La scorsa settimana abbiamo parlato dei tre modelli di business con cui si possono organizzare i servizi localizzati: l’offerta di servizi informativi, la presenza di un intermediario che mette in contatto la domanda con l’offerta di servizi, trattenendo una percentuale, e l’intermediazione delle offerte speciali di attività locali. Abbiamo anche visto che, all’interno del secondo, rientrano i sistemi basati sul consumo condiviso, o consumo collaborativo.
Quali sono gli elementi economici alla base di questi servizi? Quali e requisiti che, in ultima analisi, ne determineranno il successo o il fallimento nei prossimi anni? Vediamoli insieme.
La forza della rete…
La forza di tutti questi sistemi risiede nella loro capacità di creare vaste reti di utenti e di fornitori. Più persone o aziende aderiscono, maggiore è la forza attrattiva per altre, il che crea un circolo virtuoso che si rafforza da solo. Questo tra l’altro vincola gli aderenti a restare nel servizio: nel momento in cui un ristorante aderisce a Opentable, un tassista a Uber o un privato a Airbnb, ha pochi incentivi a passare a un altro servizio concorrente e rischiare di trovarsi con doppie prenotazioni.
Per queste economie di rete i servizi locali funzionano meglio nelle grandi città, dove ci sono forte domanda e offerta per questi servizi. San Francisco è un punto di partenza per molti, perché oltre a essere una grande città, gode anche della presenza di molti smanettoni appassionati di tecnologia, pronti a provare nuovi servizi.
Oltre a fornire un indubbio vantaggio in termini di aumento della platea di potenziali clienti (se si raggiungono le economie di rete viste sopra) i servizi locali possono procurare alle aziende o ai privati fornitori altri vantaggi, primo fra tutti la grande quantità di dati sull’utilizzo del servizio.
I tassisti che aderiscono ad Hailo, ad esempio, ottengono un riepilogo giornaliero dei loro viaggi e delle tariffe applicate, da cui possono capire meglio dove e quando ottengono ricavi maggiori. I ristoratori che usano Opentable possono capire chi sono i clienti che ritornano spesso, e magari approfittarne per trattarli meglio e fidelizzarli ulteriormente.
… e i rischi per la loro sopravvivenza
La raccolta di dati sull’uso dei servizi è poi fondamentale nei sistemi di consumo condiviso, perché quando ci sono di mezzo i singoli privati viene a mancare il valore di un marchio. Ecco perché quasi tutti i sistemi di consumo collaborativo prevedono la possibilità che chi domanda e chi offre i servizi si possano valutare a vicenda, costruendosi una reputazione. Airbnb offre anche la possibilità, accedendo tramite Facebook, di trovare offerte di alloggio di amici, amici di amici o persone raccomandate dagli amici.
Oltre alla necessità di creare fiducia nei servizi, l’altro rischio fondamentale per queste iniziative è la concorrenza dei sistemi già esistenti. I concorrenti, ma anche i politici e le leggi locali, possono mettere i bastoni tra le ruote di questi servizi. A New York e a Washington Uber ha trovato ad esempio una forte ostilità da parte dei tassisti locali: quando il Comune ha proposto una tariffa minima che era il quintuplo di quella dei taxi tradizionali, Uber ha organizzato una pronta campagna di protesta mediatica online, ottenendo che la proposta venisse ritirata.
C’è poi concorrenza tra gli stessi servizi localizzati: BlablaCar si è espanso dalla Francia all’Inghilterra, all’Italia e alla Spagna, ma la Germania è fortemente controllata da Carpooling.com, che anzi ha mire di espansione negli USA. Alcuni per questo hanno deciso di acquisire i concorrenti, come ha fatto Airbnb, che in Inghilterra si è comprata il rivale Crashpadder, e OpenTable, che ha acquisito Toptable.
A questo, da ultimo, si aggiungono i rischi di competizione da parte dei giganti del web: Facebook, oltre a un miliardo di utenti, annovera già 7 milioni di pagine di piccole aziende, che spesso sono la loro unica presenza online. Facebook integra già un potentissimo sistema di valutazione delle offerte (il suo famoso “mi piace”). E Google, che non fa mistero della volontà di voler catalogare tutto lo scibile umano, ha testato un servizio di ricerca taxi nelle grandi città e comprato già due siti di informazioni turistiche e di valutazione di ristoranti. Ci vorrebbe poco, insomma, perché questi due giganti i buttassero nel settore dei servizi localizzati, organizzando il proprio sistema di car sharing o arruolando i ristoranti in un nuovo sistema di prenotazione online.