Torno su un argomento che mi sta a cuore, quello del “soldato rental” già trattato a dicembre del 2012.
I curriculum di lavoro che riceviamo, e che solo in pochissimi fortunati casi riusciamo a girare ad aziende interessate (un numero sempre più esiguo), oltre che a delineare competenze specifiche che difficilmente potrebbero essere insegnate a un seminario formativo, in quanto spesso incarnano vere e proprie evoluzioni di competenze autocostruite e sviluppate, raccontano soprattutto storie. E lo spunto mi viene proprio dall’importanza di una bella storia, quando è così potente che “volando veloce di bocca in bocca” riesce a cambiare il corso di un destino negativo già quasi ineluttabilmente segnato.
La scorsa settimana sono venuto a sapere, quasi casualmente, che il triste epilogo della vicenda professionale di un importante imprenditore della distribuzione di materiali edili del nord Italia (costretto a portare i libri in tribunale) è stato almeno in parte controbilanciato dalla più felice vicenda del suo “soldatino rental”. Un ragazzo bravo e competente (nel senso fordiano del termine) che, lavorando talmente bene in tutti questi anni nel reparto noleggio di questa azienda, è riuscito a generare un passaparola territoriale tale da procurargli subito una nuova offerta di lavoro, perfino quasi costruita ad hoc sulle sue caratteristiche professionali e umane.
I suoi clienti, non hanno fatto altro che raccontare in giro, in ogni occasione, quanto costui ha fatto per loro: soluzioni che non conoscevano, geniali interventi risolutivi, un’onestà e una disponibilità senza eguali, mostrandosi dispiaciuti per la perdita del suo lavoro. Loro avevano guadagnato soldi e tempo grazie ai consigli che dava loro e alla sua professionalità nel risolvere col noleggio i loro problemi. E non hanno fatto altro che raccontarlo, generando però una eco incredibile, giunta infine alle orecchie giuste.
Tornerò ancora sul tema dello storytelling e di tutte le sue sfaccettature. Per ora mi fermo qui, anche per non sporcare questa bella storia a lieto fine. Ho avuto Marco (nome fittizio che darò a questo bravo “soldato rental”) in aula qualche anno fa: pur essendo già molto competente e cosciente del suo compito, mostrava una fame incredibile di voler imparare ancora di più.
Mi piace perciò pensare che, in un settore in cui molte competenze si disperdono per via delle tante, troppe aziende che chiudono e in un momento in cui è in atto una fuga di cervelli dal noleggio verso altre attività, tale da generare un impoverimento di tutto il settore stesso, i soldati più bravi riescono ancora a salvarsi e a rimanere in questa trincea, combattendo ancora per la diffusione del verbo.
Complimenti al soldato Rental. Io lo promuoverei almeno a sergente.
Dimostrazione che investendo sulla propria formazione e con sacrifici , ci sono ancora medaglie da raccogliere. E non al valore. Onore anche all’azienda che lo ha cresciuto, seppure sofferente nella situazione attuale dell’edilizia. Il noleggio come servizio, soppravvive alla vendita e resiste nella battaglia. Forza soldato Marco. Arrivano i rinforzi.