Andiamo insieme verso la rivoluzione digitale?

Andiamo insieme verso la rivoluzione digitale?
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Come sapete, da qualche settimana abbiamo cominciato a riflettere con alcuni di voi, imprenditori e manager, sui temi che riguardano le vostre sfide future. Come, ad esempio, la rivoluzione digitale.

Con la dovuta riservatezza, ci avete chiesto di rendere pubblico sul portale il senso generale di questi confronti, pregandoci di arricchire le chiacchierate con alcuni nostri commenti.

Nel primo di questi articoli ho evidenziato le preoccupazioni emerse per i temi che riguardano il team e la necessità per l’imprenditore di “tirarsi dietro” una squadra che mantenga saldi obiettivi e senso di appartenenza. Non è così scontato, a quanto pare.

Nell’articolo di venerdì scorso, la nostra advisor per la formazione sulle risorse umane ha evidenziato il senso della formazione stessa e le paure nell’intraprendere un percorso di cambiamento, pieno di opportunità ma anche di incognite.  E come affrontarle.

Proseguiamo le riflessioni ma, vi prego, leggete fino in fondo.

La profezia di Bill Gates

Dal palco del TEDx di New York del 2015 Bill Gates ha lanciato una riflessione che, col senno di poi, si rivela oggi in tutta la sua drammatica portata profetica:

La prossima guerra che ci distruggerà non sarà fatta di armi ma di batteri. Spendiamo una fortuna in deterrenza nucleare, e così poco nella prevenzione contro una pandemia, eppure un virus oggi sconosciuto potrebbe uccidere nei prossimi anni milioni di persone e causare una perdita finanziaria di 3.000 miliardi in tutto il mondo.

Il video dello speech è diventato virale (lo trovate in fondo all’articolo). Inevitabilmente, è stato usato anche dai complottisti per dimostrare, oltre al fatto che la terra sia ovviamente piatta, che questo virus è stato creato ad hoc dalle multinazionali.

Ognuno è evidentemente responsabile della propria intelligenza.

Quello che ci preme sottolineare, e sono le stesse cose che ci avete detto rispetto al vostro lavoro, è che occorre guardare al futuro con maggiore consapevolezza.

Andiamo insieme verso la rivoluzione digitale?

Come in una partita a scacchi, è necessario prevedere le mosse del nostro avversario, qualunque siano. Perché potranno metterci in difficoltà o permetterci di prosperare se sapremo contrastarle per tempo.

Questo avversario, oggi è uno scenario che ancora non conosciamo e che fatichiamo a comprendere.

Niente panico, dobbiamo andare avanti

Eppure, l’anno prima dello speech di Gates, il mondo ha evitato un’orribile epidemia globale di Ebola grazie a migliaia di operatori sanitari altruisti. E, francamente, con una buona dose di fortuna.

Col senno di poi – diceva Bill Gates – sappiamo che avremmo dovuto fare meglio. È arrivato il momento, suggeriva, di mettere in pratica ogni buona idea, dalla pianificazione degli scenari, alla ricerca sui vaccini, alla formazione degli operatori sanitari. Niente panico, quindi, ma dobbiamo andare avanti.

Parole disattese dato che, a distanza di cinque anni, in piena pandemia, ci accorgiamo che intere aziende e interi settori sono in ginocchio per colpa del virus, mentre altre aziende e altri settori stanno prosperando.

Dove sta la differenza quando colossi come Amazon e Google stanno raddoppiando gli utili e startup neonate come Zoom sono diventate star di Wall Street, mentre il resto del mondo bussa alla porta delle istituzioni per chiedere qualche spicciolo al fine di non soccombere definitivamente?

E’ la digitalizzazione, bellezza!

Le aziende digitalizzate se la stanno cavando meglio, è sotto gli occhi di tutti. Se avessimo una sanità digitalizzata anziché questo inquietante festival della cialtroneria politica, il cui spettacolo ci viene purtroppo sbattuto ogni giorno sotto gli occhi (e sulla nostra pelle), probabilmente non saremmo nella condizione di dover respingere a casa chi ha bisogno di essere ricoverato o di sentir dichiarare candidamente che il tracciamento dei contagi è ormai fuori controllo.

