Perché si parla di community e open innovation

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In occasione del Rental Business Forum 2022, tra le tante cose, abbiamo avuto modo di riflettere anche su temi come la open innovation, la creazione di valore attraverso il coinvolgimento dei clienti e il superamento del modello produttivo tradizionale.

Sul palco virtuale, il nostro Fabrizio Gramuglio ha introdotto l’argomento con uno speech estremamente efficace, e ora che non abbiamo più il limite dei sette minuti per intervento vale la pena tornare sul tema e ampliare ulteriormente la discussione.

Un nuovo modo di intendere i processi aziendali

Con l’espressione “open innovation” si indica uno scenario produttivo all’interno del quale un’azienda, nei suoi processi di ricerca e innovazione, non fa ricorso unicamente ai suoi asset interni ma si apre anche al contributo attivo di risorse esterne (siano esse clienti, aziende partner o start up appena nate).

L’idea alla base di questo processo è quella di moltiplicare le menti e le competenze al servizio di un progetto, demandando alcune fasi a soggetti esterni, che possono contribuire con una prospettiva e delle idee altrimenti assenti all’interno dell’azienda snellendo al contempo le procedure farraginose e gli interminabili passaggi tra i reparti necessari nei processi produttivi tradizionali.

Sempre più aziende stanno prendendo questa strada, e i modelli di successo da cui trarre qualche esempio non mancano.

Il modello Samsung

Uno dei più noti è quello di Samsung, che ha dedicato ad alcune delle dinamiche tipiche della open innovation quattro diversi reparti con compiti e peculiarità specifiche.

Partnership si occupa delle collaborazioni con altre compagnie, che possono fornire nuove implementazioni per prodotti Samsung già esistenti.

Ventures, invece, è dedicato agli investimenti in start-up appena nate, alle quali viene affidato il compito di sviluppare nuove tecnologie che l’azienda potrebbe sfruttare nel medio-lungo termine.

Accelerators offre ad alcune di queste start-up ambienti e strumenti di livello superiore per accelerare i relativi progetti, con la possibilità di essere acquisite e diventare parte di Samsung a tutti gli effetti.

Acquisitions, infine, si occupa dell’acquisizione di start-up al lavoro su innovazioni che potrebbero diventare particolarmente importanti e strategiche per il futuro della compagnia.

Dinamiche di questo tipo esemplificano come queste collaborazioni siano vitali per entrambe le parti: da un lato, nell’esempio citato Samsung può pescare da un pool di idee e innovazioni ideate da compagnie minori che proprio per la loro natura possono pensare fuori dagli schemi e fornire un valore prima assente.

Dall’altro, start-up agli inizi possono ottenere i finanziamenti e la spinta necessarie per dare il via ai loro progetti e concretizzare quelle che prima potevano essere solamente idee.

Per chi se lo fosse perso, l’intervento completo di Fabrizio Gramuglio sul tema

Tanti possibili approcci

Ma anche distaccandoci da realtà di enormi dimensioni come Samsung, gli approcci possibili sono davvero molti.

Coinvolgere i clienti più fidelizzati nel processo di sviluppo dei prodotti o dei servizi a loro indirizzati non può che fornire al produttore, o a chi offre un servizio di valore, una prospettiva esterna indispensabile – e cioè quella di coloro ai quali il prodotto o il servizio sono indirizzati, che evidentemente più di tutti hanno qualcosa da dire sulla loro esperienza d’uso -, oltre che un contributo coinvolto, attento e interessato.

E perché non affidare a un’azienda partner la produzione di un componente o di un servizio specifico, più legato al suo core business, invece che creare da zero un reparto interno che necessita di maggiori risorse e di introdurre di punto in bianco competenze specifiche prima assenti?

E’ la logica dell’outsourcing più evoluto.

Di fronte alla sempre maggiore complessità degli scenari attuali, pensare di poter fare tutto da soli e di avere già all’interno le soluzioni a tutte le sfide che si presentano ogni giorno rappresenta forse un errore simile all’atto di ùbris dell’epica greca, ossia l’eccesso di orgoglio che porta immancabilmente alla rovina.

Un cambiamento necessario, anche nel noleggio

Le community, siano esse fatte di clienti o di altre aziende del settore, esistono a prescindere dalla nostra volontà, quindi perché non cogliere tutte le opportunità che esse offrono?

L’innovazione procede a ritmi serrati in quasi tutti i settori e, per rimanere al passo e non essere travolti dal cambiamento, è sempre più necessario aprirsi e collaborare con tutte le parti con cui è possibile scambiarsi reciprocamente un valore.

Collaborazioni di questo tipo portano benefici a entrambe le parti: se ognuno fornisce un contributo unico e specifico, il risultato è una somma di valori che non può che essere molto superiore rispetto alla semplice addizione delle singole unità.

Ed è un’apertura che può e deve esserci anche verso l’interno: Anna Di Girolamo, in occasione del secondo Bootcamp di Rental Consulting, ha spiegato in modo eccellente quanto, in questo scenario nuovo e complesso, nelle aziende di noleggio sia ormai superata anche la figura del dipendente-esecutore, e come sia invece necessario avere all’interno persone in grado di gestire autonomamente queste complessità, per dare un contributo attivo alla creazione del valore dell’azienda verso il mercato.

Ogni realtà, piccola o grande che sia, può trovare il modo di moltiplicare il proprio valore e le proprie possibilità sfruttando queste dinamiche. Le sfide della realtà contemporanea richiedono soluzioni sempre nuove e un miglioramento continuo della propria offerta.

Guardare alle proprie community e trarre valore da esse, in questo senso, appare come una delle vie più convenienti ed efficaci per entrare davvero nel noleggio del futuro.

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