L’epoca delle Grandi Dimissioni

Nel 2021, il mondo del lavoro ha vissuto un ribaltamento profondo e sorprendente rispetto allo scenario di inizio pandemia. 

Allora, gli ingenti danni economici generati dalle chiusure di massa avevano prodotto un clima di incertezza senza precedenti.  Le ondate di licenziamenti avevano lasciato milioni di persone senza il proprio posto di lavoro, e chi ne era uscito indenne difficilmente avrebbe preso in considerazione l’idea di abbandonare il proprio impiego a pochi mesi dallo scoppio di un’emergenza così inaspettata. 

Ora, invece, a due anni dall’inizio della pandemia, milioni di lavoratori stanno lasciando in massa i propri posti di lavoro. E lo stanno facendo volontariamente, a ritmi senza precedenti.  

È il fenomeno della “Great Resignation”, le “Grandi Dimissioni” che hanno scosso il mercato del lavoro in tutto il mondo, nel corso dell’anno appena passato.  

E ciò che conta di più, è che i dati e le esperienze emerse suggeriscono che non si tratti di una circostanza isolata, ma di un’accelerazione improvvisa ed esponenziale di un fenomeno che già si stava sviluppando sottotraccia, e che ora ha tutti i presupposti (tecnologici e sociali) per generare un cambio di paradigma nel modo che abbiamo di intendere il mondo del lavoro e la ricerca di un impiego. 

Si tratta di un fenomeno ricco di implicazioni, che ci impone di osservarlo approfonditamente e in tutti i suoi aspetti. Per questo motivo abbiamo deciso di suddividere questa nostra trattazione in due parti, riprendendo successivamente il tema analizzandone i risvolti nel mercato del noleggio italiano, con il coinvolgimento diretto delle aziende. 

In questo articolo, ci soffermeremo soprattutto sui dati e sui numeri delle dimissioni di massa, per cercare di capire le dimensione effettive di questo trend e perché non sembra destinato a interrompersi tanto presto.  

I numeri delle dimissioni di massa 

Come l’espressione anglofona lascia intendere, si è cominciato a osservare la “Great Resignation” come fenomeno soprattutto all’interno della realtà statunitense.  

Il mese di aprile 2021, in particolare, è saltato all’occhio degli osservatori perché il numero dei lavoratori che avevano abbandonato volontariamente il proprio posto di lavoro era stato, a livello nazionale, il più alto mai registrato (oltre 4 milioni di persone).  Ma si trattava solo dell’inizio.  

A luglio, ancora più persone si sono licenziate ed è stato stabilito un nuovo record. Ma già ad agosto il record è stato battuto un’altra volta.  

Lo stesso a settembre, e poi ancora a novembre, quando si è toccata la nuova cifra record di 4.5 milioni di dimissioni (dati U.S. Bureau of Labor Statistics). 

Sostanzialmente, dunque, lungo tutto il corso dell’anno, oltre 4 milioni di persone si sono licenziate volontariamente ogni mese.  

Questa tendenza ha coinvolto gran parte dei settori.

Nei servizi di alloggio e ristorazione un dipendente su quattordici ha dato le dimissioni ogni mese, facendo registrare il dato più alto in questo senso.  Ma anche il settore ospedaliero ha visto un altissimo numero di dipendenti intraprendere questa strada, trattandosi di uno dei settori in cui la pandemia ha causato un maggiore aumento del carico di lavoro (non sostenuto da nuove assunzioni) e quindi del livello di logoramento dei lavoratori.  

L’Harvard Business Review ha osservato come, all’interno di questo fenomeno, l’aumento maggiore di casi di dimissioni rispetto all’anno precedente si è verificato non nella fascia di lavoratori più giovani, dove è tipicamente più alto, ma in quella delle persone dai 30 ai 45 anni. 

Un segmento solitamente caratterizzato da lavoratori con una solida esperienza alle spalle, e spesso anche una famiglia da mantenere. Una condizione che, normalmente, determinerebbe la necessità di una certa stabilità economica e lavorativa.  

Ma sui motivi di questa apparente incongruenza ci torneremo nella seconda parte di questo articolo. 

Un fenomeno che riguarda tutti

Ciò che è importante sottolineare subito, è che non si tratta di un fenomeno circoscritto ai confini statunitensi. Anche in Italia, stando ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il numero delle dimissioni volontarie è stato oggetto di una continua crescita.

Se nel primo trimestre del 2021 le dimissioni registrate erano state poco più di 350 mila, nel secondo sono salite a oltre 485 mila. E nel terzo (l’ultimo di cui finora sono stati riportati i dati) hanno toccato un picco di  oltre 525 mila

Ma quali sono le cause dietro a queste dimissioni di massa? 

Nell’articolo che pubblicheremo la prossima settimana, andremo ad approfondire le ragioni che hanno spinto così tante persone ad abbandonare il proprio posto di lavoro, e per quali motivi questa tendenza potrebbe aprire le porte al cambio di paradigma che abbiamo citato in apertura. 

Si tratta di una tendenza da non sottovalutare, perché potrebbe generare riflessi notevoli su tutta l’organizzazione della produzione e squadernare qualsiasi previsione economica.

Parleremo dunque della pandemia e delle difficoltà che essa ha imposto sulla nostra quotidianità; di salute mentale e di lavoro a distanza; e di come sempre più persone stiano cercando un equilibrio vita-lavoro nuovo e più soddisfacente.

E, per la prima volta, ribaltando gli equilibri tra lavoratore e datore di lavoro.

ufficio-lavoro-great-resignation

Tag dell'articolo: grandi dimissioni

Newsletter - RentalBlog

Iscriviti Qui alla Nostra Newsletter

Ricevi tutti i nostri aggiornamenti esclusivi sul mondo del noleggio

ARTICOLI CORRELATI

Rimaniamo in contatto!

Iscriviti alla newsletter per non perdere i nostri aggiornamenti.

Marketing a cura di