I cittadini di Johannesburg possono da qualche tempo chiamare un taxi con un’App, SnappCab, che consente di vedere sul proprio smartphone chi sarà il guidatore e di pagarlo, se si vuole, con una carta prepagata.
Johannesburg è solo l’ultima città a vedere lo sviluppo di App per il trasporto locale. Hailo, fondata proprio da alcuni autisti nel 2010, sostiene di aver arruolato il 60% dei tassisti londinesi, e da Londra si è estesa per ora ad altre 14 città in tutto il mondo. Uber, la più famosa, lavora il 49 città in 19 paesi. GetTaxi, nata a Tel Aviv, è presente a Londra, Mosca e New York. A queste si aggiungono decine di App locali. Nella stessa Johannesburg, ad esempio, oltre a SnappCab ci sono l’onnipresente Uber e Zapacab.
Gli operatori globali hanno scelto percorsi di sviluppo differenti. Hailo lavora solo con i taxi già esistenti, e all’inizio offre servizi proprio a loro, come un’App riservata per registrare le corse e servizi informativi sui picchi di domanda. Quella riservata ai tassisti consente di gestire meglio la domanda e l’offerta di trasporto. L’altra, l’App per i consumatori, arriva solo dopo che si è costruita una base di utilizzatori.
Anche GetTaxi lavora con i taxi tradizionali, ma come clientela sceglie per lo più quella delle grandi aziende finanziarie, che consentono di ottenere ricavi medi più alti per ciascuna corsa.
Uber ha invece scelto la via della competizione con i taxi tradizionali, scontrandosi con loro in tutte le realtà in cui è entrato, scatenando battaglie legali in cui spesso gli organi di governo si sono schierati con i tassisti. Questi ultimi però sono sempre più accerchiati da nuovi e moderni concorrenti: in California è stato approvato il modello di business di Lyft, una start-up che prevede l’uso di auto private come taxi, a fronte di “donazioni”, e non tariffe fisse.
A New York, dopo una lunga battaglia legale, a Giugno finalmente la commissione trasporti ha autorizzato l’uso di servizi basati su App, purché basti un solo tocco per accettare un passeggero (per motivi di sicurezza, per non impegnare i guidatori in attività che li distraggano) e il guidatore non possa vedere la destinazione del cliente (per evitare che i tassisti rispondano solo alle “chiamate” più convenienti). Ora il servizio sta lentamente prendendo piede, specialmente nelle zone della città meno servite, come Brooklyn.
Ma i cambiamenti per il settore dei taxi non sono finiti. Oltre alla diffusione della concorrenza tramite App (che però non sempre sono nemiche, come si è appena visto), le sempre più diffuse mappe GPS, insieme ai servizi in grado di indicare le vie più brevi e meno trafficate, mettono sempre più “principianti” in condizione di guidare un taxi come i tassisti tradizionali. Dalla parte di questi ultimi sembrano restare solo le barriere al mercato imposte da leggi e regolamenti: per loro la strada si fa in salita, a meno di non abbracciare la nuova tecnologia e entrare a far parte dei sistemi più innovativi.