Bauma 2019, tanto movimento attorno al noleggio

bauma 2019 video
bauma video

Sono fresco reduce dall’immancabile visita al Bauma. Immancabile è la parola corretta, come sembra debba essere non solo per chi visita (saranno circa 700mila quest’anno, si dice), ma anche per chi espone: per qualcuno una scelta obbligata, per qualcun altro un’incombenza inevitabile, piena di sacrifici e speranze.

Ho incontrato molte persone, espositori, colleghi, addetti ai lavori, uomini e donne di marketing. Scrivo queste impressioni a caldo, con la consapevolezza di non aver elaborato tutto quello che ho sentito e ascoltato, ma anche sapendo che forse, a volte, è più importante il pensiero non filtrato piuttosto che l’analisi formalmente ineccepibile. In fondo, queste spinte contrapposte che portano a pensarla in modo diametralmente opposto, talvolta mediando tra contraddizioni insanabili e in alcuni casi senza nemmeno avere un’opinione precisa, ma osservando il comportamento degli altri, sono un po’ il filo conduttore di ciò che ho ascoltato in questi giorni. Premetto che, per ragioni professionali ma anche fisiche, mi sono limitato per lo più a visitare l’area per me di maggiore interesse, quella esterna (e più vivibile) in cui erano presenti i produttori e i noleggiatori del settore del sollevamento aereo, uno dei focus principali attorno cui ruota il noleggio. Premetto anche che, visitando il resto della manifestazione, ho trovato il noleggio al centro di molte attività e settori, in modo più eclatante e chiaro rispetto al passato. Sia nel movimento terra che nella movimentazione più in generale, mai come ora le aziende stanno strutturando seri progetti di sviluppo e soluzioni per sostenere il noleggio (ecco spiegato il titolo dell’articolo). Sono personalmente molto contento, anche perché saranno gli stessi temi su cui ruoterà il nostro Rental Business Forum del 23 maggio a Milano. Ma torniamo alle considerazioni, che ho suddiviso senza troppo ordine in piccoli temi.

Ne vale davvero la pena?

E’ la domanda che ho posto a tutti i miei interlocutori: siamo sicuri che in questo troppo di tutto non ci stia sfuggendo qualcosa di mano? C’è un reale ritorno a fronte di un investimento così impegnativo sotto ogni punto di vista? E non sono molti quelli che hanno risposto sì con assoluta certezza. Diciamo che si sono aperte alcune crepe che per ora stanno generando più che altro delle perplessità. Poi, ovvio, dipende anche dalle motivazioni che ti hanno spinto a esserci, parlo degli espositori. Se vuoi piazzare degli ordini e li piazzi, allora torni a casa pensando di aver vinto. Se volevi incontrare gente nuova al tuo stand e la incontri davvero, hai vinto comunque. Così è se hai un prodotto nuovo e rivoluzionario da presentare: questa sorta di Oktoberfest delle soluzioni per costruire è ancora la vetrina giusta. Ma hai vinto anche se quello che volevi era fare una festa epocale con i tuoi clienti provenienti da tutto il pianeta (e scoprire un lato di loro che non conoscevi) o se il tuo intento era di far vedere che “ce l’hai sempre duro”, esprimendo il concetto in uno stand che sembra ispirato più a Las Vegas e Coney Island che al mondo delle costruzioni. Se decidi che era giusto esserci, non c’è senno di poi che tenga.

Magari però per poter essere al Bauma, l’anno prima hai dovuto licenziare qualche centinaio di persone; e allora due domande in più me le farei, senza essere per forza dei moralisti. Mi chiederei con quale raziocinio ho fatto e faccio i miei investimenti, più in generale. A qualcuno di questi ho domandato se e in quanto tempo si rientra da un investimento di questo genere. Ovvio, dipende con chi si sta parlando, ma in molti mi hanno detto: assolutamente mai. Sono soldi che devono essere spesi così e bòn, finisce lì, si volta pagina. Sono in tanti a portare la loro azienda e i loro prodotti in questa vetrina planetaria, affrontando sacrifici enormi (per la nuda superficie siamo a 300 euro al metro quadro, poi ci va il resto), macinando centinaia di chilometri ogni giorno per tornare dalla fiera in albergo (che magari sta in Austria) e viceversa, con la speranza che questi otto giorni rappresentino una svolta epocale per l’azienda di cui si è parte. Ho molta stima per chi riesce a fare questi sacrifici e ho imparato a non giudicare mai nessuno a priori.

