Come riporta questo articolo del sito macitynet.it
Spotify presto potrebbe diventare il primo servizio digitale in Europa, superando nel Vecchio Continente in termini di fatturato anche iTunes. Almeno questo è quello che sostiene Kevin Brown, responsabile dei rapporti dell’azienda con le etichette musicali.
I fattori alla base del possibile sorpasso sono due: la crescita del servizio nel Regno Unito e le partnership con le compagnie telefoniche.
Solo nel mercato britannico (che comunque è uno dei più importanti per Spotify, dopo la Svezia), il servizio avrebbe infatti registrato circa un milione di nuovi abbonati, grazie alle partnership con il Sunday Times e Vodafone.
La partnership con quest’ultima vale peraltro anche nel nostro Paese: è possibile ottenere un abbonamento Spotify premium al prezzo di 6.99 euro al mese invece di 9.99, con addebito diretto sul credito residuo.
Secondo Brown Spotify dovrebbe quindi essere vicina al traguardo dei 10 milioni di abbonati.
La notizia è particolarmente rilevante in un mercato, quello dell’acquisto legale di musica, che iTunes ha praticamente quasi creato dal nulla.
Anche se, come anche Macitynet fa notare, le affermazioni di Brown devono essere verificate alla prova dei fatti, è chiaro che lo streaming della musica, al contrario dell’acquisto e download dei file, è il modello più attraente in questi ultimi mesi.
La stessa Apple ha provato, finora senza successo, a lanciare il suo servizio in streaming chiamato iTunes Radio (non disponibile in Italia, a differenza di Spotify) e sta apparentemente cercando nuove soluzioni in questa direzione.
Una sembrerebbe l’accordo con Beats, il produttore di cuffie e accessori stereo fondato da due big della musica (il produttore Jimmy Iovine e l’artista hip hip Dr Dre). Più che ai prodotti hardware, sicuramente di moda ma poco adatti all’immagine di Apple, l’acquisizione porterà all’azienda di Cupertino sia i contatti giusti con le case discografiche, sia un servizio di streaming (Beats Music) di qualità eccezionale sul fronte della segnalazione dei brani da ascoltare, basato su algoritmi che secondo gli utenti non hanno rivali nel settore.
Resta sempre da valutare la reale fattibilità economica dello streaming come modello di business, non solo per Apple ma anche per le case discografiche e gli artisti.
Come spesso capita ultimamente nel mondo del consumo condiviso, è infatti difficile trovare il giusto bilanciamento tra i vantaggi offerti a tutti gli operatori del mercato. Anche gli artisti, come i tassisti con Uber, si sentono sfruttati da sistemi non abbastanza remunerativi dal loro punto di vista.
Una possibile soluzione, che però porterà allo stravolgimento totale dei modelli di business del settore, sarà la cessione agli artisti non di maggiori royalties, ma dei dati sullo streaming delle canzoni e sui gusti degli utenti. Artisti come Lady Gaga o Justin Bieber, che basano il loro modello di business non tanto sulla vendita di canzoni e album, ma sui tour, i biglietti, il merchandising, potranno aggiustare ancora meglio le proprie politiche di marketing.
Ma a quel punto che cosa se ne faranno delle case discografiche?