Il diritto di lavorare in un ambiente sano e positivo

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In un articolo pubblicato la scorsa settimana abbiamo messo sotto la nostra lente di ingrandimento i riflessi collegati allo stress lavorativo, mettendo in guardia le persone (indipendentemente dal loro ruolo) sugli aspetti negativi del lavorare in un ambiente in cui si respirano demotivazione e fatica, fisica o psicologica.

La percezione degli eventi potenzialmente stressanti è certamente diversa da persona a persona, così come le capacità di rispondere a tali eventi con adeguate risorse personali.  In questo articolo vogliamo proseguire la riflessione prendendo spunto dai risultati di alcune ricerche, che hanno definito le principali cause di stress negativo che possono nascere in ambito aziendale e a cosa sono generalmente attribuite. Eccole di seguito.

Stress a lavoro, le principali cause

Mole di lavoro eccessiva: si tratta di situazioni di eccessivo carico di lavoro, in particolar modo se prolungate nel tempo, che potrebbero causare stati di tensione o dare luogo a compiti svolti in modo superficiale, sommario e talvolta pericoloso.

Incertezza nei ruoli ricoperti: riguarda soprattutto quei casi in cui ci sono più persone a lavorare tra loro e non è chiara la loro relazione organizzativa. Un’incertezza nei ruoli assunti potrebbe causare un’assenza di punti di riferimento a cui rivolgersi per le varie evenienze. Se gli incarichi non sono ben definiti o se non c’è autonomia condivisa, la situazione lavorativa potrebbe non essere chiara e l’andamento lavorativo risulterebbe poco lineare. Le conseguenze di queste incertezze ricadono pesantemente sull’efficienza dell’intero gruppo di lavoro e sul clima del team.

Pressione da parte dei superiori ed eccessiva focalizzazione dell’azienda esclusivamente agli obiettivi da raggiungere: talvolta, in un ambiente lavorativo, l’attenzione rischia di essere focalizzata solo sugli obiettivi da raggiungere o sulle procedure, portando così a perdere di vista “la persona”, con il suo valore e il diritto ad agire con una certa libertà e creatività. Altrettanto, viene a mancare l’importanza di concedere (o ritagliarsi) del tempo libero per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando il focus si restringe solamente su mete e obiettivi e la nostra attività lavorativa non lascia, a noi stessi o agli altri, lo spazio per uno svago salutare e a un riposo riparatore, questo può creare delle conseguenze negative sulla nostra salute psicofisica, sulla qualità delle nostre relazioni personali e professionali e sul nostro rendimento.

Stress a lavoro, il rapporto con i colleghi

Proseguiamo con alcune cause legate ai rapporti interpersonali con i colleghi all’interno dell’ambiente di lavoro.

Comunicazione negativa e critiche distruttive: ricevere dei feedback rispetto alla qualità del nostro operato o alle nostre competenze è un aspetto molto importante in ambito professionale, in quanto ci consente di fare un più attento esame di realtà e di avere una migliore comprensione delle nostre risorse e delle nostre possibilità di crescita e di miglioramento. Ma affinché una critica di qualcuno che è al vertice, di un collaboratore o anche “solo” della nostra stessa parte più esigente e critica, possa essere preziosa e aiutare a migliorarci, è necessario che essa sia proposta come input costruttivo, trasformando la valutazione in modo da valorizzare ciò che di buono è stato fatto ed evidenziando le possibilità che possono rendere l’operato ancora più performante e gratificante.

Se la comunicazione, con noi stessi e con gli altri – dipendenti, collaboratori, clienti – è impostata invece in modo negativo, volta ad enfatizzare gli errori, le mancanze o a sminuire l’operato, si trasforma in una continua critica distruttiva che potrebbe essere nociva, in quanto potrebbe condurre a un calo dell’autostima, facendo sentire sminuito il valore personale, portando a una riduzione della motivazione e a un incremento di stati conflittuali e di ansia, che andrebbero a scapito del coinvolgimento, del senso di appartenenza e, in definitiva, anche della produttività.