Mi si nota di più se vengo o se non vengo?

I nostri inviati Pier Angelo Cantù e Maurizio Quaranta”

…Oppure se vengo e me ne sto in disparte, come diceva Nanni Moretti in una delle tante scene meravigliose del suo “Ecce Bombo”. In effetti, al di là delle numerose aziende che per motivi diversi non hanno partecipato e che resteranno per sempre nell’anonimato, qualche nome altisonante ha deliberatamente fatto sapere di aver proprio deciso di non esserci, almeno non con i prodotti. L’assenza di JCB sembra avere a che fare più con la Brexit (riflessione mia personale) che con il mercato delle macchine in sé, dato che Sir Anthony Bamford – membro vitalizio della Camera dei Lord come Barone Bamford di Daylesford nella Contea di Gloucestershire e di Wootton nella Contea di Staffordshireporta avanti coerentemente la medesima battaglia a Westminster. Salvo però investire – pensiamo non poco – nella distribuzione capillare di vistose borse gialle con il logo bene in evidenza, rientrando nella kermesse dalla finestra. “Lo fanno perché hanno le palle o perché non le hanno?” mi ha chiesto un amico… Dove ci sono contraddizioni evidenti non c’è mai una risposta certa: dipende da quale lato si guarda. Anche Haulotte, altro nome in vista del sollevamento, non aveva un proprio stand (e nemmeno le borse), e chissà quanti player ancora. Il bello del Bauma è che fai brutta figura se vieni “sotto mentite spoglie”, come invece non succede altrove (spesso in Italia). Quando cioè non si ha il coraggio di metterci la faccia e allora ci si va per vie traverse. Qui o ci sei o non ci sei (o riesci a dissimulare bene questa dicotomia). Il carisma di una manifestazione e la testa alta degli espositori passano anche da qui.

Si è visto qualcosa di interessante?

Sinceramente sì: qualche prodotto azzeccato c’era; poi però molta confusione, qualcosa di riciclato, l’inevitabile ciarpame e una diffusa densità, un po’ eccessiva, nel rapporto tra le macchine presenti e lo spazio disponibile agli stand, quindi la fatica nel decifrare cosa era stato portato. Una densità ancora più complicata da affrontare è stata quella della folla, specialmente nel distretto Liebherr, Volvo, Cat, Zeppelin e dintorni, nonostante il tempo spesso uggioso, ma anche quella della mattina sulle linee della metro: quasi una moderna riedizione del biblico passaggio degli israeliti nel Mar Rosso, senza però un Mosè capace di aprire le acque e creare un varco per transitare umanamente. La domanda è: in questo troppo di tutto – troppi espositori, troppi visitatori, troppo spazio, troppe cose da guardare – non c’è paradossalmente il rischio concreto che alla fine non si riesca a vedere più niente? Che si siano fatti sacrifici ingenti e si resti comunque nell’anonimato?

Infine, molti, moltissimi italiani in visita, gente di un certo livello che riesce a fare molte cose contemporaneamente: osservare i prodotti esposti, incontrare persone già viste altrove, forse proprio all’ultimo open day sottocasa, mobilitare le cucine e i catering di mezzo Bauma e valutare con la stessa competente perizia l’ultimo escavatore ecocompatibile e la standista che porta i caffè, tra un sorriso e un sospiro. A dire il vero, salvo rari casi, sono le persone più simpatiche da incontrare a una manifestazione bulimica come questa, perché in fondo sanno come renderla vivibile. Anche perché è facile percepirne la presenza, dato il tono di voce con cui commentano tutto, mentre ti passano a fianco col loro carico di borse, depliant, bicchieri di birra e soddisfazione a priori.

Tag dell'articolo: Bauma

Newsletter - RentalBlog

Iscriviti Qui alla Nostra Newsletter

Ricevi tutti i nostri aggiornamenti esclusivi sul mondo del noleggio

ARTICOLI CORRELATI

Rimaniamo in contatto!

Iscriviti alla newsletter per non perdere i nostri aggiornamenti.

Marketing a cura di