Il pregiudizio del senno di poi è un errore cognitivo che consiste in un giudizio retrospettivo. Esso è costituito dalla tendenza delle persone a credere, sbagliando, che sarebbero state in grado di prevedere un evento correttamente, una volta che esso si è verificato. Da questo punto di vista, si tratta di un errore che mette insieme due tendenze sbagliate:
- una oggettiva, ossia il valutare che un certo evento fosse scontato o facilmente prevedibile in assoluto: questa deriva dalla confusione tra i rapporti di causa ed effetto o dall’errata valutazione dell’importanza di certi fenomeni ai fini del risultato finale;
- una soggettiva, ossia il fatto che noi fossimo in grado di prevedere come le cose sarebbero andate: questa deriva invece dalla tendenza, tutta umana, di non voler ammettere di non sapere nulla (o poco) di un certo campo, o al contrario di volersi far belli di una capacità produttiva che non si possiede.
In sostanza, qualunque sia l’errore alla base, il risultato è il medesimo: un sonoro “Ve l’avevo detto, io!”.
Si tratta di un errore abbastanza comune in molti campi, tra cui la politica e l’economia (specialmente il campo degli investimenti). In campo economico, ad esempio, il fattore soggettivo è ulteriormente peggiorato dal rimorso nel caso in cui una decisione abbia impatti negativi sulle proprie finanze, sotto forma di perdita imprevista o, peggio ancora, di un guadagno perduto perché non si è investito in un certo titolo.
Le bolle finanziarie sono tipicamente oggetto di pregiudizio del senno di poi: sia dopo il crollo della New Economy del 1999 che dopo la Grande Recessione del 2007 numerosi (sedicenti) esperti hanno cercato in tutti i modi di dimostrare come loro avessero previsto tutto, dato che alcuni segnali chiarissimi erano emersi settimane e mesi prima delle crisi in questione.
Peccato che nessuno o pochissimi di loro si fosse preso la briga di dichiarare queste previsioni prima della crisi, forse per paura di essere preso per pazzo (fino a poco prima la Borsa cresceva indisturbata) o essere additato come una Cassandra porta-sfortuna.
D’altra parte, una delle frasi più celebri a Wall Street è che “Gli esperti hanno previsto dieci delle ultime tre recessioni”, segno che anche sull’altro fronte, quello dell’eccesso di pessimismo, si possono fare errori importanti.
Donald Trump e il senno di poi
Il pregiudizio del senno di poi non è tipico solo del campo finanziario. Per averne un altro esempio, basta guardare al risultato delle recenti elezioni negli USA. Dopo la vittoria di Donald Trump si sono moltiplicati i titoli di giornali e le opinioni online di chi aveva previsto tutto, a differenza dei sondaggisti e delle società di ricerca che hanno preso una sonora batosta, più forte forse della sconfitta subita da Hillary Clinton.
Anche in questo caso, è però difficilissimo trovare conferme fornite prima del martedì delle elezioni dai nuovi sedicenti esperti, dagli opinionisti alla gente comune che incontriamo al bar.
Questa è purtroppo una caratteristica intrinseca del funzionamento del nostro cervello. Il senno di poi è un modo con cui cerchiamo di far fronte a un mondo caotico, cercando di costruirci delle certezze almeno ex post, dato che purtroppo non ne esistono ex ante.
Per cui non vale neppure la pena di prendersela con chi ci dice di aver previsto tutto, né di cercare di sbugiardarlo come si meriterebbe. E’ una persona, e come tale compie gli sbagli che facciamo tutti noi esseri umani.
Quello che vale invece la pena fare è cercare non dico di prevenire, ma almeno di contrastare questo pregiudizio la prossima volta.
Come ridurlo o evitarlo
Come ottimamente analizzato da Philip Tetlock nel suo libro “Superforecasting”, i migliori analisti sono quelli disposti a:
- mettere sempre in dubbio le proprie convinzioni;
- dare un peso a tutte le informazioni disponibili e cercarne di nuove a prescindere dal fatto che confermino o smentiscano le nostre convinzioni o preferenze;
- tenere sotto controllo il proprio processo decisionale, individuando gli errori e facendone tesoro per evitare di commetterli di nuovo in futuro.
Tutti, in particolare quando approcciamo il campo degli investimenti finanziari o decisioni in campo lavorativo, dovremmo essere attenti a come valutiamo gli eventi che possono influenzare la nostra situazione, e soprattutto dovremmo cercare di valutare il nostro stesso processo decisionale.
Un piccolo passo, per cominciare, può essere quello, di fronte a una previsione da fare, di scrivere su un foglio la propria idea del risultato finale, e soprattutto come ci siamo arrivati, quali sono i motivi, i fatti e le opinioni che ci spingono in quella direzione. Questo ci imporrà per prima cosa di valutare in modo più approfondito la nostra previsione, e poi di ritornarci a fatti avvenuti, per capire se la nostra linea di pensiero era corretta o meno e dove eventualmente abbiamo sbagliato.
Volete un esempio? Chi vincerà il prossimo referendum costituzionale previsto per il 4 dicembre in Italia?
Semplice: vincerà il __.
Tornate qui il 5 dicembre, e scoprirete perché ne siamo così sicuri…