dei perdenti. Questo è il succo del processo che l’economista Joseph Schumpeter chiamò per primo “distruzione creativa”, in cui mercati e sistemi di produzione resi obsoleti vengono alla fine abbandonati, e con essi spariscono i profitti di chi li utilizzava, a vantaggio degli innovatori.
Questo processo avviene di continuo: basta pensare a che cosa è successo a chi produceva le pellicole fotografiche (non sparite del tutto, ma ridotte a una nicchia rispetto al loro passato di gloria), alle videocassette VHS e ai videonoleggi tradizionali. Tra gli esempi più attuali c’è il settore dei taxi e la minaccia, anche se non ancora avanzata come negli esempi appena fatti, dei sistemi di ride sharing come Uber, Lyft e altri.
Con l’arrivo di Uber e soci i tassisti sono minacciati da nuovi concorrenti, in grado di competere con loro con investimenti tutto sommato ridotti per il singolo: si pensi ad esempio alla conoscenza di percorsi e luoghi, appresa dai tassisti in anni di lavoro, oggi replicabile da un qualunque smartphone o navigatore GPS. Non stupisce che a New York, ad esempio, sia sceso in modo sensibile il valore di una licenza.
Questa evoluzione è negativa per il settore dei taxi, ma positiva per i consumatori, che si trovano a godere di migliori performance (basta un tocco sullo smartphone per cercare e pagare una vettura) quasi sempre a prezzi più bassi. E per la società nel suo complesso, il numero di posti di lavoro persi dal settore dei taxi è compensato dall’ingresso di alcuni nuovi guidatori indipendenti. Alla fine i benefici sono complessi da analizzare, e secondo la visione di Schumpeter purtroppo per fare una frittata bisogna rompere alcune uova.
Innovazione e qualità della vita
Secondo la famosa società di ricerca Gallup, sembra che l’effetto netto dell’innovazione sia in molti casi positivo. I cittadini e i consumatori sono ben consci dei problemi della distruzione creativa, ma valutano anche gli effetti positivi immediati e medio/lungo termine.
Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori di Gallup sono partiti innanzitutto dalla misurazione della distruzione creativa, per individuare i mercati USA locali in cui questo fenomeno si manifesta in modo più forte, a prescindere ovviamente dal settore dei taxi, ma riferendosi all’economia locale nel suo complesso. Per farlo, hanno sommato due indicatori statistici forniti dal BLS (il Bureau of Labor Statistics, l’ufficio governativo che raccoglie le statistiche sul lavoro): il tasso di creazione di nuovi posti di lavoro e quello di distruzione di quelli esistenti nel periodo 2008-2011. Sommando questi due indicatori hanno creato un indice di dinamicità del mercato del lavoro locale: in media questo indice è pari al 27%, dato dalla somma del 14% (distruzione di posti di lavoro) più 13% (creazione di nuovi).
Gallup inoltre da alcuni anni realizza un’indagine in cui chiede agli americani se sono soddisfatti della propria vita, mediante un indicatore che va da 0 a 10 (dove 0 è la vita peggiore possibile e 10 la migliore possibile). I ricercatori hanno quindi confrontato questo indice per i vari mercati locali con il tasso di dinamicità del mercato del lavoro e con altri indicatori statistici.
Il primo risultato, per certi versi ovvio, è che in media la soddisfazione per la propria condizione è inferiore nelle città dove la disoccupazione è più elevata. Fin qui niente di nuovo.
Quello però che gli analisti di Gallup non si aspettavano è che la soddisfazione per la propria condizione è maggiore nelle città con un mercato del lavoro più dinamico (nel bene e nel male, secondo l’indice calcolato poco sopra). A parità di tasso di occupazione, un 10% di tasso di dinamicità del mercato del lavoro porta con sé 0,7 punti in più di soddisfazione media delle persone. Da notare che, per avere un effetto analogo, i redditi medi della città dovrebbero salire del 50% (a testimonianza di come spesso i soldi non diano la felicità).
Ovviamente, un mercato del lavoro dove non solo si creano, ma si distruggono anche molti posti di lavoro, registra l’insoddisfazione di chi il lavoro l’ha perso. Eppure, nel complesso, gli effetti negativi della distruzione creativa sembrano superati da quelli positivi.
Inoltre questo sembra avere un effetto positivo sulla soddisfazione attesa per gli anni a venire, cioè quando Gallup ha chiesto alle persone quanto pensano che saranno soddisfatte della propria esistenza da qui a cinque anni. E questo, statisticamente, sembra essere vero a prescindere da altre variabili come il reddito medio, la dimensione della città e i suoi livelli di criminalità.
In sostanza, quindi, la distruzione creativa di alcuni posti di lavoro riduce il benessere di chi lo ha perso, ovviamente, ma i nuovi posti di lavoro sembrano portare benefici non solo a chi li conquista, ma anche anche agli altri. Probabilmente, secondo Gallup, anche chi ha perso il lavoro o lo sta cercando si sente rinfrancato o speranzoso nel vedere un mercato dinamico, con nuove opportunità che si creano.
Le conseguenze per la politica
I nostri lettori sanno bene come la pensiamo noi di Rental Blog a proposito di Uber, dei taxi e dello scompiglio che le nuove tecnologie portano in questo settore.
Non abbiamo ricette pronte, definite nel dettaglio, da fornire. Ma forse, invece di ostacolare la liberalizzazione dei mercati, il compito di chi ci governa dovrebbe essere quello di fornire strumenti per ridurre l’impatto negativo dell’innovazione su alcuni dei soggetti coinvolti.
Non contributi e incentivi a pioggia, sussidiati dai contribuenti, ma schemi che incentivino e premino sia coloro che, a fronte della concorrenza, si dotano degli strumenti tecnologici per farvi fronte, sia coloro che vengono colpiti da questa innovazione, in modo che possano trovare strade alternative per trovare una nuova occupazione.
Favorire il dinamismo del mercato del lavoro può essere la soluzione per consentire quella distruzione creativa che alla fine porta beneficio a tutti, anche a noi consumatori.