Digitalizzazione e noleggio

Lo aveva detto Fabrizio Gramuglio al Rental Business Forum 2019, evento a suo modo profetico nel piccolo mondo dei noleggiatori italiani. E ce lo state confermando ora anche voi.

Tutto cambia. Cambia il modo in cui siamo abituati a interagire con gli oggetti e con i servizi. Cambia il modo in cui pensiamo al futuro e il modo stesso in cui guardiamo alle nostre vite e al pianeta.

Abbiamo già tutti i dati disponibili per prevedere cosa cambierà e come non arrivare troppo tardi in questa ondata di cambiamento.

Abbracciata per scelta o per forza, la digitalizzazione ha già portato anche il noleggio a un’accelerazione della capacità di creare un impatto sul nostro mercato, sul nostro stesso ecosistema.

Oggi c’è un fenomeno che si sta diffondendo con una rapidità inaspettata, e che è già a disposizione di tutti: lo sviluppo delle tecnologie esponenziali e dei nuovi modelli di business che queste tecnologie sono state capaci di generare.

Le piattaforme digitali da sole non bastano

Vi abbiamo trovati molto preparati e anche parecchio curiosi sulle ultime novità che stanno riguardando il mercato del noleggio italiano. E, anche un po’ perplessi.

Non basta, ci avete detto, un software seppur proposto da un nome altisonante per cambiare il comportamento di acquisto del noleggio.

Non basta un adesivo appiccicato a un’iniziativa qualsiasi, se questa avvantaggia solo l’anello della catena che sta a monte.

Le tecnologie che hanno cambiato la vita e i modelli di business sono sempre state accettate e poi adottate in primo luogo da chi le usa. Per adottarle occorre conoscerle. Per conoscerle bisogna fare cultura.

In questi casi, gli anelli della catena a valle sono due, noleggiatore e utilizzatore finale, ed entrambi dovrebbero riscontrare vantaggi evidenti e concreti.

Chi propone iniziative aggregate o start up impegnative, sa benissimo che per cambiare la testa delle persone occorre prima informare e formare. E, soprattutto, condividere gli oneri di questo sforzo culturale, che non può essere demandato solo a chi ne ha già dovuti sostere altri.

Non è sufficiente, avete detto, fare scouting sottotraccia e puntare tutto solo un paio di social network.

Nulla da eccepire, staremo a vedere.

Quali tecnologie?

Il concetto di rivoluzione digitale attraverso la tecnologia esponenziale aveva già innumerevoli esempi anche in epoca pre pandemia. Dalla velocità di calcolo di un processore (e del suo prezzo), alla qualità delle fotocamere digitali, fino a nuove tecnologie come CRISPR, AI, Blockchain, eccetera.

Ogni nuova ondata tecnologica porta con sé nuovi modelli di business che, partendo dai loro antenati meno evoluti, si evolvono per soppiantarli in una sequenza di eventi “darwiniani”.

Ma attenzione. Non parliamo di tecnologie inarrivabili: esempi come Facebook, Snapchat, Twitter, Airbnb, Uber, e molti altri ci dicono che queste aziende hanno saputo individuare e utilizzare tecnologie alla portata di tutti per inventare e imporre nuovi modelli di business a cui nessuno aveva pensato prima.

E ancora. Modelli ibridi hanno usato una tecnologia in rapido sviluppo per creare nuove modalità di interazione e nuovi prodotti come nel caso di Skype, Whatsapp, Netflix (e le piattaforme di SVOD in genere).

E perché il noleggio dovrebbe essere estraneo a questi cambiamenti?

Anche questa risposta ce l’avete data voi: perché non conoscerli a fondo vi fa paura e la paura vi tiene bloccati.

Una radicale trasformazione

E’ comprensibile e naturale sentirsi spaesati e disorientarsi all’interno di questa giungla di nuove tecnologie. Un sentimento alimentato, ahimè, dalle bufale dei media e dei loro titoli altisonanti, che vengono amplificate sui social network dal congenito analfabetismo funzionale.

Sono notizie che a loro volta vengono diffuse da due generazioni di venditori impreparati e generalisti, focalizzati esclusivamente sugli obiettivi trimestrali e incuranti dell’impatto creato dalle loro miopi decisioni.

Dall’altra parte, queste nuove tecnologie stanno generando nuove opportunità e nuovi mercati. Trasformano radicalmente concetti profondi e antichi come la proprietà privata e il possesso. E c’è chi vi può aiutare a sceglierle con cognizione di causa.

