Secondo uno studio della Kauffman Foundation “The Economic Future Just Happened” (Il futuro dell’economia è appena accaduto), più della metà delle imprese contenute nella classifica Fortune 500 sono state fondate durante una recessione. L’ultimo esempio è Google, fondato nel periodo in cui stava scoppiando la bolla della New Economy.
Un altro risultato dello studio è che la creazione di posti di lavoro da parte di queste imprese è meno volatile e sensibile alle crisi rispetto all’economia in generale. Secondo Carl Schramm, presidente e CEO della Kauffman Foundation sottolinea una cosa un po’ ovvia, ma spesso trascurata:
“La storia dimostra che le nuove aziende creano nuovi posti di lavoro fanno crescere l’economia. Quindi le politiche che supportano l’iniziativa privata, supportano la ripresa.”
Non abbiamo dati a disposizione per affermare con certezza che quanto riportato da questo studio, specificamente tarato sulla realtà americana, molto più flessibile e dinamica (nel bene e nel male) della nostra, sia valido anche in Europa e in Italia. Ma sospettiamo di sì.
Lo studio sottolinea infatti che, nonostante le forti difficoltà create, la recessione incoraggia i nuovi imprenditori, in quanto essi in genere ritengono paradossalmente che la concorrenza possa essere ridotta in un periodo di crisi, per la conquista sia di clienti che di validi collaboratori (a causa della disoccupazione).
A completamento delle motivazioni si può aggiungere, secondo noi, il fatto che nei periodi “normali” o di crescita dell’economia, ci sono molte risorse a disposizione di qualsiasi idea, tanto buona quanto cattiva. Invece, durante una crisi, anche gli investitori e i finanziatori si fanno più attenti a come impiegano i loro soldi, e quindi le idee che riescono a venir fuori da una recessione sono quelle veramente “intelligenti” e con delle possibilità concrete di sviluppo.
La crisi poi spinge alcune aziende a sviluppare nuovi servizi o prodotti la cui utilità è stata illustrata proprio dalle difficoltà che si stanno vivendo o dai cambiamenti della domanda. Lo stesso Google, a suo modo, quando è nato ha individuato una necessità chiara e in forte contrasto con i servizi esistenti in quel periodo: fornire un motore di ricerca essenziale ma efficacissimo, privo di tutta la pubblicità e gli orpelli che appesantivano i motori più importanti dell’epoca (e che rendevano insostenibili i modelli di business delle imprese web).
Questa crisi potrebbe quindi dare slancio a un servizio come il noleggio, che aiuta le imprese a razionalizzare i costi e a rendere flessibile la propria struttura. A patto che sia gestito seguendo la domanda e fornendole soluzioni innovative che essa desidera davvero.
Ovviamente le nuove imprese ora non stanno pensando neanche alla classifica delle Big, perché sono troppo occupate a lavorare duro. Ma magari fra una decina d’anni qualche noleggiatore sarà tra le prime imprese in Italia.
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