Come se non bastassero i nemici che si è fatto nel settore dei taxi tradizionali, sembra che ora Uber stia cercando di farsene di nuovi tra i suoi concorrenti.
Secondo il sito della CNN, che riporta informazioni ottenute dall’altro servizio di car sharing peer to peer Lyft, a partire dall’ottobre 2013 i dipendenti di Uber avrebbero infatti prenotato e cancellato oltre 5.000 viaggi presso il suo rivale. Secondo quest’ultimo si tratterebbe di una mossa competitiva atta a metterlo in difficoltà.
Secondo Lyft, infatti, non si tratterebbe di un solo dipendente scorretto, ma di 177. Le richieste fasulle riducono la disponibilità di guidatori di Lyft, danneggiando non solo quest’ultima, ma anche gli stessi autisti, specialmente quando questi restano in giro “a vuoto” per cercare nuovi clienti o se la cancellazione arriva all’ultimo minuto, quando la vettura è già in viaggio. E sempre secondo Lyft, anche quando i falsi passeggeri non cancellavano le prenotazioni, impegnavano i guidatori con tragitti veloci e poco profittevoli, durante i quali cercavano di far passare l’autista a Uber.
Lyft sostiene di aver eseguito dei controlli incrociati sui numeri di telefono delle prenotazioni cancellate, e di averne individuate 5.560 provenienti da persone che notoriamente lavorano per Uber, come ad esempio i suoi addetti al reclutamento di nuovi guidatori. Uno, individuato da sette guidatori di Lyft, con un solo account ne avrebbe cancellate 300 tra la fine di maggio e i primi di giugno di quest’anno. Alcuni avrebbero addirittura creato account fasulli e dato nomi non veri alla registrazione per portare avanti questa pratica.
Anche se ovviamente non c’è alcuna prova che questi fenomeni siano stati decisi o guidati dalla sede centrale di Uber, non è la prima volta che quest’ultimo viene accusato di pratiche scorrette nei confronti dei concorrenti. All’inizio di quest’anno la CNN riportava le accuse analoghe di un altro servizio di car sharing Gett, appena nato a New York. In quel caso Uber aveva dichiarato di “voler rivedere le proprie tattiche commerciali”.
Ma molti dei casi denunciati da Lyft sono avvenuti dopo questo episodio.
Nelle ultime settimane Uber ha risposto alle notizie dichiarando in modo indiretto che molti di questi episodi potrebbero essere legati a persone che, in modo assolutamente autonomo, cercano di convincere nuovi guidatori ad aderire a Uber per guadagnare dollari grazie al suo programma di reclutamento, che remunera i passeggeri che segnalano nuovi autisti.
Questo spiegherebbe i viaggi brevi e i tentativi di far passare gli autisti di Lyft alla concorrenza, ma non le cancellazioni dei tragitti già prenotati.
Un’altra tattica denunciata dai concorrenti di Uber riguarda nuovamente la città di New York. Subito dopo l’ingresso di Lyft (avvenuto a luglio), Uber avrebbe inviato ai suoi autisti un messaggio in cui diceva che le autorità proibiscono di aderire a più di un servizio di car sharing, quando questo, secondo la New York City Taxi and Limousine Commission, non è vero.
La competizione, quando è fatta sui costi e i servizi, porta benefici al cliente finale: ad agosto sia Uber che Lyft hanno annunciato una versione dei propri servizi che consentirà a più viaggiatori che vanno nello stesso posto di dividere il viaggio e le relative spese.
Ma quando la competizione si basa su tattiche scorrette volte a mettere fuori gioco i concorrenti (e che per di più danneggiano il cliente, riducendo la quantità e la qualità dei servizi disponibili) non è mai una bella notizia.
Uber può essere appoggiato quando innova settori monopolistici o dove esistono rendite di posizione dominante, ma questo non può essere una scusa per violare le regole di una competizione etica.