Avete mai sentito parlare di sharing economy? La vivete ogni giorno. Vi sembra così distante dal noleggio che proponete?

Partendo dalle forniture per uffici, macchina del caffè, fotocopiatrice, gli stessi mobili d’ufficio, fino ad arrivare a toccare il nostro privato – la casa, l’auto, lavatrice e lavastoviglie. Stiamo già tutti operando una radicale trasformazione culturale nel modo in cui vediamo le cose che ci circondano passando rapidamente dal possesso all’utilizzo.

Possiamo rimanere fermi?

A questo punto, dovremmo farci urgentemente alcune domande da un punto di vista evolutivo. Posso permettermi di non conoscere quale sarà l’impatto di questo nuovo meteorite tecnologico?

Ma sarebbe una domanda retorica: quasi tutti ci avete esplicitamente detto, con alcuni esempi, che avete ammirato chi ha saputo anticipare i tempi e investire nel digitale.

Ci avete confessato che sapete benissimo che non compiere questo passo ulteriore verso la completa digitalizzazione metterà a rischio la vostra stessa sopravvivenza.

Il bisogno più urgente che avverto – mi diceva qualche giorno fa un manager che gestisce una grossa rete di noleggio di macchine movimento terra, leader in Italia – è di spalancare il più possibile le porte alla digitalizzazione, non come soluzione temporanea dovuta all’emergenza, ma come condizione futura che caratterizzerà sempre più la nostra vita, anche professionale, e il rapporto che abbiamo con i nostri clienti”.

E’ un’affermazione talmente bella, chiara e precisa che non sento il bisogno di commentarla ulteriormente.

Digitalizzazione e formazione

L’incremento della parte digitale in un’azienda porta inevitabilmente con sé il bisogno di personale “open mind”, che non deve farsi travolgere ma saper cogliere i cambiamenti del mercato e adattarsi, trovando il giusto modo per farlo.

Gente che sappia cogliere l’importanza della relazione – dentro e fuori l’azienda – e dell’aspetto umano in tutte le situazioni. Persone pronte e proattive.

Sì, perché il mercato sta cambiando e quindi deve cambiare anche il noleggiatore. Non più tecnocrate di procedure e burocrazia, ma soggetto dotato di una sensibilità personale e imprenditoriale capace di andare oltre la singola problematica lavorativa.

L’uomo (gli uomini, intese anche le donne) che incarna un’azienda, dovrà essere più che mai capace di diventare punto di riferimento psicologico e non solo lavorativo.

Molti di voi lo stanno già facendo, alcune storie aziendali che ci avete raccontato sono commoventi. L’imprenditore italiano che toglie soldi dall’azienda per comprarsi la barca, sembra essere (forse) un vecchio ricordo.

Andare insieme verso il futuro e la rivoluzione digitale

Cosa c’entra tutto questo discorso sulla rivoluzione digitale con il futuro delle aziende di noleggio e con il nostro network?

Innanzitutto, ha a che fare con i progetti di formazione e di consulenza che ci state aiutando a strutturare per il prossimo anno, e che avrà come filo conduttore il termine “online”.

Siamo consapevoli noi stessi per primi, infatti, che senza iniezione di cultura all’utilizzo della tecnologia e senza confronto, nessun progetto andrà incontro al successo. Né nostro, né vostro.

Una piattaforma digitale non funziona di per sé. Diventerà di largo uso se alla base avremo saputo creare una solida capacità relazionale con i nostri clienti.

E’ di questo che si occuperà la nostra consulenza e la nostra formazione, nelle aule virtuali o presso le singole aziende nei progetti su misura.

Far percepire all’esterno il giusto valore del noleggio non può prescindere da un grande lavoro di cultura operato all’interno dell’azienda.

Se la necessità è quella di far emergere il valore reale dell’attività lavorativa, allora è più semplice comprendere che le persone devono condividere valori e vision aziendale e andare tutti nella stessa direzione.

Le vostre aziende non riescono più ad attrarre e ad accogliere a bordo i più giovani, per una continua discordanza in termini di valori e di interessi.  Nemmeno a trattenere i più bravi. Ce l’avete detto voi, è un problema molto sentito.

C’è molto da fare, quindi.

                   

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