Nel corso dell’osservatorio “Sharing Economy: dal possesso all’accesso” promosso dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano di lunedì 26 marzo, sono stati presentati i risultati di una rilevazione che evidenzia come il consumo condiviso si stia espandendo sul mercato italiano ed europeo. Sono infatti 195 le startup innovative, identificate a livello continentale, della Sharing Economy, e sono state capaci di raccogliere 4 miliardi di dollari di investimenti. Tra queste, si segnalano 26 realtà italiane.
Si tratta di un processo evolutivo naturale basato sulla diffusione delle tecnologie e di importanti cambiamenti nella società e nell’economia che invita a riflettere su come queste forme di produzione e distribuzione prefigurino un modello di capitalismo ‘diverso’ da quello entro cui siamo cresciuti.
“Il fenomeno della “Sharing e Peer2Peer (P2P) Economy” sta progressivamente modificando il nostro sistema socioeconomico — afferma Alessandro Perego, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano — portando innovazione e mutui benefici alle parti coinvolte: chi offre, condivide per far fruttare le risorse scarsamente utilizzate; chi utilizza, aggira i costi che derivano del possesso del bene tramite un pagamento a consumo. Questo scambio è abilitato dalle tecnologie digitali, in grado di mettere in contatto domanda e offerta e di garantire l’accesso al bene a chi utilizza, sollevandolo dall’onerosità del possesso”.
Non solo giovani
Se è vero che le Startup sono le più interessate dai mutamenti dell’economia condivisa, è vero anche che la Pubblica Amministrazione e le società già strutturate stanno cercando un cambio di paradigma tale che permetta loro di convertire il proprio modello di business.
“È interessante notare come questa transizione verso l’accesso sia parallela alla caduta dei salari e dei redditi della classe media in generale – commenta Fabio Sdogati, professore di Economia Internazionale del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano –. Questa ‘coincidenza’ ci pone il problema di capire se ci sia veramente stato un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, in particolare giovani, dalla proprietà all’accesso, o se non vi sia anche un ruolo dominante della caduta del reddito, presente e futuro atteso; se stiamo veramente assistendo all’avvio di una transizione verso una forma di organizzazione della produzione e della distribuzione della ricchezza diversa da quella in cui siamo immersi da oltre duecento anni”.
Sempre più ci stiamo spostando verso quella che Rifkin, quasi vent’anni fa ormai, chiamava “era dell’accesso”, ovvero il passaggio da un’economia dominata dal mercato e dal presupposto del possesso del bene, verso un’economia sostenuta dalla condivisione, dalla cultura e dalle relazioni.
Un’apertura basilare che l’imprenditore e il noleggiatore più oculato saprà non farsi sfuggire.