Conflittualità con i colleghi: ciò incrementa tensioni relazionali sul luogo del lavoro che ostacolano la cooperazione. Inoltre, i lavoratori potrebbero assentarsi al fine di evitare litigi.

Ambiente di lavoro inadeguato e poco confortevole:le attrezzature lavorative poco adatte sono scomode e rallentano il lavoro. E abbassano il tono dell’umore del personale.

Inadeguatezza del ruolo assunto: magari a rivestire un ruolo di responsabilità è una persona con buone doti organizzative; tuttavia, potrebbero però mancargli quelle capacità di leadership o di carisma aggregativo. Ciò potrebbe generare nel soggetto interessato inadeguatezza, in quanto costretto ad assumersi responsabilità dalla difficile gestione, a causa di una personalità poco idonea al ruolo rivestito.

Eccessiva mobilità, trasferimenti: non consentono una stabilità personale e potrebbero generare una conseguente disorganizzazione extra lavorativa, con possibili difficoltà nell’ attuare progetti di vita.

Mobbing: si tratta di prepotenze di vario genere messe in atto da chi ha in qualche modo “il potere” verso chi è più debole e non è in grado di difendersi. Una corretta definizione di Mobbing è la seguente: “Forma di terrore psicologico esercitata sul luogo del lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori” (Bartalucci, 2010). Si tratta di un fenomeno ripetuto nel tempo, talvolta subdolo e con fini manipolativi, verso una medesima vittima.

Le situazioni descritte generano contesti lavorativi difficili e negativi e, sia tra gli imprenditori e i dirigenti che tra i collaboratori a tutti i livelli, sono tra le cause più frequenti di affaticamento e di di-stress, che generano conseguenze di tipo fisico o organico, quali ad esempio mal di testa, digestione difficile, gastrite, dolori muscolari senza grosso affaticamento fisico. Le manifestazioni dello stress, soprattutto se sono prolungate nel tempo, possono determinare anche una compromissione delle funzioni emotive, tra cui reazioni d’ansia, depressione, senso di impotenza e di disperazione.

Alle conseguenze emotive si affiancano quelle cognitive, ossia la difficoltà di concentrazione e di memoria, le quali tendono spesso a perdurare anche al di fuori dell’ambiente lavorativo. La cosiddetta “stanchezza mentale”, o “sovraccarico cognitivo”. Non ultimi gli effetti sul comportamento. Molti lavoratori stressati lamentano di essere facilmente irritabili e aggressivi, “asociali” o con una tendenza a estraniarsi o evitare le situazioni di confronto. Si crea dunque un circolo vizioso, nel senso che lo squilibrio stressante che avvertiamo sul luogo di lavoro porta con sé delle conseguenze che pesano, in primo luogo, sul nostro benessere e, in secondo luogo, sull’ organizzazione lavorativa, sulla concentrazione, sulla percezione dei rischi che stiamo correndo nello svolgimento di alcune mansioni delicate, generando perdita di motivazione, errori dovuti a disattenzione, infortuni, problemi disciplinari, frequenti turnover, con conseguente costi per l’azienda.

Naturalmente i fattori sopra citati non sono degli elementi causali di per sé, bensì dei fattori di rischio che vanno sempre analizzati in relazione alle peculiarità esistenziali e personali del soggetto. È evidente, infatti, che anche i fattori extra-lavorativi hanno la loro significativa importanza nell’influenzare la nostra motivazione, impegno e produttività professionale.

Detto questo e considerata l’importanza e il ruolo che il lavoro occupa nelle nostre vite, come imprenditori, dirigenti, dipendenti e collaboratori a qualsiasi livello, abbiamo il diritto di lavorare in un ambiente di lavoro sano e positivo, che tuteli il nostro benessere fisico ed emotivo e che ci motivi nel perseguimento dei nostri obiettivi personali e professionali, migliorando in questo modo anche la produttività dell’impresa.

Nel prossimo articolo vi suggeriamo alcune efficaci strategie di sopravvivenza, da adottare in attesa di contribuire voi stessi a modificare l’ambiente o cambiare il vostro lavoro, prima che sia lui a cambiare voi.

Tag dell'articolo: formazione

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